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Le crisi depressive erano fenomeni estremamente particolari, complessi e differenti per ognuno.

C'erano persone dalla vita complessa che cadevano in queste trappole della vita, persone dalla vita felicissima, persone che si definivano una media tra quelle due.
Non era una cosa metodica, succedeva e basta.

Non c'erano requisiti precisi, non bisognava avere una vita devastante per stare male.
Spesso, però, un trauma poteva comportare a una conseguenza del genere, e beh, per Taehyung era stato esattamente così.

L'aborto lo aveva distrutto, demolito dentro: era stato come se avesse ucciso il suo stesso figlio.

Tutti gli avevano detto non fosse così, per primi i medici, i quali avevano ipotizzato si potesse trattare anche di un aborto spontaneo, indipendente dalla caduta; poi Jungkook, il quale a sua volta si colpevolizzava per una cosa che, ancora, non era colpa sua.

E infine l'analista, che continuava a cercare di aiutarlo, a provare a far sì che potesse uscire da quel momento di totale buio nella sua vita.
Pian piano notava passi avanti, a rilento, ma comunque c'erano.

Si alzava sempre un po' più prima la mattina, con sempre un po' più voglia di fare qualcosa: nei giorni buoni sorrideva e scherzava, quasi come se non fosse accaduto nulla. Ma in quelli cattivi era intrattabile, non voleva uscire dal letto, non riusciva ad uscire dal letto. Non riusciva a mangiare, non riusciva a dare un bacio a Jungkook o a Eunji solo per la voglia di farlo.

E, diavolo, come si sentiva in colpa per quello.

Tuttavia sentiva che il tutto stesse per cambiare, lo sentiva dentro: avrebbe superato quell'evento traumatico nel migliore dei modi, e come non avrebbe potuto, con un marito e un figlio così comprensivo e innamorato?

Voleva superarlo per loro, voleva stare bene per loro.

Entrò in casa con quel pensiero, con un quasi sorriso in volto; forse avrebbe potuto fare qualche coccola a Jungkook, o meglio ancora, sarebbe riuscito a fargli una sorpresa sotto le coperte, dopo tutto quel tempo in cui non ci era riuscito.

Era stato un bene però: l'analista gli aveva chiaramente spiegato di star attento a non adottare comportamenti sostitutivi ai sensi di colpa, comportamenti che, con il tempo, sarebbero potuti sbocciare in dipendenze.

Sentire anche il solo odore di casa, gli faceva davvero bene alla mente, si sentiva protetto, ma anche vulnerabile, in un senso buono però.

Si sentiva talmente euforico da voler anche andare a prendere Eunji all'asilo, di lì a poche ore, cosa che, negli ultimi tempi, non aveva fatto spesso, affatto.
Quando però si richiuse la porta alle spalle, non sentì nessuno accoglierlo come sempre, e la cosa era parecchio strana: che Jungkook fosse uscito?

La spesa l'avevano fatta il giorno prima, e il minore non sarebbe dovuto andare a lavorare fino alla settimana dopo, poiché lo stava facendo da casa in quel momento.

Magari non l'aveva sentito entrare, forse aveva gli auricolari nelle orecchie, con la musica troppo alta, cosa tipica dell'alfa; ma appena avanzò verso la cucina, proprio per cercare il marito, trovò una sorpresa ad attenderlo, una sorpresa, per definizione, inaspettata.

Una sorpresa che non avrebbe voluto, come sì.

Jimin.

Tutti i buoni propositi della giornata, svanirono in un secondo, rimpiazzati da un'ondata fin troppo energica di rabbia, repressa, davvero molto repressa.

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora