16: Cattura 𖣘

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Lᴜɴᴇᴅɪ̀.
È giunto il giorno: oggi è lunedì. Una settimana intensa dal mio rapimento, di lavoro ininterrotto giorno e notte al massimo delle mie -delle nostre- potenzialità in modo da catturare i due Kira.
Le nostre investigazioni, per quanto improvvisate e spesso basate su scommesse o presentimenti alla fine ci hanno condotti a delle piste che abbiamo saputo cogliere senza paura. Certo, i rapporti tra le persone che abitano la torre si sono fatti complicati, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere alcuni nostri obbiettivi.
Sulla congettura che Higuchi non fosse uno dei due Kira originali, abbiamo monitorato coloro che erano sotto il mirino di L senza però rivelarlo chiaramente: ci ha aiutato la mafia cinese, che ci ha dato un pretesto per indagare sì su una dei sospettati (Mei), ma anche permesso di nascondere a tutti i membri della task force chi veramente stavamo pedinando (Light e Misa).
Per quanto riguarda ciò che abbiamo scoperto della Bloody Pen -la penna di Rem che si è rivelata un oggetto assai potente quanto spaventoso- siamo rimasti con lo stesso pensiero: la penna trasforma chi ferisce in uno shinigami.

Light si è ripreso dalla droga in tutta la giornata di ieri, ma non l'ho ancora incontrato. Al mio ritorno da casa di Mei, Ide mi ha detto che l'ha visto uscire dalla torre senza nemmeno provare a salutare Misa. Sembrava spento, avvilito. Mogi ha provato a collegarlo al fatto che fosse malato, ignaro che in realtà quella era una mia bugia per coprire l'effetto del veleno.
Quando ho chiesto a Soichiro se sapesse dove fosse diretto, lui mi ha risposto che non lo sapeva. Essendo mattina, ho provato a controllare all'università pensando fosse tornato a frequentare le lezioni dalla sua pausa. Mi sono presentato a casa sua, chiedendo di lui, ma sua madre mi ha riferito che se n'era appena andato. Non avendo altri luoghi dove cercare, mi sono arreso.

Ora invece, mi trovo al cafeel. È l'orario concordato per il nostro appuntamento. Prima di entrare, prendo un respiro profondo. Questa è la tua occasione, K. Devi riuscire a sconfiggere Light e le tue paure, redimerti dai tuoi peccati prima che Kyou abbia la meglio e si sottometta a Light. Io spero, con tutto me stesso, che Light si trovi là dentro. Ormai sono sicuro di essere diviso in due individui completamente diversi, uno che incarna la giustizia, il bene e la salvezza, e uno che incarna il male, il peccato e la malattia. Questi lati di me combattono continuamente per prendere il sopravvento, spinti dalla necessità di instaurare in me le loro radici e crescere rigogliosi.
Decido di entrare, il freddo mi sta consumando. È una giornata nuvolosa, evidentemente il mal tempo si è scordato di andarsene via da quando ha piovuto qualche giorno fa. Dentro alla tavola calda il caldo mi circonda, quasi ripudio la temperatura e preferisco tornare fuori; invece ritento, mi muovo verso l'interno della struttura dove il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Light non è seduto su nessuno dei tavoli. Il mio muscolo cardiaco prosegue a battere, colmo di emozione, elettricità e adrenalina. Giro tutti gli angoli del bar, ma non lo trovo. Proseguo al secondo piano che, rispetto al primo, è più recente e meno colmo di gente. Si trova affianco alla finestra che dà sulla stazione di Shinjuku, a guardare fisso le rotaie. Ha scelto l'angolo perfetto, in quanto dista dalle telecamere e soprattutto non ha persone attorno. Mi avvicino a Light, dall'ansia premo la tasca sinistra dei miei pantaloni. Light poggia il volto sul palmo della sua mano, lo sguardo fuori dalla finestra indica che ormai l'unica cosa che riesce a guardare senza provare vergogna è una rotaia scarna di vita. Quando sono ormai di fronte al tavolo, il secondo L si accorge della mia presenza, ormai non si sorprende più. Si limita a scoccare le labbra infastidito, spostando una ciocca dei suoi capelli dietro le sue orecchie e a sistemarsi con la schiena sul divanetto che sostituisce le sedie del tavolo dalla parte del muro. Mi guarda: le sue pupille monocromatiche e spente non hanno più la lucentezza che avevano quando mi ha salvato dai bulli. A questo punto, vorrei poter urlare e uccidermi. Ho derubato Light della caratteristica che più amavo per il mio solo egoismo, per quella smania di ottenere ciò che tanto mi rendeva felice, ossia il suo essere perfetto.
«Ho ordinato della cioccolata calda, so che ti piace.»
Mi siedo, trasalendo. Quindi si ricorda di ciò che mi piace. Perché scomodarsi per togliermi uno sfizio così, nonostante tutto ciò che gli ho fatto? Forse dentro ha ancora un cuore che pulsa, che non si è frantumato in mille pezzi. Forse ha raccolto i cocci in soli due giorni. Ma il Light gentile e generoso che tanto ho apprezzato c'è ancora, rannicchiato nell'ombra. Se fossi in grado di toccarlo, di tendergli la mano, forse potrei vivere bene con lui. Forse Light e K potrebbero vivere senza problemi. Ma se Light fosse in realtà morto dentro, apatico fino al midollo e smosso da atti di bontà quasi imposti da ciò che la società si aspetta da una persona come lui, se lui fosse effettivamente sparito nel nulla per lasciare spazio a Kira o a un essere simile... forse l'unica salvezza per la nostra misera amicizia deviante sarebbe permettere a Kira di vivere con Kyou.
«Grazie, non... non dovevi.» perché ho diviso a metà la frase? Ho forse paura di parlargli, di affrontarlo? Ho il vantaggio io in questa situazione, le redini di tutto. I cardini serrati nelle mie mani non possono voltare sponda senza prima essere colpiti, quindi perché mi preoccupo? Per quanto mi riguarda, l'ho posto nella condizione di essere un cane ammaestrato in colpa e svilito, privo di ogni orgoglio e umanità. Quindi temere è come un affronto a me stesso e a ciò che ho fatto, una semplice controindicazione ipocrita del mio crimine. Che diritto ho io di essere quello in potere e nonostante ciò temere? Sarebbe prendere in giro Light, deturpandolo del suo essere stato abusato.
«Perché sei venuto?» mi domanda. Io mi unisco a lui nel guardare le rotaie. «Non dovevi, o almeno, non avresti dovuto... fatico a credere che tu non abbia dubitato delle mie intenzioni.»
Io annuisco.
«In effetti, ho pensato che rivelare di essere L per giustificare l'invito a questo incontro fosse un segnale che qualcosa di questa piccolissima rimpatriata non quadrasse.»
Guardo il tavolo, dove batto insistentemente l'indice destro per diminuire la tensione che mi debilita.
«Tu, Light? Perché ti sei presentato, dopo tutto quello che ho fatto?»
Light si copre gli occhi con le mani, mordendosi il labbro inferiore. Delle lacrime scorrono per le sue guance: singhiozza, piange, ride. Ride di pura follia, distratto dal suo trauma. Il piano si libera in fretta della poca gente presente, mentre il barista lascia le bevande andandosene subito dopo esserci preoccupato della salute di Light. Ruoto sul tavolo il caffè di Light con la mia cioccolata. Lui smette di nascondersi dietro le sue mani, come un bambino di quattro anni.
«Ti è piaciuto, almeno?»
Io lo guardo negli occhi: «Certo che mi è piaciuto! Io volevo che venissi qui, per parlarti di tutto, anche di ques-»
Lui scuote la testa, con la lingua batte il palato e mi costringe al silenzio; aggiunge poi, dopo che le lacrime si sono asciugate sul suo viso: «Non parlo del fatto che io mi sia presentato a questo incontro, ma di quando mi hai stuprato. Ti è piaciuto? Che hai provato, eh?! TI È SEMBRATO DIVERTENTE?» inizia a urlare, si alza ma il tavolo rimane fermo al pavimento grazie alle viti che lo legano a esso. Mi prende per il colletto, piangendo. Il suo sguardo mi rattrista, guardo per terra.
«Rispondi, Kyou. Ti è piaciuto?»
Mi mordo il labbro inferiore, una lacrima riga anche il mio viso e cade nella mia cioccolata. A lui non riesco a mentire.
«Sì, mi è piaciuto.»
Mi lascia cadere sulla sedia e si ricompone anche lui.
«Sei un fottuto malato, K.»
Altre lacrime mi macchiano: «Lo so.»
Rimaniamo in silenzio, Light per non affrontarmi beve il caffè mentre io sorseggio la mia cioccolata rumorosamente per non lasciare che il silenzio mi privi della sanità di cui ho bisogno in questo momento.
«Ieri siamo andati a casa di Mei.»
Light si illumina, mi guarda. Vedo nei suoi occhi che è tornata un'emozione: la paura.
«P-Per cosa?» la tazzina inizia a muoversi seguendo i tremiti della mano di Light. Quando cade una goccia sul tavolo, si arrende e poggia la tazzina giù.
«L'abbiamo arrestata con l'accusa di essere Kira.»
Light tenta di trattenere un sorriso malamente.
«D-Davvero?» perché sta tremando?
«Sì. Posso descriverti tutto nel dettaglio.»
Quando afferra la tazzina, già non trema più. Sta nascondendo la sua paura? L'ha finta? Oppure è sicuro di qualcosa che mi sfugge?
«Certo, prosegui pure.»

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora