CHAPTER 55.

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Aspettai che Junggok finisse di lavarsi, camminando nervosamente per la stanza, torturandomi le unghie con la bocca spezzandone accidentalmente una e facendomi mille paranoie mentali.
Mi sedetti sul letto guardando la porta del bagno dove Kook era chiuso in quel momento, il mio sguardo era perennemente puntato sul pomello oro aspettando che si girasse da un momento all'altro.
Poi il rumore dell'acqua cessò, attesi altri minuti prima di vedere Jungkook apparire dietro la porta del bagno.
-Bimba-
Sussurrò.
Uscii dalla piccola stanzetta e dietro di lui apparì un'enorme nuvola di vapore che si disperse nell'aria della camera matrimoniale.
-Sei ancora sveglia?-
Sussurrò Jungkook.
Non dissi nulla, lo guardai solamente.
Lasciò cadere il suo asciugamano per terra scoprendo il busto nudo, la sua lunga erezione era serena, avvertii gli occhi pizzicare pensando che ella magari fosse stata a contatto con un'altra intimità.
Junggok si voltò verso la parte della grande cabina armadio ricca di indumenti di ogni genere, accese le luci ed entrò in essa per poi camminare spedito verso il cassettone dell'intimo.
E mentre le sue mani trafficavano tra i suoi boxer intimi, io trovai il coraggio di alzarmi e avvicinarmi alla schiena del maggiore.
A pochi passi dal suo corpo muscoloso, puntai nuovamente le pupille sui segni incisi sulla sua pelle, erano graffi, ne ero certa al cento per cento.
Potevano essere stati causati da qualsiasi persona, magari dai ragazzi mentre giocherellavano come al loro solito e nel bel mezzo di una delle loro lotte giocose si era ferito, come spesso accadeva, oppure quei segni appartenevano alle appuntite unghiette di Aidan, Jungkook portava spesso il piccolo sulla schiena, probabilmente per scendere dal corpo del suo papà lo aveva ferito in quel modo.
Le ragioni che potevano aver inciso quelle ferito sul corpo del mio uomo potevano essere tante, così provai a non pensare al peggio; ma mi restò difficile.
Necessitavo di sapere.
Ma una persona mi tornò in mente, molte cose che pensai in quell'istante combaciavano, allora mi decisi a parlare.
Con il cuore in gola e agitata, pregando tutto il cielo che quello che pensavo non fosse reale, schiusi la bocca per mettere tutti puntini sulle 'i'.
-Dove sei andato a fare il tattoo?-
Domandai spezzando il silenzio che appesantiva la situazione.
Il mio ragazzo si voltò pensieroso.
-Uh?-
Mormorò confuso.
Finì di aggiustarsi l'intimo sul busto, poi si stiracchiò.
-Perché non sei a letto?-
Replicò lui.
Scossi la testa; stava palesemente cercando di sviare il discorso.
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda-
Gli ricordai.
-Sono andato in un nuovo studio, l'hanno aperto da poco-
Disse.
Poi rivolse velocemente lo sguardo verso il pavimento.
-Andiamo a dormire? Sto morendo di sonno-
Concluse avviandosi verso il letto.
Io spensi la luce della cabina, chiusi le porte in vetro della stanzetta mentre continuavo a guardare la schiena del maggiore.
-E quale sarebbe questo nuovo studio?-
Continuai io, la conversazione.
-Credo che andrò a bere un sorso d'acqua-
Disse, ignorando la mia domanda.
-Ti ho chiesto qualcosa-
Annunciai mettendomi dinanzi il viola che tentava di alzarsi dal letto su cui si era seduto precedentemente.
Rimase in silenzio, alzò il mio felpone, nonché suo abito brutalmente rubato da me per mantenere al caldo me e la mia piccola creatura, baciò la pancia crescente e cinse la mia vita con le sue braccia.
-Ehm...Si chiama Mamaink Seoul tattoo-
Esitò.
Annuii e lo incitai a continuare.
-Si trova tra il distretto di Yongsan-gu e quello di Namyeong-dong. È stato inaugurato qualche settimana fa, ho visto gli avvisi pubblicitari ed ho provato a farci un salto. È accogliente.-
Smise di parlare quando notò il mio sguardo poco convinto.
Credevo stesse mentendo? Si.
Ne ero pienamente sicura? Certamente.
Guk balbettava o esitava quando ne sparava qualcuna.
In più mi parve nervoso in quel momento.
-Come mai sei così pensierosa? Forse hai bisogno di riposare...-
Scrollai le spalle.
Probabilmente mi stavo facendo troppi film mentali, così mi sedetti sul letto e Guk mi attirò a se.
Gli diedi le spalle, lui cinse il mio vitino con le braccia e poggiò la mano sinistra sul mio pancione.
Mi baciò il collo, poi sussurrò un 'ti amo' e poco dopo udii solo i sospiri della sua bocca semiaperta.
Restai sveglia a lungo, mi spremetti le meningi immaginando vari scenari che potevano rientrare e collegarsi con tutti quegli indizi trovati quella sera...non mi quadrava nulla: il profumo femminile, i graffi sulla schiena, il tardo orario in cui Guk si era rincasato e il suo nervosismo, mi facevano pensare ad una conclusione sensata e crudele.
Sospirai e tolsi le mani del viola dal mio corpo, mi strinsi all'angolo del letto non volendo aver nessun tipo di contatto fisico con l'uomo che probabilmente aveva ripreso a fare il doppio gioco.
Poi mi addormentai.

PUZZLE //Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora