Passò una settimana e Mitsuko stava cambiando.
Non aveva sbandamenti ormonali, anche perché non era periodo, ma la causa era proprio quella sua nuova vita: libera da tutto, con un giuramento che seguiva fedelmente, ma che veniva ripagata con il tradimento.Ogni giorno Ryōmen doveva uscire. Così un pomeriggio Mitsuko decise di seguirlo e tutte le sue preoccupazioni si erano concretizzate: le sue missioni di distruzione, oltre che riservati ai villaggi, erano anche per quelle gambe di quella donna che se lo portava a letto ogni giorno - Non che lo vide nell'atto in sé, ma sapeva ormai dove la ragazza abitava.
Lo odiava e per questo ogni giorno che passava sembrava di sentirsi carica di energia maledetta.
Infatti, in ogni angolo della casa, delle piccole maledizioni nascevano a causa del suo sovraccarico di potere, tanto che Sukuna, ignaro della sua situazione emotiva, quasi si incazzava della loro presenza ogni volta che tornava a casa stanco.
Ma a Mitsuko non interessava niente.
Diventò menefreghista dei futili ordini che le faceva Sukuna, ritrovandosi quest'ultimo a dover lavorare anche a casa.Era carica di stress.
Per la prima volta aveva la voglia di ammazzare qualcuno, più precisamente suo marito.
Sempre a dirle che doveva uscire per una missione e ogni volta tornava stanco.
Sapeva lei stessa che utilizzare l'energia maledetta come la usava Sukuna non stancava, ma una scarica di brividi di disgusto e rabbia le passavano su tutto il corpo quando lo sentiva dire: "Vado a dormire... Sono veramente stanco" oppure "Tornerò stasera, dopo la missione".Ed era proprio quella mattina che quei brividi ormai conosciuti la fecero disgustare non appena vide la porta del santuario chiudersi dopo l'uscita dell'uomo.
Guardava quel punto con tale disprezzo che una piccola maledizione dalle forme viscide nacque dalle sue mani, per poi morire non appena le chiuse violentemente.
Si alzò, andò in camera e aprì il piccolo sgabuzzino, trovando un arco e una faretra con all'interno tante frecce.
Prese tutto e decise che quel giorno lo avrebbe dedicato solo ed esclusivamente a se stessa.Uscì dal santuario, scalza, con solo uno yukata e le fasce che le facevano solo da mutanda. Voleva essere totalmente libera quel giorno.
Scese la scalinata fino al piccolo sentiero che aveva esplorato la scorsa settimana, inoltrandosi poi nella foresta evitando di seguire la stradina.Voleva perdersi, sentirsi tutt'uno con la natura che la circondava.
Se non avesse fatto ritorno a casa quella sera, a lei non gliene fregava niente.
<<Come Ryōmen se ne va di casa per divertirsi e sfogarsi, io lo faccio altrettanto per curarmi>> ripeté ad alta voce quello che pensava, ritrovandosi dopo dieci minuti di strada di fronte ad un piccolo laghetto con una cascata, dove l'acqua filtrava facilmente sottoterra per proseguire il suo corso.Si accampò là, notando inoltre che lì vicino c'era un melo dal quale poteva mangiare nel caso avesse avuto fame.
Appoggiò a terra tutto, andando poi a prepararsi un bersaglio con una mela presa dall'albero e posta sopra un masso lì vicino.
Si preparò in posizione, con l'arco teso mentre punta con la freccia verso la mela.
Scoccò la prima ma sfiorò il bersaglio, sentendosi ancora più frustrata perché in quel momento aveva immaginato la voce di Ryōmen che la rimproverava perché non era riuscita a colpirla.
Riprovò ma ancora sbagliò, questa volta notando al suo fianco una maledizione molliccia che riprese la figura senza volto del marito.
Scuoteva la testa in segno di negazione, abbassandola come se si stesse prendendo gioco della poca mira della ragazza.Si sentì ancora più frustrata.
Prese un'altra freccia e, nel più totale nervoso, la scoccò senza nemmeno prendere la mira, sentendo quel molliccio iniziare a parlare.
<<Non riesci nemmeno a beccare una mela. E poi dovrei vantarmi del fatto che io sia tuo marito?!>> chiese beffardo con voce totalmente differente di quella del ragazzo, ma che comunque fece ribollire dalla rabbia la ragazza.
<<Dovrei io vergognarmi di avere un marito come te... Che non segue nemmeno il giuramento fatto al nostro matrimonio>> sibillò Mitsuko guardando la mela ancora sopra al masso.
<<Tu?! Ti vergogni di me? Sono lo Stregone più potente dell'intero Giappone, dovresti solo che vantartene->>.<<Sono più forte io di te. Ho studiato fino adesso cose che non sapevo neanche di riuscire a fare>>.
Preparò una nuova freccia all'arco.
<<Ho potuto capire come ci si sente liberi>>.
Iniziò a tenderla.
<<Con te ho potuto sperimentare sentimenti che prima non conoscevo minimamente... Solo perché non riesci a mantenere con fedeltà ciò che hai giurato>>.
Alzò l'arco in direzione del frutto.
<<Tra noi due, lo Stregone più forte di tutto il Giappone... Sono io.
Tra noi due, io decido con un leggero movimento di mano se far vivere o no chi ho davanti. Sono IO che ho in mano la tua vita, e non tu>>.La freccia venne circondata da uno strano fuoco nero e giallo, diverso da quello blu o rosso che spesso vedeva fare da Sukuna o per il quale si era allenata. Ma non si distrasse dal rimprovero che stava facendo alla maledizione.
<<Mi tratti male? Per te sono solo un oggetto? Bene, non ti aspettare che ti tratti come dovrei invece fare>>.
Con un movimento fluido e deciso, puntò l'arco verso il molliccio che, spaventato, iniziò a fare dei passi all'indietro.
<<Diventa fumo... Come i resti della candela che viene spenta>>.
Scoccò la freccia e, tutta l'energia maledetta di cui era iniettata, rese fumo la maledizione.
Era la prima volta che aveva provato quella tecnica, sentendosi soddisfatta di quello che aveva fatto.
Nessuno le diceva se andò bene o male, non gli interessò nemmeno avere l'opinione del suo ragazzo.
Era sola, lei e il suo potere.
Ma non appena si guardò la mano, le tornò in mente la figura di Momoe nuda avvinghiata al suo uomo.
Faccia rilassata, capelli totalemente sciolti. Entrambi eccitati in quella scena tanto da far gridare Mitsuko sul posto per sfogarsi.Mai successa prima di allora quella reazione.
Si era resa conto che nei confronti di Ryōmen Sukuna stava iniziando a provare qualcosa. Se no quei attacchi di gelosia non se li spiegava minimamente.
Alzò lo sguardo e vide che quasi tutte le maledizioni che vivevano in quel bosco la stavano circondando.
Avevano fame dei suoi sentimenti negativi. La volevano assalire e tutti insieme corsero nella sua direzione.Prese una freccia e, iniettandola sempre con quella sua energia maledetta, la lanciò a mano contro la maledizione più vicina a lei, per poi guidarla e ammazzare tutte le altre.
Era soddisfatta. Rise di gusto in quel momento, tanto da doversi sostenere al tronco di un albero.
Da sana quale era, aveva iniziato ad assumere una risata isterica, quasi da psicopatica.
Si era divertita a vederli tutti morire e questo, dopo poco tempo, la portò a diventare più seria e a scusarsi ormai con l'aria che la circondava.
Si lasciò cadere a terra, distesa sull'erba a guardare quel piccolo pezzo libero di cielo non nascosto dalle chiome degli alberi verdi tendenti al giallo.Si addormentò dopo giorni che faceva fatica a farlo durante le ore notturne, per poi risvegliarsi non appena il cielo sopra di lei aveva assunto lo stesso colore del fuoco.
Capì che ormai era tempo di cena, ma invece di rimanere o scappare decise di tornare a casa.
Non perché aveva rinunciato a tutto, al fatto che comunque Sukuna l'avrebbe punita...Ma ritornava a casa perché altri posti non aveva da andare... Perché quello, in fin dei conti, era anche il suo di santuario.
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__Angolo Personale__
Non so che dire per questo capitolo.
Diciamo che ho voluto farla sfogare anche perché credo che sia una reazione sana per tutti.Voi come vi sfogate quando siete stressati? Oppure siete quelle persone baciate dalla positività e dalla calma del mondo? (personalmente vi invidio... E tanto anche).
Alla prossima, guys! ~🌼
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The Cursed Light [Sukuna X OC]
Fanfiction[⚠️L'IMMAGINE DELLA COPERTINA È STATA PRESA DAL CAPITOLO 117 DEL MANGA ⚠️NON COPIARE - DON'T COPY ⚠️IN REVISIONE ] --- Il buio nella luce. La luce nel buio. Il bene nel male. Il male nel bene. Yin e Yang. Questa è la storia ambientata nell'era d'or...