Capitolo 14

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Chloé Blanc

Ho passato l'ennesima notte insonne dopo l'accaduto al ristorante.
Sono passata dalla ragione al torto nel giro di pochi secondi durante il litigio con Kylian: ho finto che la sua gelosia mi desse fastidio, quando in realtà sto solo ripudiando quello che provo nei suoi confronti e ho finto che lui non mi avesse mai fatto sentire desiderata, quando è tutto il contrario.

Sono tanto testarda quanto lui ed è per questo che non riesco a perdonarlo per ciò che mi ha detto.

Appena sveglia ho deciso immediatamente di videochiamare i miei genitori per cercare di risollevarmi il morale, ma con scarsi risultati: mi sono sentita più in colpa di prima.

- Tesoro, se tieni davvero a questo ragazzo, credo che dovresti andare e chiarire - mi ha detto mio padre dopo avergli raccontato a grandi linee ciò che è successo con Kylian, omettendo la sua identità.
Non voglio far prendere un infarto ai miei, verranno a conoscenza a tempo debito del fatto che loro figlia si frequenta con un calciatore.
- Sì, tuo padre ha ragione, soprattutto se sai che infondo hai sbagliato anche tu - è intervenuta mia madre sottolinenando che la ragione sta sempre nel mezzo.

Mi sono detestata nel momento in cui ho pronunciato quelle fatidiche parole - Io e te non siamo mai stati niente - e ancora - Almeno lui mi ha fatto stare bene per una sera - riferendomi a quel ragazzo che ho odiato per tutto il tempo.

Dopo i preziosi consigli dei miei genitori ho deciso di mettere da parte il mio orgoglio per risolvere il tutto. Per questo ho chiamato Ney per sapere l'orario della fine del loro allenamento in modo da presentarmi fuori dal campo.

Ed eccomi qui nel parcheggio del Camp des Loges ad aspettare il suo arrivo.
Gioco nervosamente con l'orlo della maglietta bianca che indosso, cercando di tranquillizzarmi, ma con scarsi risultati.
Più i minuti passano e più continuo ad agitarmi.
Ho cercato di ripetere nella mia mente il discorso di scuse da fare a Kylian quando lo vedrò, ma so che quando me lo ritroverò davanti, dimenticherò tutto.

Quando sto per cedere in tutto per tutto, finalmente lo vedo arrivare con addosso la tuta ufficiale della squadra e il borsone in spalla.
È intento a guardare il telefono, ma una pacca sul braccio da parte di Ney, gli fa alzare gli occhi verso di me in modo stupito.
Credo che il mio cuore abbia mancato un battito, nel momento in cui i nostri sguardi scuri si sono incrociati.

- Ehi Kiki - lo saluto nervosamente, nel momento in cui arriva a pochi centimetri da me, mentre lui ricambia ancora confuso - Ciao Coco, che ci fai qui? -.
Prima che io possa rispondere, il compagno brasiliano si avvicina per stamparmi un bacio sulla guancia - Ciao Ney - lo saluto, contraccambiando quel gesto per ringraziarlo dell'aiuto e Kylian sembra capire che Neymar mi abbia aiutata per progettare questa sera.

- Ti va di parlare? - domando, quando veniamo lasciati soli.
- Sì, lasciami due secondi per chiamare Victor - ribatte immediatamente, estraendo di nuovo il telefono, ma lo interrompo - Oh no andiamo con la mia macchina -.
Mi guarda stupito e in effetti non lo biasimo; da due mesi a questa parte sono sempre stata scarrozzata da lui in giro per Parigi, ma questo perché detesto guidare per il traffico della città.

Per tutto il tragitto il silenzio ne fa da padrone e il timore che la situazione tra noi non si possa risolvere, inizia a farsi sentire.
Dopo pochi minuti arriviamo nella sua dimora così bella e sfarzosa, piena di trofei e rimango imbambolata per parecchi istanti a fissare qualsiasi angolo che prima d'ora non avevo mai notato.

- Chloé, siediti - mi incita ad accomodarmi accanto a lui sul divano con tono divertito, vedendomi in piedi in mezzo alla stanza.

Rifletto per qualche secondo, guardando il suo viso rilassato per poi iniziare a parlare - Mi dispiace per l'altra sera -  inizio innanzitutto, per poi proseguire - Ma io non c'entravo nulla, davvero. Cindy mi ha portata fuori a cena per farmi sentire meglio, ma non sapevo che ci sarebbero stati anche due suoi amici -.
- La solita Cindy - scuote la testa sorridendo, al pensiero che la nostra amica abbia un modo tutto suo per risolvere i problemi.

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