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Come previsto, Jimin venne totalmente bloccato nel traffico, e ci mise circa venti minuti per tornare a casa, cosa che lo rese di dieci minuti in ritardo, e ciò lo rese a sua volta nervoso, perché Yoongi era una persona estremamente puntuale, e detestava i ritardi.

Aveva avvisato, certo, ma ci teneva ad essere in orario con il maggiore. Ironicamente gli sembrava di essere tornato a quasi dieci anni prima, quando si preparava circa tre ore prima dei loro appuntamenti, solo per fare colpo sull'alfa evitando ritardi indesiderati.

Che bella era stata la loro adolescenza.

Ogni volta che ci ripensava il suo cuore faceva un tuffo.

Senza nemmeno rendersene conto, arrivò davanti all'entrata del parcheggio sotterraneo del palazzo dove abitava, e dunque ci entrò, lasciando lì la macchina, dopo aver recuperato la sua borsa e le poche cose che aveva portato con sé, ossia la cartella clinica e un basco nero, che si mise in testa.

Salì sull'ascensore, rispondendo molto velocemente ai messaggi dei suoi miglior amici, solo per tranquillizzarli, e avvisò Taehyung del fatto che Yoongi fosse arrivato, solo per spiegargli il perché avrebbe potuto non rispondergli per un po', molto probabilmente.

E dopo circa cinquanta piani, arrivò nell'ultimo, ossia il suo. Aperte le porte dell'ascensore, la prima cosa che notò fu proprio Haesoo, nel passeggino guidato da Yoongi, fermo davanti alla porta d'entrata dell'appartamento dell'omega, il quale si diresse sorridente verso il figlio, abbassandosi sulle ginocchia e mollandogli un dolce bacio sulla guancia: «Patato, mi sei mancato così tanto in questi tre giorni».

Haesoo emise un suono divertito, pieno di gioia, e agitò le manine paffutelle in aria, per poi toccare i capelli biondi del padre, simili ai propri, cosa che fece ridacchiare il modello, il quale, alla fine, portò lo sguardo su Yoongi, beccandolo intento a sorridere leggermente.

Arrossì in modo involontario.
Poi, però, si forzò a ricordare che il maggiore non stava sorridendo a lui, né tantomeno per lui, e quindi si impose la nuova maschera di impassibilità.

«Hey, scusa se ho fatto tardi ma c'era un traffico assurdo oggi» disse subito Jimin, mentre l'altro scosse la testa «Non ti preoccupare, noi siamo arrivati da nemmeno cinque minuti».

Ci fu un secondo di silenzio imbarazzante, così l'omega si decise ad aprire la porta di casa, facendo entrare anche gli altri due alle proprie spalle, e la prima cosa che fece, dopo essersi tolto le scarpe ovviamente, fu fare la stessa cosa con il cappello e gli occhiali da sole, in modo da rimanere senza alcun peso di troppo, il tutto sotto lo sguardo di Yoongi.

«Uhm, non stare lì fermo, mi metti ansia» ridacchiò Jimin, per cercare di smorzare la tensione nella stanza «Mettiti comodo, io vado un attimo a cambiarmi, il patato viene con me» disse solo questo prima di prendere il bimbo in braccio, sparendo al piano si sopra assieme a lui.

Yoongi rimase dunque da solo, seduto du quel comodo, quanto lussuoso e raffinato, divano. Non era mai stato molto a lungo nell'appartamento di Jimin, o almeno non si era mai soffermato a osservarlo nel dettaglio: non aveva mai notato le cornici appese al muro di fianco all'entrata.

C'erano davvero tante foto.

Riconosceva i volti di Taehyung, in varie fasi della sua vita, c'erano anche Jungkook ed Eunji, in delle foto assieme al proprietario di casa; e poi Haesoo, era ovunque ormai, in alcune da solo, in altre con Jimin, in altre ancora con il cuginetto di cinque anni.

Era chiaro che il biondo avesse sviluppato un rapporto molto stretto con il figlio, sarebbe stato impossibile per Yoongi non notarlo.

Spostò la sua attenzione a un'altra parte della stanza, ossia le grandi vetrate che davano sull'ampio terrazzo, con una vista a dir poco stupenda di tutta la città illuminata.

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora