3: Alfieri bianchi ♗

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Gli agenti ormai hanno pulito la scena, chiudendola con alcuni nastri gialli messi di fretta e pure male all'ingresso del bar.
«Grazie mille agente. Senza il suo prezioso aiuto, io non sarei vivo.»
L'uomo mi sorride. Il suo sorriso mi scalda, riesce a tranquillizzarmi senza troppa difficoltà. Mi ricorda il sorriso di Light. Ricordo i momenti passati a seguirlo: ogni sua azione era perfetta e priva di goffaggine. Armonioso come sempre, i suoi lineamenti formavano luminose linee in aria.
«Ho solo fatto il mio lavoro. A dire il vero, catturare uno stupratore nonché capo di una delle più grandi gang di Tokyo sembrava impossibile, ma grazie al tuo aiuto è stato più semplice. Mi sarebbe piaciuto sbatterlo dietro alle sbarre vivo.»
Il suo sorriso grava colmo di rammarico, la sua sicurezza sfuma in nuvole scure che sembrano appesantire la sua testa.
«È stato dichiarato arresto cardiaco, dev'essere opera di Kira. Avete rilasciato informazioni su di lui quando era ancora in vita?»
«Io mi sono espresso contrario, avevo anche proposto di mandare informazioni false.»
Il barista esce dalla cucina, accompagnato da un agente che lo saluta abbandonando il bar.
«Ah! Barista, mi porti un cappuccino la prego.»
Dietro al banco c'è uno splendido uomo alto dai capelli corvini: questi sono lunghi e setosi, paiono lisci come tende di seta. I suoi occhi sono a mandorla, come i nostri, ma sono adornati con brillantini rossi che alla luce delle lanterne risaltano perfettamente.
Indossa un kimono vermiglio acceso, con tanti fiori di ciliegio disegnati su di esso.
I suoi occhi castani assumono la sfumatura dell'ambra aurea illuminati dalle fiaccole nelle lanterne.
«Certo.» inizia a mettersi a lavoro mettendo una tazza sotto la macchina del caffè, buttandoci dentro i chicchi del caffè puri. Ora è questione di pazienza.
Mentre attendo il mio cappuccino, inizio a parlare con l'agente, conoscendolo un pochino di più.
Si chiama Minako Yumimoto, ha venticinque anni e ha studiato nella prefettura di Tokyo. È entrato nella polizia grazie alla raccomandazione di alcuni parenti che lavorano per la legge.
Mentre trangugia la sua birra dalla bottiglia in vetro, vedo sul suo volto spianarsi la strada una inebriante sbronza.
Io ne approfitto, anche se è una strategia cattiva.
«Quindi, cosa intende fare la polizia riguardo a Kira?» afferro la mia tazzina di caffè; finalmente il liquido all'interno è tiepido, mi permette di sorseggiarlo senza lamentarmi per la bruciatura della lingua.
«G-Guarda..» rimane fermo a fissare la macchinetta del caffè, costringendo il barista a spostarsi per la potenza dello sguardo, continuando poi: «La polizia è tutta una m-merda, capisci? Sono delle fighette. Se non mi pagassero, nemmeno starei qui.»

Appoggia la sua testa pesantemente sulla mia spalla.
Gli metto una mano sulla fronte: è caldissima. Credo sia in un qualche modo a causa della sbronza.
«È bastato che Kira minacciasse il dipartimento per fare tirare fuori dal caso la polizia.»
Sorseggio il mio caffè. L'arresto di Higuchi è avvenuto grazie alla polizia, il che significa che Kira non era nelle condizioni di fare nulla per impedire tale collaborazione. Ma se Higuchi è stato solo una pedina di Kira, allora il motivo per il quale Kira non ha mosso un dito è perché voleva che la polizia arrestasse Higuchi.
Posso affermare che la polizia ha in mano qualcosa che apparteneva a Higuchi, più che Higuchi stesso. Insomma, quest'ultimo è stato ucciso da Kira stesso.
Kira è tornato a uccidere e la polizia è tornata a stare zitta: non dev'essere un caso.
«Certo, ma se la polizia si è tirata fuori dal caso perché hanno arrestato Higuchi? Qualcuno deve averli chiamati.»
Torna seduto e chiede dell'acqua per riprendersi, cercando di sforzare il suo cervello per elaborare una risposta.
«Vedi, il fatto è che L ha continuato a cercare Kira. So di alcuni agenti che si sono licenziati per lavorare al suo fianco. Basta poco per trovare i loro nomi, se è vero che Kira poteva accedere alle informazioni della polizia, allora potrebbe farli fuori. La verità? Penso non siano morti. L agisce ancora, nessuno ha proferito parola su morti al fianco di L. Nemmeno in centrale, dove chi omette crimini non si fa problemi ad ammetterli ai colleghi.»
Finisco il mio caffè, ovviamente macchiato.
Kira aveva accesso alle informazioni della polizia? Crimini omessi, crimini mai avvenuti? Chi sono questi collaboratori di L?
«Penso che Kira non solo attinge alle informazioni della polizia, ma fa parte della polizia stessa. L'unico motivo per il quale non ha ucciso i collaboratori di L, è che sono troppo vicini a lui. Quindi, posso dire che tra i collaboratori di L si nasconde Kira.»
Soffoca sulla sua acqua, due colpi sul petto ed è a guardarmi sbigottito.
Anche il barista ha un sorrisetto velato, batte le mani.
«Tu non sei un ragazzo qualunque, vero?»
L'uomo dietro al bancone si rivolge a me, io esco dal bar, rientrando con una cassetta che fino a qualche momento fa era attaccata alla mia bici.
La poggio sul bancone, questa fa saltare tutti gli oggetti poggiati sulla superficie del banco.
«Quanto saremmo disposti a spingerci per perseguire il nostro ideale di giustizia?»
Apro la scatola: dentro c'è una scacchiera diversa da quella che ho a casa, ma molto simile per aspetto. Manca la firma del signor Watari.
«Sarei pronto a tutto, ma non a uccidere. Torturare? Certe volte sarebbe anche meritato. Ma preferisco agire da umano maturo.»
Il barista si avvicina al bancone: da questa distanza, posso affermare con certezza che è tanto alto quanto esile.
«Io mi limito ad ammanettare gli stronzi, capite?» singhiozza l'altro, bevendo un'altra bottiglietta d'acqua.
Sistemo sulla scacchiera le pedine, mettendo dalla parte del barista le pedine nere. Circa verso il centro poggio una torre nera, i due ragazzi la scrutano.
«Io non voglio amministrare la giustizia. Non mi fa né caldo né freddo vedere la legge applicata. Chiamatemi egoista, ma penso solo al mio tornaconto personale.» muovo il Re bianco affianco alla torre nera, mentre continuando a parlare spiego: «Vedere una persona che odio sulla forca mi causa lo stesso effetto che vederla in libertà. Ciò che mi interessa è smascherare Kira. Voglio capire se lui e il ragazzo che ammiro sono la stessa persona. Amo osservare la gente, vedere come reagisce, definire il loro concetto di giustizia solo con uno sguardo. Preferisco bruciare che essere impossibilitato a leggere le persone. Per questo, sono disposto a tutto pur di capire quante persone si muovono verso un obiettivo che è definito "buono".»
Dietro il Re bianco posiziono due alfieri bianchi.
«Dunque hai una pista?» il barista domanda.
«Ti interessa?» stringo un alfiere, pronto a gettarlo via.
«Mio padre era un lavoratore onesto. Passava nei campi delle periferie le sue giornate, pensando solo a lavorare per guadagnare e portare il pasto a tavola. Mia madre invece veniva dalla Cina. Per un po' ha aiutato mio padre, ma una volta rimasta incinta di me è stata costretta a smettere. Un terribile giorno, mio padre morì di infarto. All'epoca, ancora non c'era Kira. Mia madre iniziò, per mantenerci, a vendere medicinali e droghe importate dalla Cina, rifornendo anche a delle associazioni mafiose di alto rango. Ma la mafia cinese non voleva legami con quella giapponese, così ordinarono ad alcuni sicari di ucciderla. Quest'ultimo avvenimento è di questo stesso anno.»
Minako soffoca ancora una volta sulla sua acqua.
«Era una giornata assai tempestosa. Giunsero a casa, sfondarono la porta e puntarono un fucile contro mia madre. Nonostante avessero delle maschere, morirono di arresto cardiaco, tutti e tre i sicari. Chiaramente doveva essere opera di Kira: come ha fatto lui a trovare i loro volti non lo so, ma una cosa è certa, in quel momento mi era sembrato un eroe. Ma poi, accadde...»
Abbassa lo sguardo verso un anello dorato che tiene al dito, stringendoci sopra le dita.

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora