|Giovedì 11/03|
<Tutto bene lì dietro?> mi chiese Cho-young. Io sospirai nervosamente, <Sì, sto benone.> risposi, cercando di nascondere il nervosismo. Lei ridacchiò, <Non essere in ansia, Krystal non morde mica.>
Io sbuffai ponendo fine al discorso per ritornare a guardare la strada. Le parole di Cho-young non mi rassicurarono per nulla.
Solo in quel momento mi resi conto che, effettivamente, stavamo letteralmente uscendo dal di centro Seoul ed entrando nella profonda periferia.
<Krystal vive così lontana? Stiamo andando nei meandri di Seoul.> feci notare ironicamente. <Come ti avevo già accennato, Krystal vive in piccolo quartiere di periferia totalmente fuori dal centro, un vicolo molto sperduto e malfamato.> mi spiegò.
Alzai gli occhi al cielo, <Me lo sarei aspettato> ammisi. Ci fermammo poi ad un semaforo, <Quanto manca?> chiesi, sentendomi nuovamente agitato. <Manca relativamente poco, qualche minuto e siamo arrivati.> rispose ed io sospirai.
L'ansia mi stava continuamente mangiando vivo, non riuscii a rimanere tranquillo come invece sperai.
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<Arrivati!> mi comunicò Cho-young, una volta parcheggiata la sua moto davanti ad una piccola casa, seguita da altre più in profondità.
Improvvisamente, le mie gambe non avevano più così tanta intenzione di muoversi, mi ero come incollato alla moto. <Non voglio entrare.> balbettai, realizzando solo ora a cosa stavo andando effettivamente incontro. Cho-young alzò gli occhi al cielo, <Jimin, Krystal è una ragazza normale. A meno che non gli stai sul cazzo non ti fa nulla di male e fidati che questo non è il tuo caso.> mi rassicurò la coetanea, accennando un piccolo sorriso.
Sbuffai e dopo essermi tolto il casco, scesi dalla moto e mi convinsi. Dovevo incontrarla, non potevo scappare adesso, anche se quella non era la ragazza più sicura sulla faccia della terra. <Andiamo> dissi io.
Feci per dirigermi verso la porta della casa, ma Cho-young mi tirò per il colletto della maglia. <Fermo principino, busso io.> disse, dopo che mi spinse indietro per farsi avanti lei. Quando la ragazza bussò, mi irrigidì più di quanto già non lo fossi prima.
<Chi cazzo è.> si sentì dall'altro lato della porta. <E' arrivato l'ospite.> canzonò Cho-young. La porta si aprì di scatto rivelando l'alta e snella figura della ragazza che avevo tanta paura di incontrare.
Krystal.
<Uh, ciao Jimin, Cho-young.> iniziò Krystal, squadrandomi da testa a piedi. Cho-young fece un cenno con la testa alla più grande e io mi limitai ad un piccolo inchino formale. Krystal però fece una smorfia, <Suvvia Jimin, non c'è bisogno di fare così, a casa mia le formalità non esistono.>
Annuii insicuro, poi Cho-young prese parola, <Unnie, hai intenzione di farci entrare o dobbiamo stare qui fuori a parlare?> disse ironicamente. La ragazza ghignò, <Entrate, prego.> si spostò da davanti la porta e si fece di lato per lasciarci passare. Una volta entrati, il primo odore che colpì le mie narici fu quello di erba.
Mentre studiai l'ambiente, i miei occhi notarono subito a sinistra della porta un vecchio porta ombrelli contenente tre di essi, davanti a questo c'erano due paia di scarpe: dei vecchi anfibi e delle normali scarpe da ginnastica.

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𝑲𝒓𝒚𝒔𝒕𝒂𝒍 [𝑃𝑎𝑟𝑘 𝐽𝑖𝑚𝑖𝑛]
Fiksi Penggemar𝙄𝙉 𝙋𝘼𝙐𝙎𝘼 𝐸' 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑝𝑎 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑎 𝑑𝑎𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑡𝑎𝑙𝑙𝑜. 𝗔𝗧𝗧𝗘𝗡𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘︎ questa storia conterrà contenuti relativi a: -droga -spaccio -alcol -fumo Ci tengo a precisare che ogni "i...