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Erano ormai passati tre sei giorni da quel pomeriggio caotico nel quale Jimin si era fatto forza e aveva affrontato il compagno, o almeno ci aveva provato.

Ne era uscito sconfitto, totalmente.

Aveva passato quei giorni a piangere, nell'appartamento in centro che aveva affittato una volta tornato a Seoul: aveva una vista mozzafiato, questo era poco ma sicuro.
Ma allora perché si sentiva sempre così vuoto ogni volta che osservava la città dalla torre di cristallo? Non lo sapeva, non lo capiva.
O forse non voleva capirlo.

Era stato duro il periodo passato a Parigi, dal punto di vista fisico: era legato a Yoongi, una distanza così grande aveva comportato di certo malori per entrambi, sopratutto per i primi tempi.

Jimin aveva perso il conto di tutte le volte in cui aveva vomitato dal dolore che gli aveva attanagliato la testa, ho ancora peggio, lo stomaco.
Era stato peggio di quando aspettava Haesoo, molto peggio: decisamente peggio.

Haesoo...

L'aveva osservato, mentre Hoseok lo teneva tra le sue braccia, l'aveva visto bene: era cresciuto, era davvero bello, aveva i suoi stessi capelli biondi, ma gli occhi erano identici a quelli di Yoongi.

Yoongi...

Rivederlo era stata una boccata d'acqua gelida, non fresca, ma gelida. Era bellissimo come sempre, ma con qualcosa in più, forse un accenno di maturità in più?
Una cosa la doveva dire però: lo aveva visto innamorato, oltre ogni maniera, ma non in modo romantico. Si trattava di un amore genitoriale sconfinato, un sentimento che, in quanto fuggitivo, Jimin sapeva di non aver mai provato, e dubitava avrebbe anche potuto.

Aveva rovinato tutto, poco ma sicuro.

E non solo con Yoongi, ma con i propri genitori, con i genitori dell'alfa, con i propri amici... forse solo con Christine e con suo fratello le cose erano rimaste come prima.

Entrambi infatti aveva sostenuto Jimin, non per quanto riguardasse la fuga, ovviamente no, ma per ciò che avvenne dopo, ossia i sensi di colpa, tanti sensi di colpa, tantissimi.

Proprio a causa di quei sensi di colpa, si asciugò velocemente le lacrime sulle guance depositate, per poi infilarsi dei vestiti che fossero abbastanza caldi ma allo stesso tempo freschi: e si chiuse la porta d'entrata alle spalle. 

Doveva vedere qualcuno che -di certo- non poteva aspettare, non se lo meritava proprio.

Infatti montò in macchina con una velocità assurda, senza nemmeno preoccuparsi di indossare un capello o degli occhiali da sole, così da camuffarsi per non farsi riconoscere: non aveva voglia di farsi fermare da qualche fan in quelle condizioni.

Aveva pianto per ore, giorni, settimane, aveva bisogno di chiarire tutte le questioni lasciate in sospeso: Yoongi non lo voleva più vedere, andava bene, lo avrebbe accettato, forse, ma non altrettanto facilmente avrebbe accettato il non poter vedere Haesoo, quello assolutamente no.

Perché se Yoongi non provava più nulla -se non disgusto- nei suoi confronti, Haesoo era pur sempre suo figlio, e voleva almeno provare a fargli da padre, anche se mai sarebbe stato all'altezza dell'alfa.

Lo sapeva bene, lo poteva accettare.

Con Seokjin e Namjoon ci avrebbe provato un giorno, anche se in realtà i due non provavano risentimento verso l'omega, solo confusione: non avevano proprio capito perché fosse fuggito.

Con Hoseok sarebbe stato forse più difficile, mai sarebbe andato contro ciò che faceva stare bene Yoongi, e beh, peccato Jimin non fosse tra queste cose: non sapeva proprio come comportarsi.

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora