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Parigi era bella di notte, una visione spettacolare per gli occhi: tante luci brillanti, tantissimi puntini luccicanti, alcuni sui toni del bianco, altri più gialli e rossi, alcuni persino blu e verdi.

Parigi era colorata, ma allo stesso tempo in bianco e nero, elegante.
Parigi era felice, ma anche estremamente malinconica.

Parigi significava tanto per Jimin: felicità, appunto, in nome di quel viaggio favoloso che avevano fatto lui e Yoongi anni addietro, un viaggio perfetto sotto ogni punto di vista. Nostalgia per lo stesso motivo, poiché quei tempi gli mancavano tanto.

Chissà perché era fuggito, se lo chiedeva ogni secondo da quando aveva lasciato Seoul, non riusciva davvero a ricordarsi il motivo per il quale aveva deciso di prendere un biglietto aereo e scappare così lontano.

Tuttavia, ogni qualvolta andava su Twitter, e più precisamente sul profilo del compagno, la risposta gli si palesava davanti ogni singola volta: il modo in cui Yoongi guardava Haesoo, e il modo in cui Haesoo guardava Yoongi.

Puro terrore, terrore di venire abbandonato, terrore di venire odiato, terrore di stargli accanto e di essere di troppo.

Povero sciocco, come poteva essere di troppo, quando era lui che aveva fatto sì che tutto quello fosse stato possibile? Era anche grazie a lui se Yoongi era diventato padre.

Eppure la paura non diminuiva mentre aveva le foto di loro due sotto gli occhi. Lo faceva solo una volta sparite, e il modello tornava a chiedersi il perché di quel terrore.

E il circolo ricominciava.

Da mesi ormai andava avanti così, senza mai fermarsi, e non poteva davvero portarsi a volerlo, perché, alla fine, quelle foto erano l'unico modo che aveva per sapere cosa stesse succedendo a Seoul, e, più precisamente, in quella casa che un tempo era stata anche sua.

Era una sensazione strana, sensazione che si rafforzò ancora di più nel suo petto nel momento in cui afferrò la cornice con dentro la foto di lui e Yoongi proprio in quella stessa città, l'unica cosa che, oltre ai vestiti, aveva portato con sé in quella folle avventura.

Incredibile come avesse deciso di abbandonare tutto, tranne che i suoi indumenti e quella foto, non aveva portato assolutamente nulla, nemmeno una singola immagine con uno dei suoi migliori amici, nemmeno una con Taehyung.

Taehyung... non lo sentiva da mesi, chissà come se la stava passando, chissà cosa stava facendo, e chissà il figlio che portava in grembo quando Jimin fuggì com'era. Si domandava spesso se avesse preso da Jungkook o da Taehyung maggiormente. Peccato che la verità fosse molto più dolorosa di come Jimin se la fosse mai potuta immaginare.

Gli mancavano tutti, era inevitabile questo, ma non riusciva davvero a convincersi a prendere un aereo e a tornare, anche perché aveva una paura fottuta di poter essere rigettato, cosa che, in tutta onestà, avrebbe capito perfettamente, solo che non voleva immaginarlo.

Ogni notte, impossibilitato dal dormire per tutta la stressante situazione, usciva sul balcone dell'appartamento che aveva affittato in quei mesi, e si metteva ad osservare la torre illuminata poco distante dalla sua sistemazione, simbolo della città francese tanto amata dal biondo. Pensava, ricordava, e poi piangeva, non sempre però, solo quando riguardava quell'unica foto che si era portato con sé, oh se piangeva.

Gli mancava tanto la sua vita in Corea, però allo stesso tempo non la voleva nemmeno più sognare, era un incubo a volte pensarci, sopratutto pensare a quel periodo precedente alla nascita di Haesoo, dove Yoongi era tornato lo Yoongi di sempre. Era doloroso ogni oltre modo pensarci, per questo non lo faceva più.

Anche quella sera si era messo sul balcone, seduto su una delle sedie posizionate su di esso, dove faceva colazione quasi ogni mattina; la sua intenzione era quella di rilassarsi con l'aria fresca quasi estiva, ma fu una chiamata a interrompere il suo momento di relax, chiamata proveniente dalla Corea, alla quale però risposte subito.

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora