The Cursed Light [Sukuna X OC]

Il Villaggio dell'Est

⚠️AVVISO - LEGGETE⚠️

Chiedo scusa se questo capitolo vi possa risultare troppo lungo... Decidete voi se leggerlo adesso oppure più tardi quando avrete tempo.

Ah... Per piacere leggete l'angolo personale. Dirò una cosa che vi farà sprecare solo un minuto della vostra vita. Perdonatemi, ma se potete leggete.

Ah... E se avete trovato qualche storia su Ken Ryuguji, scrivetela pure qua (ripeto che mi va benissimo qualsiasi genere, basta che sia lui uno dei protagonisti).

GRASSIE TOSE E TOSI!

✨Buona lettura!✨

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Stava giungendo il tanto atteso momento.
In neanche cinque minuti, tutti i seguaci di Sukuna erano giunti al santuario per poterlo sostenere.
Mitsuko li stava osservando tutti, notando che molti altri si erano aggiunti raggiungendo quasi la cinquantina di presenze... Ma una in particolare se ne era andata: Momoe Hanako. Non c'era e questo fece sorridere la ragazza, soprattutto per il fatto che il rosso non gli interessò minimamente di quella ragazza e la prima cosa che fece era prendere la mano di Mitsuko e trascinarla dove lui voleva che stesse.

Il Signore delle Maledizioni poi chiamò i suoi uomini per potersi mettere in cerchio e decidere una strategia.
<<Secondo me dovremo mettere in atto gli attacchi della donna, Sukuna-sama. Così faremo vedere cosa realmente possediamo>> diede un consiglio uno degli uomini che sinceramente non era nemmeno tanto male il suo pensiero.
Infatti Sukuna rimase a pensarci un po' mentre tutti gli altri seguaci stavano commentando per i fatti loro la strategia.

Quando ad un tratto, Mitsuko chiese la parola alzando la mano.
Pensava che a momenti le avrebbero gridato di non intromettersi oppure non l'avrebbero badata minimamente. Ma si dovette ricredere non appena il pupillo di suo fratello chiese silenzio per farla parlare.
<<Scusate. Ho notato che a differenza di tempo fa siete anche aumentati e di sicuro, per come è fatto Sukuna, sono certa che tutti voi avrete un grande potenziale nelle vostre maledizioni. - disse facendo iniziare un gran brusio per le lusinghe che aveva appena fatto - Ed è proprio su questa cosa che dovremo giocarcela. Non usiamo la mia maledizione anche perché è più adatta nelle situazioni di emergenza, ma facciamo qualcosa di più temibile>>.

<<In che senso?>> chiese un altro giovane in quella stanza.

<<Presentiamoci tutti sulla piazzola, Sukuna starà davanti a tutti noi. Di sicuro saliranno per la scalinata dato che inoltrarsi nella foresta costerebbe a loro tanta gente... Ci presenteremo e poi, sempre se a Sukuna va bene, farà vedere ciò che è capace di fare... Con tutti noi che lo aiuteremo a cedergli un po' del nostro potere maledetto se ne necessita>>.
Lo stava guardando con occhi pieni di energia maledetta tanto da fargli capire che lei ci sarebbe stata.
Qualsiasi cosa fosse accaduta, lui poteva usufruire del suo potere a suo piacimento. Sapendo poi che la ragazza lo curerebbe in qualsiasi caso, poteva star certo che di sicuro Mitsuko in tutto quello lo avrebbe seguito senza voltargli le spalle.

<<La donna ha ragione, Sukuna-sama - si intromette una maledizione - Io e le altre maledizioni siamo pronti per qualsiasi loro attacco. Lasciaci solo il controllo di tutto il bosco... Il resto rimane nelle tue mani>>.
<<A me basta che voi portiate i loro soldati verso la scalinata e farli salire da quel passaggio - disse guardando in cagnesco il suo sottoposto non umano - Per il resto, il bosco è tuo e dei tuoi uomini>>.
Erano pronti. Il piano della ragazza era stato accettato da tutti e mentre si trasferivano all'esterno, Sukuna rimase dentro il santuario. Fermo e in piedi sul posto dove fino a quel momento era sempre stato.
Mitsuko, invece, mentre anche lei si dirigeva all'esterno, si rese conto dello stato di suo marito.
Era serio, distante dalle emozioni che poco prima stava provando mentre giocava con la sua donna.
<<Ryōmen. Cos'hai?>>.
Si guardava le mani, il kimono che indossava, per poi mettersi una mano al petto e respirare lentamente.
Non riusciva a capirlo Mitsuko, decidendo di rimanere dove stava solo per lasciargli il tempo di tranquillizzarsi e magari parlare lui per primo.