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Cosa aveva fatto ai capelli? Erano più lunghi del solito, meno in ordine.

E gli occhi? Perché sembrava sul punto di piangere? Che diritto aveva di essere sul punto di piangere?! Era stato lui ad abbandonare entrambi, quindi perché stava piangendo?

Avrebbe avuto lui stesso il diritto di piangere, Haesoo per primo, abbandonato ancora prima di poter conoscere il padre.

Ma Jimin? Perché diavolo stava per piangere?!

Rabbia e confusione allo stesso tempo stavano occupando la testa di Yoongi, sempre più sul punto di non ritorno. La verità era che l'aveva superato nell'esatto momento in cui i propri occhi si erano posati sulla figura dai capelli biondi come il grano, il punto di non ritorno.

Non sapeva cosa dire o cosa fare, e nemmeno Jimin lo sapeva, tantomeno Hoseok, con in braccio Haesoo, il quale scoppiò in un pianto disperato dopo nemmeno due minuti, probabilmente a causa di tutta quella tensione che avvertiva nella stanza.

Dunque fu l'ex ballerino a prendere in mano per primo le redini della situazione, cullando il bimbo e iniziando a dirigersi verso le scale: doveva dare l'input perché i due potessero parlarsi.

Non chiarirsi, non urlarsi contro per sfogarsi, ma solo parlarsi, per la prima volta dopo sette mesi.

«Io... vado su, porto Haesoo a dormire un po', cos-»

Il suo mero tentativo venne interrotto però sul nascere dal rapper, già con i nervi a fior di pelle: Jimin era davanti a lui, dopo sette mesi.

«No, tu stai qui, se c'è una persona che deve andarsene, è un'altra» disse con cattiveria, aumentando solo il pianto del bimbo, che poi prese tra le proprie braccia, in modo da cullarlo e calmarlo allo stesso tempo.

Infatti egli iniziò a salire le scale, senza aprir bocca, ma si bloccò nell'esatto momento in cui sentì una voce, una voce ben precisa, una che conosceva bene, ma che non aveva potuto sentire per tanto tempo.

Era identica a prima.

Ma certo, perché sarebbe dovuta cambiare?

«Dove vai?» si azzardò a dire il biondo, pentendosene nell'esatto momento in cui gli occhi gelati del compagno si posarono sulla propria figura, congelata sul divano.

Sembrava così arrabbiato...

«A mettere a letto mio figlio, visto che la tua presenza lo sta infastidendo» usò parole taglienti appositamente: voleva ferire Jimin, tanto quanto il biondo aveva fatto con lui.

Lasciarlo con una banale lettera... era stato davvero un gesto spregevole, secondo Yoongi.

Così il maggiore salì le scale, fino a raggiungere la cameretta di Haesoo, il quale, calmato dal pianto disperato, venne posato nella culla, dove poi venne coperto dal lenzuolo giallo, solo per dargli un senso di sicurezza, non di certo per le temperature.

Il rapper rimase lì, al fianco del bambino, per canticchiargli una ninnananna inventata sul momento, insieme a qualche carezza sui capelli biondi: Jimin era lì.

Non riusciva a concepirla come cosa, dopo mesi si era fatto vedere, senza avvisare nemmeno si era presentato lì, era stato difficile vederlo, sentirlo, percepirlo.
E Haesoo, povero piccolo, lui aveva sentito in prima persona la tensione di tutti; ma aveva percepito anche qualcos'altro, una presenza nuova ma all stesso tempo conosciuta, forse anche più di tutti quelli che gli erano stati accanto fino a quel giorno.

Ma sentiva anche come il padre dai capelli castani si sentisse oppresso, sopraffatto, da quella presenza, tanto che era sul punto di vomitare dalla pressione esercitata in un punto vicino al suo stomaco, non sapeva precisamente dove però.

𝘚𝘦𝘦𝘴𝘢𝘸  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora