Marichat- istinti felini

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ATTENZIONE: questa è un po' più violenta, ma non di molto, potete provare a capire guardando l'immagine.

Autrice's pov

Correva a più non posso, la pioggia non permetteva di vedere oltre 3 metri dal proprio naso, ma non le importava.

Era da ormai troppo tempo che Chat Noir si comportava così, sembrava quasi...

Un gatto. Uno vero.

Solitamente scherzava su questa cosa, ma a quanto pare era reale. Chi lo avrebbe mai detto?

M: CHAAAAAT!!!!

Urlava a perdifiato, le lacrime scendevano lungo le guance e si mescolavano alla pioggia.
Il cielo era scuro, le nuvole erano fitte, il suo cuore rischiava di abbandonarla per via del freddo.

Si accasciò a terra, la testa iniziò a girarle, l'ultima cosa che fece fu urlare il suo nome: CHAT!

Svenne.

Si risvegliò, non era in strada ma sul suo letto, nella sua camera.

"Come ci sono finita qui?" Pensò.

I ricordi erano confusi, molto confusi.

Sentì il fiato di qualcuno sul collo, era pronta al peggio.

Chi poteva essere? Un ladro? Un assassino? Un maniaco qualunque? Oppure... lui?

La persona iniziò a baciarle il collo, dandole dei morsetti. Quei morsi però erano strani, i denti non erano totalmente piatti, sembravano appuntiti all'esterno.

Capì.

Si voltò e lo baciò con trasporto. Il suo gattino era lì, accanto a lei, e la desiderava.
Le loro labbra erano fin troppo in sintonia.

Si staccarono e si guardarono negli occhi.

M: temevo di non rivederti più amore mio

Chat ringhiò, mostrandole i denti e facendola allontanare leggermente. Non avrebbe voluto farle del male, non sapeva nemmeno lui cosa gli stesse succedendo.

M: Chat, sono qui! Non avere paura ti prego, guardami!

L'eroe la guardò, una lacrima scese dal volto di entrambi e lui gliel'asciugò. Sorrise, stavolta senza mostrare i canini, non voleva spaventarla.
Le si avvicinò di più, e quando i loro visi furono a pochi millimetri di distanza le si fiondò sulle labbra, ringhiando in contemporanea.

Marinette si spaventò e tentò di staccarsi, invano. Era molto più forte di lei. Mormorò tra le labbra il suo nome, cercando di allontanarlo ancora, ma nulla.
Ottenne l'effetto opposto; lui inserì la lingua e la mosse all'interno della bocca di lei, desiderando di condurre quella danza.

La fece sdraiare sotto di lui e la spogliò velocemente, graffiandole la schiena con gli artigli; peccato che, da quei graffi, iniziò a fuoriuscire del sangue.

Il suo cuore batteva tremendamente forte, lasciava che il suo istinto lo guidasse senza ragionare.

Stava rischiando seriamente di distruggerla. Abbassò il campanellino della tuta e la tolse totalmente, mostrandole la sua erezione, perfettamente eretta e pronta ad essere accolta nel suo corpo.

Niente preliminari. Niente tocchi, solo sesso puro, il profumo dei loro corpi mischiato a quelle gocce di sangue sulla schiena della ragazza.

La penetrò senza pensarci, le pupille ridotte a due fessure, non era lui. Nom era il suo Chat Noir. Era un animale. La teneva bloccata, le gambe divaricate e con le mani le tratteneva saldamente i polsi sopra la testa, beandosi di quella visione paradisiaca.

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