15: Cavalli neri ♞

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Domenica.
Erica mi porta a letto una tazza di cioccolata calda, stavolta sotto mia richiesta.
«Scusami Erica per averti scomodata.»
La rossa mi sorride sedendosi sul letto, al mio fianco.
«Non preoccuparti Kyou, vengo con piacere. Inoltre, staccare un secondo dal mio intenso lavoro è spesso una buona cosa! Poche sono le volte in cui non voglio staccare, magari perché è un lavoro più efficace se fatto di continuo o sono presa dalla mia ricerca tanto da appassionarmi.»
Le sorrido a mia volte, la sua dolcezza non ha fini.
Lascia sul comodino la tazza di cioccolata calda, vedo il fumo salire fino a toccare il soffitto.
«Che c'è Kyou? Ancora la solita storia?»
Prendo la mia tazza non avvertendo l'immenso calore.
«Essere metà dio della morte è come essere per metà morto. Non sento il calore né il dolore nelle parti coperte dallo scheletro. Se potessi terminare la trasformazione senza soffrire e sanguinare, la completerei all'istante.»
Erica sospira, capendo la mia deviazione del discorso. Avverto che lei vorrebbe parlare con me di ciò che mi turba e mi ferisce, non di quello inerente al caso Kira o alle conseguenze di questo.
«Non perdi sangue dalla parte già trasformata e puoi rigenerarti con la penna. Se vuoi farlo, fallo. Tanto il dolore per un dio della morte è niente, te ne dimenticherai una volta giunto nel regno degli dèi.»
Sorseggio la cioccolata e inizio a sentirne la vera temperatura. Mando giù controvoglia, siccome il liquido mi ustiona la bocca. Poggio di nuovo la tazza sul comodino.
«Io non voglio andare nel regno degli dèi. Nemmeno voglio morire. Voglio stare qui con te, An e...»
Esito. Per chi, Light? Il ragazzo che ho sempre amato che mi ha paragonato a un divertimento come un altro, una distrazione insignificante. Un oggetto da usare e da gettare. Ma non ero io quella stessa persona che avrebbe dato di tutto anche per un solo sputo di Light? Non sono io quel malato psicopatico che accetterebbe questa situazione pur di stare al fianco di Light? Cos'è questa sensazione che mi divide in due, che cessa l'esistenza unitaria del mio essere? Sono diviso, sono combattuto. Stare in questa torre ha posto un freno alla mia malattia, ha permesso alla mia parte sana di riemergere e farmi vivere come un essere umano. Finalmente so cosa significa poter essere persone normali e sane, prive di limitazioni psicologiche. Perché proprio ora sorge in me il dubbio? Perché Light riesce così facilmente a manipolarmi, senza nemmeno usare un death note?
«...e Minako?» tenta di completare lei, io la guardo.
«Sì, Minako.»
«Ascolta, Kyou.»
Erica si fa seria, la.mia cioccolata inizia a raffreddare.
«Tu non puoi continuare la tua storia con Light, d'altronde mi hai già detto che lui è il sospettato numero uno. Io non posso in alcun modo impedirti di seguire il tuo cuore, di rinnegare ciò che è giusto per tutti solo per seguire ciò che è giusto per te. Ma posso dirti che a lungo termine, sarai logorato dai sensi di colpa. Fai la scelta che ritieni più giusta, Kyou.»
Guardo fisso il pavimento. Domani abbiamo programmato un appuntamento. Domani si deciderà tutto, se Light è colui che fa per me o no. Ma io, in fondo, so già la risposta.
«Erica, ho bisogno che tu controlli questa penna. Inchiostro e contenitore. Voglio che sia fatto nel minor tempo possibile, possibilmente prima delle tre del pomeriggio.»
Erica ha un volto stupito.
«Kyou, ma ho solamente quattro ore!»
Io annuisco.
«Pensi di potercela fare?»
La rossa rimane silenziosa a riflettere, poi annuisce.
«Io posso farcela.»

Finita la mia cioccolata, lavati i denti, mi guardo allo specchio. Stringo la ceramica del lavandino. Dannazione, Light mi sta offuscando la testa. Io ho bisogno di lui, ho bisogno ogni secondo del suo sguardo.
Esco dalla mia stanza,percorro il corridoio. Ho ancora gli occhi gonfi per il pianto ininterrotto di stanotte, ma non mi importa. Sto attento a non destare sospetti. Entro nella stanza di Light. Disattivo le telecamere, mentre lui mi guarda impotente. Non può parlare, perché ha la bocca tappata da una benda. Matsuda sta dormendo, io lo costringo a farlo andare nel suo appartamento rassicurandolo. Chiusa la porta, sono solo con Light. Mi guarda immobile, senza potersi muovere per via delle corde. Vorrebbe parlare perché sento i suoi mugugni indecifrabili scappare dalla stoffa che gli cuce la bocca. Mi trovo davanti a lui ora, i suoi occhi deboli implorano pietà. Scuoto la testa, mi mordo il labbro e guardo fuori dalla finestra: non ho il coraggio di guardare con i miei occhi ciò che sto per fare.
Molti la considererebbero peccato, abominio e crimine, ma se non nutro la mia parte malata, rischio di perdere totalmente il senno. Mi siedo su Light, le gambe divaricate sulle sue. Il mio viso è vicino al suo, i miei capelli giungono sino al suo viso e li vedo roteare in spirali mosse dal suo respiro dolcissimo. Il suo odore è come una rosa appena sbocciata, testimone della natura terrestre. Muovo il mio bacino lungo le sue gambe, fino a poggiare i miei glutei sul suo pacco, che sfugge, quasi mi fa ribrezzo mentre si ritrae. Mi sta ripudiando? Colpisco il suo volto con uno schiaffo. Non anche lui. Tutti, ma non lui. Se qualcuno mi deve rifiutare o addirittura trattare male, quello non deve essere per nulla al mondo Light. Lui è mio, c'è la mia croce sopra. Gli tolgo i pantaloni fin quando riesco, cioè fino alle caviglie dove trovo altre corde che lo legano ai piedi della sedia. Mi spoglio.
«Non guardarmi con quella faccia.» il mio tono è serio, quasi un ordine. Lui ubbidisce.
Abbassa lo sguardo, mentre io seggo nuovamente su di lui e inizio, con l'ausilio del fallo, a saltare. I miei gemiti, la sedia che trema, lui che contrae e sforza tutti i suoi muscoli per negare al piacere di prendere sopravvento costringendolo a diventare dolore. È una tortura per lui, ne sono consapevole. Sono malato, io sono pazzo. Ma sto godendo come un bastardo, la mia lingua esce fuori in cerca di aria e nel frattempo macchia tutto. Light si arrende, smette di combattere, si spegne. Inizia a gemere di più, i sussulti e i sospiri che esala si fanno più presenti e voluminosi. Stringe le dita delle sue mani, io avviluppò le mie braccia intorno al suo collo e spingo la mia testa oltre le sue spalle iniziando a urlare dal piacere, quasi taccio anche le vibrazioni della sedia. Sento le sue lacrime bagnarmi, io inizio a piangere allo stesso momento. La situazione è così fottutamente malsana che persino una persona sana di mente darebbe di matto. Tolgo la benda dalla sua bocca, i suoi lamenti e i suoi gemiti sono ormai distinti e sono una tortura per le mie orecchie e la mia metà sana, mentre una delizia per il corrotto in me.
«Di' il mio nome Light. Dillo!» urlo, le nostre lacrime aumentano. Ma è quello che devo fare per salvarmi dalla tortura a cui sono condannato ogni volta che vado in astinenza dal seguire Light. Ora però tutto è diverso. Ora ho una possibilità che non si ripeterà più.
«K-Kyou!» lo grida in preda al dolore. Io termino qui, eiaculando su di lui. Egli fa lo stesso dentro di me. Mi sento pervaso dalla sua essenza, libero da delle catene che non ho mai veramente avuto. Mi stacco da lui e mi rimetto in piedi, dal mio retto esce sangue tanto incurante sono stato. Mi rivesto, pulendomi prima. Rivesto Light, lui con la bocca libera non mi parla nemmeno, non cerca di giustificarsi per ciò che ha detto. Se fosse Kira, io sarei il primo morto accaduto dopo la sua liberazione. Gli tappo nuovamente la bocca, riaccendo le telecamere e lascio la stanza, prima di guardare per un'ultima volta i suoi occhi spenti fissare il pavimento, morti e senza più quella vitalità di sempre.

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora