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Jimin era una persona molto passionale, per lui l'amore era effettivamente la forza motrice di tutto il mondo a lui circostante, o almeno della sua persona.

Certo, nella sua adolescenza aveva avuto moltissime occasioni per divertirsi, per venire coinvolto in vortici tanto passionali quanto brevi, storie da poco, divertimento e nulla di più.

Ma quando aveva incontrato Yoongi, beh, tutto era semplicemente cambiato, in un modo o nell'altro era stato tutto stravolto da quei due occhi scuri, quasi neri. Gli stessi occhi che stava guardando in quel momento, con un macigno indescrivibilmente pesante sul petto.

Yoongi lo odiava.

Yoongi non lo amava più.

Doveva ammetterlo: aveva fatto più male di un pugno allo stomaco sentigli dire quelle parole, in quel modo poi, tanto severo che non se la sentì nemmeno di provare a ribattere.

Amava ancora Yoongi?

Infinitamente, molto più di quanto amasse se stesso, ma esattamente come amava Haesoo, loro figlio. Anche solo pensarci a volte faceva quasi impressione: l'avevano creato loro, loro e il loro amore avevano dato origine a quella splendida creatura dai capelli del colore del grano.

Avrebbe amato avere una famiglia felice e serena, tutti e tre assieme, oltre che al cagnolino che Yoongi aveva adottato, cagnolino che ormai si era abituato alla presenza di Jimin, o quasi.
Eppure aveva rinunciato a tutto, spontaneamente fra l'altro: era decisamente la cosa di cui più si pentiva, a pensarci.

Ma aveva comunque avuto una sola e unica speranza, per tutto quel tempo. Aveva sperato che Yoongi potesse ancora amarlo, una volta tornato. Tuttavia, apparentemente così non era stato, e sentirselo dire praticamente in faccia fece un male cane, molto più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Se ne stava lì, con gli occhi luci, ancora con tracce di glitter del trucco del servizio fotografico, concluso poco prima; guardava Yoongi, lo guardava fisso in quelle due perle nere e profonde.

Erano entrambi due statue di marmo.
Il più grande per l'essersi reso conto delle parole pronunciate, l'altro invece per l'essersele sentite dire.

Fu proprio Taehyung a parlare per primo, subito pronto per andare in soccorso del migliore amico, esattamente fisso in entrata: «Jimin-».

«N-no, va tutto bene Tae, sto bene» sussurrò, con le lacrime che avevano iniziato a sgorgargli giù dagli occhi, come gocce di pioggia invernale, tanto congelate da farlo rabbrividire.

Il modello avanzò nella stanza, ignorando totalmente il compagno, fino ad arrivare dove c'era il passeggino contenente Haesoo, che alla vista del padre sorrise ancora, nonostante avesse percepito ci fosse qualcosa di sbagliato.

«Ma ciao amore mio, divertito con il papà e lo zio Tae?» esclamò con tono contento, nonostante le lacrime che ancora scendevano dai suoi occhi, il tutto sotto gli sguardi sconvolti e preoccupati degli altri due nella stanza.

Haesoo, nelle braccia del padre, iniziò ad emettere versetti divertiti.
Tuttavia, il modello poi si alzò, lasciando che l'altro omega lo prendesse in braccio, così da poter salire le scale e cambiarsi.

«Adesso stiamo un po' qui con lo zio, io torno subito, va bene?» si rivolse poi a Taehyung, che annuì stranito, afferrando il bambino saldamente.

Fu questione di secondi perché il biondo si diresse effettivamente verso le scale, ma non prima di aver rivolto delle parole anche a Yoongi, parole fredde, ma in qualche modo identiche a quelle di sempre: «Salutami tutti, e passa una bella serata, Hyung».

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora