CHAPTER 28.

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-Per favore, quando tocca qualcosa al parco giochi o al supermercato, pulite le sue mani con l'igienizzante che trovate dentro il secondo zaino-
Raccomandai Seokjin e Hoseok, indicando una delle borse rosse e nere poggiate sul pavimento della sala prove. Io e Kook ci saremmo allontanati per un po' da tutti; aveva chiesto dei giorni di pausa al suo capo che ha approvato, assegnando una settimana e non più di vacanza; finalmente potevamo goderci la vacanza in Italia, dopo giorni passati a discuterne abbiamo preparato le valige e abbiamo tenuti lontane le nostre problematiche per un po'. Avremmo lasciato Aidan dai ragazzi, loro si sarebbero preso cura di lui e ci saremmo sentiti via Skype ogni giorno.
-Andrà tutto benissimo, i ragazzi sono responsabili-
Mi rassicurò Jungkook abbracciandomi da dietro.
Indicai Namjoon che giocherellava con mio figlio, producendo dei strani versetti striduli, mentre lo prendeva per mano.
-Io non saprei-
Mormorai, scatenando una forte risata da parte di Hoseok e Taehyung.
-Dio, che imbarazzo-
Sibilò Jimin.
Ridacchiai e strinsi il ragazzo a me, ribellandomi dalla presa di Kook.
Abbracciai Hoseok e Jin, poi Taehyung e Namjoon.
-Io e il papà andiamo.-
Mormorai al piccolo.
Asciugò una piccola lacrima che solcò io suo triste viso, io lo strinsi a me e sorrisi.
-Non essere triste! Torneremo tra sette giorni esatti! Ti porteremo tantissimo regali, okay?-
Sussurrai.
-Prenderemo quel gioco da tavolo a cui stavano giocando gli zii e papà qualche settimana fa, quello che volevi tanto-
Dissi.
Aidan annuì e strinse le gambe di suo padre cercando conforto. Junggok lo prese in braccio e lo cullò, baciando la sua gota arrossata dal breve pianto.
-Quindi partite alla fine...-
Sentii la voce di Yoongi alle mie spalle.
Mi voltai in sua direzione, lo squadrai, indossava un maglioncino nero e rosso, con abbinati un paglio di skinny jeans neri.
Gli sguardi dei ragazzi erano puntati su di noi, compresi quelli di Kook e di nostro figlio.
-Già-
Mormorai afferrando il mio telefono per poi controllare le email di lavoro.
-Possiamo chiarire dell'ultima volta che ci siamo parlati? Magari ci appartiamo così parliamo con calm-
-Abbiamo venti minuti per arrivare in aeroporto e non sprecherò un solo secondo di questo tempo per chiarire fatti di cui non voglio parlare, con te. Quindi evitiamo ciò.-
Sputai fredda. Mi voltai verso Junggok, mi fissava con sguardo allettante e furioso allo stesso tempo. Baciai le guance del piccolo, poi lo sfilai dalle braccia di Jungkook e lo lasciai tra le coccole di Jimin e Joonie.
-Kristen-
Sussurrò Yoongi con voce implorante.
-Hyung, abbiamo fretta.-
Jungkook venne in mio soccorso e mi spinse verso la porta d'uscita.
Ci voltammo per rivolgere un saluto generale ai ragazzi e al bambino che ci fissava affranto.
Quella vista mi distruggeva letteralmente; non ero mai stata distante da Aidan per tanto tempo.
Arrivammo in auto, i miei due pensieri fissi erano il piccolo e Yoongi.
-Junggok...io...-
Mormorai ansiosa.
-Cosa?-
Domandò.
-Ho molta ansia per il piccolo. Sono preoccupata...piangerà di sicuro, vorrà stare con noi ma io e te saremo distanti...-
Lo sentii sospirare, poggiò una sua mano sulla mia coscia per tranquillizzarmi.
-Andrà tutto bene piccola. I ragazzi sono responsabili; come credi che siano riusciti a crescermi?-
Annuii, aveva ragione. Sorrisi per il nomignolo datomi e accarezzai il suo bicipite gonfio.
Lo udii sbuffare, mi voltai interrogativa.
-Tutto bene?-
Domandai.
-No...Sono giorni che non ti tocco per il troppo lavoro. Ne ho bisogno.-
Ridacchiai e accarezzai il suo viso indirizzato verso la strada trafficata.
-Possiamo farlo un volta arrivati a casa, Oppa-
-Cazzo Kristen! Non chiamarmi così? Pensi non faccia male nulla qua sotto?-
Si lamentò. Risi di gusto abbassando il finestrino.
-Quando arriveremo a destinazione, non riderai più, lo prometto.-
Sibilò. Fermai la mia risata: me l'ero cercata.
Quando arrivammo in aeroporto, i bodyguard che ci aspettavano all'entrata della sala d'attesa, ci scortarono fino al nastro per fare il check-in, la sala si era riempita di army che ci inseguivano passo passo. Le nostre valigie erano state assegnate ad un addetto dei trasporti, il quale si sarebbe occupato di portare esse nel bagagliaio del nostro jet privato.
Vidi Junggok leggermente alterato, forse era per la troppa tensione che si era creata.
Afferrai la sua mano ma lui si spostò.
-Non ora-
Sibilò acido.
-Cosa?-
Domandai confusa.
-Non vedi che sono nervoso? Non si vede? Le tue luride mani addosso non aiutano affatto.-
Mormorò infastidito.
-Hey-
Accarezzai i suoi capelli.
-Ma che ti pren-
-Cazzo Kristen, vuoi lasciarmi in pace?-
Urlò talmente forte da far girare per sino i bodyguard.
Mi allontanai intimorita e proseguii a camminare a testa bassa.
Mi domandai del perché avesse usato quel tono così aspro nei miei confronti, dopo tanto tempo che utilizzava dolci appellativi e si comportava come un perfetto fidanzato con me.
In un modo o nell'altro, sentivo i suoi occhi addosso, così mi voltai di poco;
Lui mi fissava con la mascherina che copriva il suo viso, le sue mani erano nascoste nelle tasche dei suoi jeans firmati, accelerò il passo per venirmi in contro, ma mi intrufolai tra i corpi muscolosi dei bodyguard, seminandolo.
Usciti dal terminal,la folla di seguaci si perse, bloccata dalle forze dell'ordine che prendevano le nostre difese, nella galleria che portava ai raccordi, si sentivano solo i passi dei miei tacchi, quelli degli anfibi pesanti di Junggok e quelli della camminata delle nostre guardie del corpo.
Arrivati alla via di rullaggio, altri uomini vestiti in nero, si aggiunsero alla camminata, per proteggerci dagli scatti dei paparazzi.
Mi fermai ai piedi della scala del jet, Junggok mi prese per i fianchi per aiutarmi a salire, ma scrollai il suo tocco da me e accolsi con un radioso sorriso l'aiuto di una delle guardie del corpo che mi tese la mano con fare cordiale. Entrai nel jet, pulito come sempre, mi accomodai sul divano e tolsi i tacchi dai miei piedi doloranti.
Junggok si accomodò accanto a me, si tolse la giacca di pelle per rimanere con la felpa in dosso e sistemò la sua borsa costosa sopra il tavolo del buffet.
Io afferrai il telecomando e accessi il televisore plasma per guardare qualcosa di interessante.
Poggiai la spalla sui cuscinetti del lungo divano in pelle, e piegai le gambe, portandole sopra il sofà.
-Umh-
Sentii mugolare alle mie spalle.
Junggok abbracciò la mia vita e affondò il viso nell'incavo del mio collo.
Mi scostai liberandomi dalle sue braccia, sbuffando mi alzai e mi diressi nella cabina di pilotaggio.
-Dai Kris-
Disse lui.
Lo ignorai e bussai alla porticina che divideva il pilota da noi.
-Prego-
Disse una voce roca dall'interno della cabina.
Entrai all'interno della stanzetta stretta e salutai il pilota abituale.
-Salve signor Choi-
Sorrisi.
-Signorina Jeon...-
Mormorò baciando il torso della mia mano.
-Le auguro un buon lavoro-
Annunciai prima di dare un'ultima occhiata all'uomo, il quale mi fissava ammaliato, seduto sul suo solido sedile.
-Si rilassi durante questo viaggio, signora-
Annuii.
Mi voltai e uscii dalla cabina stretta, per poi riaccomodarmi al mio posto.
-Sei andata a parlare con il pilota Choi?-
Domandò Kook ritornando a sedersi con due drink in mano.
Annuii afferrando il mio bicchiere dalle sue mani.
-Lo sai che non mi piace il fatto che tu parli con lui.-
Scrollai le spalle. Junggok mi vietata il più possibile di parlare con il signor Choi, diceva che se mi sporgevo mi fissava in tutti modi possibili il seno e che quando camminavo cercava di inoltrare il suo sguardo sul mio sedere.
Ma erano tutte bugie. Il signor Choi non era altro che un uomo di mezza età con la passione per il volo.
-Non m'interessa.-
Sputai menefreghista.
-Uh...d'accordo. Cos'hai?Umh? Perché sei nervosa?-
Voltai lo sguardo di scatto e poggiai il drink sul tavolino accanto il divano beige.
-Stai scherzando Junggok?Non ti sei reso conto di come mi hai trattata prima? Mi hai urlato contro quando cercavo solo di aiutarti!-
Svelai esausta.
Balzai sul posto quando il portone del jet venne chiuso.
Mi sedetti prendendomi la testa tra le mani.
-Stavamo andando così bene...-
Sussurrai esasperata.
Jungkook sbuffò e si sedette in uno dei sedili avanti al divano.
Il motore si accese, mi sedetti sul sedile accanto quello di Jungkook per prepararmi alla partenza, ci allacciammo le cinture, ripresi il bicchiere con il drink, in mano, lo fissai e inzuppai un paglio di volte la cannuccia dentro la bevanda prima di bere da essa.
La partenza ebbe inizio, io attaccai le mie spalle allo schienale, fissai i miei piedi nudi, poi decollammo e ben presto ci trovammo in silenzio nel bel mezzo del celo azzurro.

PUZZLE //Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora