2

874 36 1
                                    

La cosa si è evoluta molto, forse troppo velocemente. Ora che ci penso, una gran parte delle storie comincia con un evento che sconvolge completamente la vita del protagonista. Ce lo aveva insegnato il nostro professore di inglese, il cosiddetto "viaggio dell'eroe", ricco di elementi stereotipati. Sto divagando, di nuovo. Un po' come Holden Caulfield. Non so se avete mai letto Il giovane Holden, ma il protagonista si perde sempre in racconti della sua vita e aneddoti, proprio come sto facendo io adesso. Bando alle ciance, ritornerò sulla mia storia, ma dato che mi sembra che stia procedendo troppo velocemente, e a me questo non piace per nulla, racconterò dei momenti successivi alla telefonata: la chiamata alle mie amiche. La narrazione sarà al presente, spero non vi confonda!

Sta procedendo tutto troppo in fretta. Nel giro di un giorno ho incontrato un tipo, che mi ha parlato di un'altra tipa da cui andrò a vivere per il prossimo anno. In tutto questo, io non parlo una parola di giapponese. Sì, lo capisco perché mi piace guardare gli anime in lingua originale, dunque ho iniziato a farci l'orecchio, ma se devo fare un discorso di senso compiuto, proprio no!
È comunque l'occasione della mia vita. Molte persone hanno preso tutto e sono partite per andare in un luogo completamente sconosciuto per cercare fortuna. Loro cercavano soldi e una sistemazione permanente, io resterò soltanto un anno. Detto questo, posso farcela. Magari posso cominciare da adesso a studiare giapponese e seguire dei corsi. Sachiko ha detto che mi insegnerà anche lei a conoscere la lingua, quindi sono apposto. La cosa strana sono i miei genitori. Mia madre è sempre stata iperprotettiva nei miei confronti, a volte non mi fa nemmeno andare da sola a scuola perché ha paura, quindi il mandarmi in un posto così lontano, per così tanto tempo non mi sembra normale.
Potrà sembrare una contraddizione il fatto che prima abbia detto che i miei vogliono liberarsi di me, ma che mia madre è iperprotettiva. Lo so, ma che ci posso fare? La mia famiglia è molto strana. Comunque sia, non sarò più costretta ad ascoltare le urla di mia madre e, dato che c'è il fuso orario, li sentirò molto poco e questo mi rende molto molto felice. Non so se si è capito, ma non sono particolarmente attaccata alla mia famiglia: per me sono come gente normale, come gli spazzini nei parchi al mattino alle 6 quando vai a correre, se ci sono bene, se non ci sono tanto meglio.
Chiamo immediatamente Virginia e Ilaria per parlargliene. È estate e Virginia è fuori con il suo fidanzato in vacanza, mentre Ilaria è con sua nonna in un paesino sperduto. Preferirei riferirlo a voce ma dato che a quanto pare parto tra due settimane, non ho il tempo per vederle e raccontare loro tutto.
"Pronto? Alessia? Tutto bene? Non è da te chiamare per prima... come mai stasera questo cambiamento?" mi dice Virginia. In effetti ha ragione, sono una tipa solitaria: non chiamo mai per prima e non faccio mai cose troppo imbarazzanti, sono troppo timida.
"ALESSIAAAAA che bello sentire finalmente una voce giovanile!! Qua sono tutti vecchi, è impossibile viverci!" Questa invece è Ilaria, il mio esatto contrario. È il tipo espansivo che fa amicizia con tutti subito. Tempo fa la invidiavo molto per questo, però ho imparato ad accettare il mio carattere.
Quando ho raccontato loro della notizia, hanno iniziato a urlare (non so bene perché) e a piangere. Loro dicono che gli mancherò molto ma che è la mia opportunità per « esordire ». Anche a loro è sembrato strano che la mia famiglia mi lasciasse andare così, conoscendoli, però mi hanno detto di approfittarne comunque. Loro due sono le mie migliori amiche. Ci conosciamo da 4 anni, dalla prima superiore. A dire la verità all'inizio non andavamo molto d'accordo, ma a me le persone che a prima vista stanno antipatiche, dopo averle conosciute, cambiano e diventano simpatiche. Non so in che italiano l'ho detto ma spero che il concetto si sia capito.

Nei giorni seguenti, faccio dei corsi intensivi di giapponese, passo tutte le ore disponibili a studiare le regole e quei dannati kanji. Per la grammatica ascolto anche i video quelli fatti apposta da ascoltare nel sonno. Non voglio perdere un minuto, ma la cosa più difficile è ricordare tutti quei kanji, ma dato che ho tempo, posso prendermela comunque tranquillamente.

Passate le due settimane a studiare e a preparare le valigie, finalmente arriva il grande giorno, il giorno X, il giorno della partenza, insomma quello lì. Dovrò prendere la bellezza di due aerei, farò scalo a Hong Kong per arrivare poi a Tokyo dove mi aspetta Sachiko.

E così parto, addormentandomi con le cuffiette e la lezione di giapponese nelle orecchie.

Just a simple love story Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora