6: Colonne ⥯

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Mi sveglio con un gran mal di testa, che scende dal mio capo lungo tutta la spina dorsale, intorpidendo i miei muscoli e soprattutto immobilizzandomi. Come se non bastasse, sono legato a un palo di ferro. Il buio mi accerchia, di fronte a me il nulla. Sono nel vuoto.
Inizio a dimenarmi, voglio andare via. Mi prende il panico, che aumenta appena mi accorgo che il mio terrore non mi rende spasmodico, che non mi sto veramente scuotendo, che sono fermo come una statua e che l'unica ragione per la quale il mio cervello finge che mi stia muovendo è per sfogarsi e lasciare via tutta la tensione che so di provare.
Paralizzato? Sono stato avvelenato. Questa reazione graduale, di paralisi in un vertiginoso aumento dell'effetto sino a colpire definitivamente il sistema nervoso è per forza causa del veleno di An, ma non di una fialetta usata entro le dieci ore, ma usata tardi, quando l'effetto è debole. Mi hanno drogato in sostanza, non so come, non so quando, so solo che il veleno non ha avuto tanto effetto, quasi come se mi avessero drogato per farmene accorgere quando ormai era troppo tardi. Così non mi sono accorto di nulla, Minako è entrato nella torre e An è solo a bere vino gustandosi la sua vittoria.
«K, svegliati!»
Se sono immobilizzato, probabilmente nemmeno gli occhi si riescono ad aprire. Allora forse c'è luce là fuori: se così fosse, potremmo determinare dove ci troviamo.
«Di' qualcosa dannazione!»
Questa voce colma di panico appartiene a Light. È così fragile, spaventata, totalmente inaspettata. L'ultima volta che l'ho sentito era quando disprezzante mi ha lasciato a terra: forse già allora il veleno iniziava a fare effetto.
Sento che inizia a lamentarsi, come se stesse piangendo. Ma poi il pianto viene improvvisamente rimpiazzato da una fragorosa risata, quasi fa tremare le pareti: Light inizia a farmi paura. Seguendolo, ho sempre pensato che fossi io lo psicopatico. Ma ora inizia a diventare qualcuno di irriconoscibile, scontroso e fuori di mente. Ha perso il senno? In una situazione del genere tutti reagirebbero così. Anch'io sto avendo una crisi in questo momento, ma sono bloccato in questa posizione. Gli unici movimenti di mia proprietà che sento sono il mio cuore e i miei polmoni, che respirano solo perché la mia bocca e semichiusa.
La risata di Light sembra essere udita da qualcuno, che sbatte insistentemente una nocca contro un oggetto in metallo. La sala accoglie l'eco dei colpi amplificandoli nella mia testa. È straziante tutto questo. Perlomeno, Light ha smesso di ridere. Anche quello mi disturbava.

Passano minuti, forse ore. Light non fa che parlare da solo: dice cose prive di senso, ma che riesce in qualche modo a legare tra loro da un contesto che non riesco a decodificare a causa della mancanza del secondo interlocutore. E se avesse un auricolare? Potrebbe chiamare la task force e farli venire in nostro soccorso. Ma se fosse in contatto con quelli che ci hanno rapiti, allora starebbe un'altra volta fingendo. Light Yagami è come un libro per me, o così ho sempre pensato. Alla fine, di lui conosco fin troppo poco. Una persona come lui non la conosci, al contrario, puoi solo affidarti a ciò che ti fa vedere o ti fa credere. Non è mettersi su delle maschere, è più che altro un bluff da poker. Non si è sicuri di ciò che Light è, ma certamente, a grandi linee, si possono distinguere in lui due diversi profili tutti diversi e tutti conosciuti interamente e alla perfezione da solo una persona: la sua altra personalità. Potrebbe mostrarsi gentile alla sua ragazza e aggressivo ai suoi genitori; potrebbe sembrare intelligente davanti a qualcuno e fingersi stupido davanti a qualcun altro. L'unica cosa che lo rende coerente e che mantiene ancora viva la sua persona è l'integrità della figura di studente modello e attraente che si è creato con il tempo. Se non fosse per quello, tutte le sue sfumature non avrebbero alcun senso. Quindi sarebbe tanto forzato pensare che possano esisterne due Light? Magari la seconda versione è Kira, l'assassino sanguinario e, senza rendersene conto, quando non uccide torna a essere Light. Ma è possibile una situazione del genere?
Una puntura sul mio collo, un piccolo spillo infilato nella mia carne e tutti i miei pensieri svaniscono.

Quando apro gli occhi, sono totalmente libero di muovere il mio corpo, ma continuo a essere legato, con delle catene pesantissime, a un palo.
Di fronte a me riesco finalmente a vedere Light, senza percepire la sua mera presenza.
«Ti sei svegliato, che sollievo!»
Il mio respiro sembra provenire da dietro una maschera, produce un rumore che sfuma meccanicamente nel corso del tempo. Sono nascosto da una maschera? Lo ero anche prima? Tuttavia, Light non possiede una maschera.
«Light...» la mia voce è stanca, spirata.
«K, ci sei?» annuisco debolmente. Ci sono diverse candele accese in questa stanza, rilasciano un buon profumo. Ci sono tende dai motivi cinesi, disegni di mastodontici dragoni e diversi affreschi di coppie di persone sedute su prati fioriti. Se non fosse per questi pali e queste catene che bloccano me e Light, sarebbe una piccola sala a tutti gli effetti. La porta a muro scorre lungo la parete; entra una donna dai capelli maestosi. Questi sono lunghi ai lati, coprendo le tempie senza scomporsi, cadendo e ondeggiando all'aria come cascate. Tenute ai capelli con dei buyao e spilloni affilati, queste ciocche sono nettamente messe in secondo piano rispetto al bun superiore tenuto su grazie a una coroncina che trova la sua base dentro di esso e la sua fine, una volta percorso tutto il diametro del capo, negli spilloni di prima. I suoi occhi, tirati in avanti con un eyeliner fitto e scuro, sono castani.
«Kyou, mio fratello è venuto a prenderti. Light, tu verrai con me in un'altra stanza. Abbiamo delle cose da dirci.»
Cerco di alzarmi con tutta la mia forza, le catene sbattono contro il palo. Per quanto io stia puntando contro quella ragazza, non riesco a raggiungerla.
Mi vengono in mente i momenti passati in palestra, a dare il meglio di me fino allo sfinimento, fino a cadere a terra. Non potevo seguire Light il weekend perché mi allenavo, questo mi rattristava. Ma ho sempre sperato nel poterlo un giorno impressionare, quindi sono andato avanti, fino a che superare lo sforzo massimo che alle medie potevo fare era una bazzecola da niente.
Continuo a spingere, ma la rabbia non basta.
La donna indossa un bellissimo cheongsam nero, rosa e rosso; e cammina verso di me con i suoi tacchi rossi, che contro il pavimento fanno un rumore senza precedenti.
Si mette di fronte a me, abbassandosi al mio livello. Una volta che siamo faccia a faccia entrambi sulle nostre ginocchia, mi mette una mano sul viso, seguendone il lineamento dalla guancia sinistra al mento.
«Sai che questi fermagli tanto affilati sono stati banditi dalla Cina nel medioevo perché ritenuti troppo letali? Sai, anche il veleno poteva ucciderti se dosato male. Se sei vivo è per la concessione di persone gentili. Non farmi pentire di averti tratto in salvo.»
La guardo senza capire ciò che dice. Quello sguardo, quel volto, quei lineamenti femminili e questa voce calma, ma spaventosa... mi ricorda An.
«Tuo fratello... chi è?» domando, stavolta guardo il pavimento.
«Tu lo conosci come An.»
«Tsk.» mi mordo il labbro inferiore. Avevo già intuito che questa farsa aveva a che fare con lui.
«Light, ascoltami. Come stai?» lui mi guarda, sorridente.
«Sto benissimo, non ti preoccupare.» vorrei fargli un sacco di domande, ma la porta a muro si apre con violenza causando un grandissimo rumore.
Entra An, arrabbiato come mai prima d'ora. I suoi capelli sono disfatti, i suoi vestiti messi alla rinfusa e per la prima volta non indossa un abito elegante o tradizionale.
«Mei, grandissima stronza!» la ragazza si alza e guarda dall'alto al basso An. Ella si mette una mano tra i capelli, estraendo un buyao. La sua punta è affilatissima, luminosa e spaventosa. Appena An le è alle costole, questa lo punta giusto poco prima di tranciargli la carotide.
An però è un passo avanti a lei, con il suo ago avvelenato già appoggiato alla sua pelle.
«Ragazzi, non vi pare il caso di liberarci?»
«Non ora Kyou.» dicono insieme i due fratelli. Vorrei indietreggiare imbarazzato per ciò che ho detto e per come sono stato congedato, ma non sono esattamente nella posizione per farlo.
«Mei, cosa hai fatto a questi due?» An ritira lo spillo, sua sorella fa altrettanto.
«Ti interessi tanto di questo tipo qua? Guarda che poi piango, non mi hai mai dato tante attenzioni.»
«Chiamami fratello o fratellastro, ma io non farò lo stesso con te. Se abbiamo la stessa madre, non significa che io abbia qualcosa da spartire con te. Libera Kyou e fai ciò che vuoi con questo qua.»
Guardo Light. I suoi occhi sono su di me. Arrossisco senza farmi problemi.
«Le chiavi delle catene sono i miei fermagli. Prendi.» porge ad An i fermagli, i suoi capelli raggiungono l'altezza delle due ciocche lasciate sciolte. An apre prima la mia catena, poi quella di Light.
«Non toglierti quella maschera, Kyou.» mi avverte Mei, prima che io possa anche solo preoccuparmi per la copertura. Il mio pensiero primario è Light. Mi avvento su di lui, abbracciandolo. Ho avuto tanta paura che gli facessero qualcosa.
«An, Kyou, andatevene.»
«Il ragazzo viene con noi.» An guarda Light, io continuo a stringergli il braccio.
«Light, conosci questa ragazza?» domando io, ma lui scuote la testa.
«Posso dire di conoscere più te che quella ragazza, K.»
Trascino Light verso An. Quest'ultimo si gira e va verso la porta, io lo seguo. Anche Light sembra stare con noi. Trovandoci in un lungo e stretto corridoio, sono sicuro di perdermi, se non fosse che An sa la strada, come se ci fosse già stato qui.
«Kyou, giusto? Stai bene?» lui mi guarda, sotto la maschera bollo di calore.
«Sì, tutto ok.»
«Se non volevi che scoprissi il tuo nome, non avresti dovuto rivelarlo a nessuno.»
«Light, giusto? Perché ti interessa così tanto il suo nome?»
Inarco un sopracciglio. In questo momento, abbiamo in pugno il sospetto chiave di questa indagine. Ho capito, An se ne sta approfittando.
«Non sono affari che ti riguardano. Piuttosto, sarebbe il momento di dirci perché tua sorella ci ha rapiti. E soprattutto, chi sei tu?»
An si gira, lanciando un'espressione intrinseca di rancore verso Light. In realtà, so che il suo scopo era un altro. È un avvertimento lanciato direttamente a me: devo agire anch'io, in questo momento. Vuole rendere questo salvataggio un interrogatorio.
«Lui è un mio conoscente, Light. Ora però tu mi devi spiegare perché vuoi che scopra l'identità di L.»
An ghigna là davanti, lo sento. Questa è una domanda che l'ha messo con le spalle al muro. Già, in questo momento, nella grande scacchiera di questa mia battaglia personale, i pedoni neri ci hanno spinto contro il Re nero, spingendolo contro le sue misere torri. In una sola mossa, siamo riusciti a risalire tutta una colonna.
«Io non voglio che tu trovi L.»
Aggrotto la fronte. An rischia la vita, ha il volto scoperto. Tuttavia, io ho questa maschera, per qualche assurdo motivo. Di certo anche An ha capito che chi mi ha messo questa copertura lo ha fatto perché c'è stato o c'è ancora il rischio che Kira mi uccida. Allora in questo momento, non so per mano di chi, ma Light è ancora più sospetto, e questa menzogna su L lo ha dimostrato.
Ma senza farsi problemi, si gira e mi inchioda al muro. La sua gamba è spinta contro il mio membro, tra le mie gambe. Tento di chiuderle per difendermi, ma è inutile: struscio solo i miei arti sulla sua gamba, stimolando il mio pacco. È un brivido piacevole, questo: più lui pressa per farmi male e cerca di tacermi, più io provo una sorta di piacere. Ma questa minaccia velata la nota anche An, che furtivo come non è mai stato prima, ha un ago puntato sulla nuca di Light. Vorrei rimanere in questa posizione per sempre, con le labbra di Light che sfiorano quelle artificiali della mia maschera apatica, che non trasuda le vere emozioni che provo. Trattengo anche i miei affannosi gemiti, quasi gli occhi cadono dalle orbite. Il suo respiro non può raggiungermi, ma mi basta sentirlo contro il mio piccolo guscio per apprezzarlo. Si sposta sul mio orecchio. Guardo An mentre cerca di leggere il suo labbiale, ma la sua faccia irritata mi suggerisce che non riesce a vedere.
«Cafeel, lunedì alle due in punto.»
Sudo freddo. Ho una sensazione di paura mischiata a della felicità. La mia parte razionale vorrebbe che non ci andassi per la mia incolumità, ma quella irrazionale grida di andare. No, devo trovare un compromesso tra le due parti e decidere cosa è giusto fare. Andare significherebbe poter scoprire qualcosa in più, potrei avanzare ulteriormente nell'investigazione.
«Parla chiaro e ad alta voce Light, sono pronto ad affondare questo ago nella tua pelle, immobilizzandoti in un secondo. Bada bene che non è necessario il veleno se posso colpirti il cervelletto. Ci vuole un po' a scavare con un ago, ma dubitare della mia abilità può costare caro.»
Solo ora mi accorgo che per tenermi al muro, oltre che ad avere messo la sua gamba, mi ha stretto le mani. Le sue dita intrecciano le mie, le bloccano. Mi guarda dal basso, improvvisamente è sul mio collo. Mi lascia un bacio umido, i suoi occhi guardano l'unica parte scoperta della maschera: gli occhi. Sta aspettando una reazione! Ha intuito che provo qualcosa per lui. Ha intenzione di sperimentare fin quanto riesce a piegarmi al suo volere.
«Calmo, non c'è bisogno di minacciarmi.» si stacca da me, involontariamente faccio un passo verso di lui, cercando ancora la sua attenzione. Mugugna ghignante, questo singolo passo deve avergli confermato qualcosa.
«Gli ho solo detto qualcosa che avrei dovuto tenere per me, ma credo che ora non posso più tenerlo segreto. Io sono L.»

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora