Capitolo 8

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MIKU'S POV

Dopo aver fatto dieci giri di corsa e aver mangiato una mela, Kanon mi portò in una piccola arena aperta circondata da colonnine, alcune rotte e altre no. In centro c'era un sasso dall'aria molto resistente.
"Rompi il sasso, riesci a farlo?"
"Credo di sì."
"Sia con un calcio che con un pugno va bene, basta che lo rompi. Puoi usare il Cosmo, ma cerca di incanalarlo nel tuo corpo, deve scorrere in te come se fosse sangue.
"Ehm, ci provo."
"Dopo l'hai rotto là ce ne sono molti altri. Esercitati finché non riesci a farlo con meno forza possibile."
Mi misi di fronte alla pietra e mi concentrai. Avevo sempre visto la mia telecinesi come qualcosa di staccato da me, da attivare quando mi serviva, ma ora era diverso. Dovevo lasciarla libera di fluire, così avrei avuto più forza. La nebbiolina rossa mi circondò, per poi avvolgersi su di me come le spire di un serpente, poi scomparve. Sentii che non se ne era andata, ma che ora era ovunque nel mio corpo. Sferrai un calcio laterale al masso che si ruppe in mille pezzi. Stupita mi raddrizzai, avevo molta più forza di prima.
"Bene, ora fai la stessa cosa con gli altri."
Sospirai e li distrussi uno ad uno, erano molti e non ero ancora in grado di controllare il mio Cosmo così bene. Dopo aver finito mi chinai ansimando per la fatica, era molto più difficile che correre dieci volte per tutte le dodici case. Ma Kanon non mi diede tempo per riposare, dopo dovetti allenarmi a tirare pugni alle colonne e fare un'infinità di esercizi fisici. Alla fine mi fece sedere in mezzo all'arena e fui costretta a sollevare col pensiero tutti i resti di pietra, tenendoli immobili a mezz'aria.
"Bene, ora sollevati anche tu."
"V-va bene."
Rimasi anch'io sospesa in aria mantenendo la concentrazione, una sola distrazione avrei fallito. Dopo essere rimasta così per quella che mi parve un'ora fui libera di riposare per qualche minuto. Non vedevo l'ora di levarmi la maschera e prendere un po' d'aria, ma avrei dovuto aspettare la sera, poi mi venne in mente una cosa.
"Ehm, Kanon? O maestro, come ti dovrei chiamare?"
"Come vuoi, non fa differenza."
"Ok, allora, Kanon. Ieri sera ho parlato con Kenshin e mi ha chiesto di accompagnarlo al paese per comprare da mangiare, posso andare? Così potrò anche vedere com'è e saprei orientarmi meglio."
"Se insisti..."
"Sì, allora vado."
"Va bene, ma fai attenzione e non tornare troppo tardi. Domani si inizia alla stessa ora."
"Certo!"
Mi allontanai per ritornare davanti alla casa dell'Ariete, dove Kenshin già mi aspettava.
"Ehi Miku! Alla fine sei riuscita a venire."
"Sì, menomale. Tu hai finito per oggi?"
"Sì, ho il pomeriggio libero perciò possiamo fare un giro. Seguimi."
Mi affrettai ad allungare il passo e scendemmo i lunghi gradini che portavano dalla casa dell'Ariete a uno spiazzo dove altri apprendisti si stavano allenando. Dopo le arene all'aperto c'erano gli alloggi dei cavalieri di grado minore e delle altre persone che aiutavano con le mansioni al Grande Tempio, pur non essendo combattenti. Superato il gran numero di piccole casette si scendeva dalla collina, infatti tutti gli edifici che fin'ora avevo visto erano costruiti su un'alta collina che dominava il paesaggio. Ai suoi piedi c'era il paese, circondato da prati verdi, e dopo ancora resti di costruzioni antiche che portavano all'esterno.
"Ecco, questo è il paese di Crocus. Non è molto grande, ma ci fornisce tutto quello di cui abbiamo bisogno."
"Come mai hanno deciso di vivere qui? In caso di attacco, rischierebbero molto."
"Alcuni sono parenti di cavalieri, altri lo fanno per devozione verso Atena."
"Capisco."
Mentre parlavamo Kenshin si fermava qua e là per comprare delle cose, a Crocus sembrava che il tempo si fosse fermato. Faticavo a ricordare che all'esterno c'era il mondo moderno, sembrava di essere nel medioevo.
"Dimmi, tu perchè hai scelto di diventare un cavaliere?"
"Te l'ho già detto, se conquisto l'armatura Saori troverà mia madre per me."
Ignorai la sua smorfia a sentire che mi riferivo a Saori senza nessun elogio in particolare.
"Solo per questo quindi."
"Sì, tu invece?"
"Inizialmente perchè mi offriva la possibilità di una vita migliore, potevo smettere di rubare e avere un alloggio, non mi importava di allenarmi. Poi però ho cambiato idea, sono molto grato al mio maestro di avermi accettato come allievo, so di non essere stato un ragazzo obbediente."
"Ma davvero?" chiesi ironica.
"Tu scherzi, ma mica ero così bravo una volta, eh."
"Ok, ok ti credo."
"Non mi importava neanche di Atena, ma ho cambiato idea. Non ho combattuto la Guerra Sacra, ma ne ho visto gli effetti. Qui era tutto distrutto, nessun edificio era stato risparmiato, ma vedere come le persone riponessero la loro fiducia in Lady Saori mi ha dato un po' di speranza. Ho aiutato a ricostruire il Grande Tempio e ora credo davvero che Atena possa guidarci verso la pace. E poi è bello godersi questo."
"Questo cosa?"
"Non l'hai notato?"
Con una mano indicò le persone alla bancarelle e anche tutti i passanti. Solo ora mi accorsi che ci guardavano quasi adoranti, certi di poter contare su di noi per qualunque cosa. Non mi era mai capitato di essere guardata in quel modo. Una ragazza regalò persino dei fiori a Kenshin, ringraziandolo per quello che faceva.
"Ora credo di capire, almeno un po'..."
"Bene, abbiamo preso tutto. Possiamo tornare."
Lo seguii con lo sguardo basso e per la prima volta desiderai davvero diventare un cavaliere, non per trovare mia madre, ma per continuare ad essere guardata dagli altri in quel modo.

Il viaggio di Akane e Miku - FinaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora