Capitolo 8
Il prezzo dei propri errori.
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Yoongi ormai colto dal panico più totale alla scomparsa di Jungkook, di cui non aveva notizie da quella mattina quando si erano lasciati davanti al locale, continuava a strisciare gli stivali sul cemento sconnesso di quel seminterrato ripercorrendo gli stessi due metri avanti e indietro, senza sosta. Non era neppure rientrato a dormire. «Dove cazzo si è cacciato quell'idiota?!» Gridò avendo ormai raggiunto il picco massimo della frustrazione. «Dio, fra dieci minuti deve combattere!» Calciò malamente una delle sedie a ridosso della parete procurando un fracasso che quasi raggiunse i decibel causati dal gridare degli spettatori.Erano quasi le dieci di sera ma di Jungkook non vi era nemmeno l'ombra.
La preoccupazione di Yoongi stava solcando mete mai raggiunte prima, mandando a puttane ogni briciola di raziocinio rimasta. Da quando avevano iniziato quell'avventura al Ground non era mai successo che il moro si tirasse indietro davanti ad un incontro.
Mai.
Senza alcun controllo, nella sua mente iniziarono a vorticare scenari a cui non avrebbe voluto dare credito. Non poteva permettersi di pensare che potesse essere accaduto qualcosa di brutto al suo migliore amico.
Non poteva e non voleva.Jimin, nel tentativo di calmare il suo animo tormentato, gli scosse la spalla attirando la sua attenzione. «Yoongi calmati, provo a scrivere a Taehyung. Magari sono insieme.»
Nella migliore delle ipotesi che si affacciarono dalla mente di Jimin, il suo migliore amico poteva essere l'unico ad aver ad avere qualche informazione sul ragazzo. Taehyung sembrava provare una strana attrazione verso quel moretto tatuato, qualcosa che soltanto una persona arguta quanto lui, e che o conosceva da una vita, avrebbe potuto notare.Staccandosi dalla folla per appartarsi accanto all'entrata, l'unico punto in cui sembrava esserci campo, Jiminie si appoggiò con un fianco al pilastro di cemento armato che delineava il punto in cui avrebbe dovuto esservi una porta.
Digitò velocemente un messaggio, ticchettando con le dita sul tastierino virtuale e premette invio, nella speranza di ricevere una risposta istantanea.
Nell'attesa, gli occhi del biondo perlustrarono l'ambiente circostante riducendosi a due sottili e adorabili fessure così che gradualmente potessero abituarsi alle forti luci dei fari posizionati ai lati del cerchio in cui erano soliti svolgersi i combattimenti.
Anche quella sera il Ground era gremito di persone e Jimin continuava a meravigliarsi di come nessuno avesse mai scoperto l'esistenza di quel genere di Fight Club nonostante quell'affluenza alquanto considerevole.L'adrenalina scorreva veloce e copiosa quanto gocce di sangue da una ferita aperta. Il forte odore di umido e l'afa dovuta all'assenza di finestre rischiavano di fargli mancare il respiro, soffocandoli in modo lento.
Il vibrare del telefono riportò il suo focus sulla realtà e gli fece stringere la presa su di esso.
TaeTae:
Jungkook è con me. Stiamo arrivando.
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'Til our wounds bleed
Romance"𝑆𝑒 𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑣𝑎𝑚𝑜 𝑟𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑟𝑐𝑖, 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑜 𝑝𝑜𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑑𝑢𝑡𝑜." Nella boxe ci sono tre motivi per cui un arbitro può mettere fine ad un incontro: quando stabilisce che uno dei due...