23: il nero ◼️

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Light dorme affianco a me. Per tutta la notte, l'ho stretto avidamente, come se potesse fuggirmi. Non voglio che se ne vada. Dalle finestre, il sole invernale, spento e freddo, riesce ad affiorare come un alone indistinto tra le nuvole che ormai hanno smesso di emettere neve. Daisuke, lui è la mia preoccupazione. Il foglio, che fine ha fatto il foglietto? Probabilmente, a quest'ora, sarà già stato utilizzato per incriminarmi. Lascio un bacio sulla fronte di Light e poi mi dirigo alla saletta adiacente la cucina. Quando mi siedo per mangiare una colazione appena preparata, osservo entrare con una tazza di latte e una brioche Erica, che si siede di fronte a me. Il suo sorriso è caldo, ma sembra frutto di qualche strana costrizione: le sue labbra, ogni tanto, vacillano, dando segni di irreparabile ansia.

«Buongiorno Erica, dormito bene?» chiedo, mentre la donna si risistema la maschera sulla bocca. Il pericolo che Light possa vederle il volto turba anche me: sarei pronto ad accettare la sua morte, se mai dovesse avvenire? Una morsa allo stomaco scuote il ricordo di An, morto di fronte ai miei occhi. Ella risponde, scacciando via ogni mia preoccupazione, dissimulando quella falsa quiete con la quale era arrivata: «No Kyou, non sono riuscita a chiudere nemmeno un occhio.»
Prendo un morso dal mio piatto, assaggiando il bacon. Questa cucina americana che Misa ha introdotto alla fine piace solo a Matsui. Mando giù il boccone con un sorso di succo d'arancia e rispondo, con la bocca ancora impastata: «Perché?»
La mia espressione incuriosita sembra fare distogliere lo sguardo a Erica. Replica successivamente: «Si tratta di Mai. Ultimamente, si lamenta molto del suo quaderno.»

Quando Light ha abbandonato la stanza e dopo che incrociatisi ci siamo salutati, mi ritiro sul mio letto, accompagnato dalla mia grande amica. Poggia sul piumone e in esso sprofonda, emettendo un gemito di gioia, sorpresa da quanto fosse comodo. Stende in aria le sue gambe e le osserva, ogni tanto facendo congiungere le punte. Io, al contrario, non mi rilasso: ho sistemato sulla scrivania la mia scacchiera e chiesto a Soichiro di impedire la registrazione audio della stanza. Minako, che a differenza nostra ha una giornata di riposo, ha sacrificato la sua libertà per assicurarsi che la nostra situazione sia effettivamente isolata. Le maschera impediscono la lettura del labiale, quindi la indosso, coniugando anche il bisogno di nascondere la mia ricetrasmittente. Avendo confermato la nostra segretezza, faccio cenno a Erica di parlare. Questa allora dice: «Ultimamente, le pagine del suo Death Note si stanno sbiancando: le scritte si cancellano, le sfumature della "carta" diventano chiarissime, persino le linee su cui bisogna scrivere sono nivee. Non c'è angolo del quaderno che non stia lentamente sparendo.»
Ho posto sulla scacchiera tutto quel che è necessario per giocare a scacchi. Sembra eterna la contrapposizione tra i due re: sono l'uno di fronte all'altro, ma non possono fare a meno di stare così, non vogliono fronteggiare altra pedina che non sia la propria controparte. Nel loro eterno odio, sorge il loro ineluttabile amore. Altre due pedine, tuttavia, si stanno contrapponendo. Due alfieri di colori differenti, agli angoli estremi della scacchiera, sono pronti a mangiarsi vicendevolmente: la question è, chi tra i due farà la prima e unica mossa? Mi viene dunque da domandare: «È possibile che un Death Note perda tutto il suo colore?»
Erica scuote la testa, dicendo che anche per Mai è la prima volta. La situazione sulla scacchiera rimane paradossale, come la situazione in cui si trova la nostra ricerca; l'unica cosa che mi consola, in questo momento, è che il foglietto che ha Daisuke deve essersi sbiancato.

Io e Light ci troviamo alla centrale, per fare visita a Iwao e Misa. Minako ci accoglie, sebbene sia il suo giorno di riposo: in mano ha dei regali per alcuni colleghi che aveva usato come scusa per affiancarci. Il mio sguardo è impaurito dalle terribili occhiate che le persone mi lanciano: sarà per il mio aspetto, tra umano e mostruoso? Oppure per lo sbigottimento che è vedere Light, figlio di uno dei più rispettati uomini della polizia nazionale, tenere per mano un ragazzo, il cui anello indica ben più che una semplice amicizia? Kira sembra essersi accorto del mio atterramento e, per sollevarsi un po' su, mi lascia un velocissimo bacio sulle labbra. Veniamo scortati in una piccola stanza, dove Ryuk e Mai iniziano a contare i capelli delle guardie presenti. Un singolo tavolo accoglie me, Light e, dopo qualche minuto, Misa. I suoi capelli biondi sono tutti spettinati, rivelando una sciattezza della ragazza che, fino a qualche mese prima, si sarebbe detta inesistente. La donna è incatenata ai piedi e alle mani da robuste manette d'acciaio. Prima sospettata di essere Kira, poi indagata per tentato omicidio e infine arrestata per essere Kira. Negli occhi di questa vedo qualcosa di molto più grande del rancore, della disumanità di certi individui: costei ha totalmente perso ogni singola fattezza caritatevole che fa dell'uomo l'uomo, è un mostro che ha abbandonato l'ingenuità per una minuziosa intelligenza maligna. Si capisce che il suo intelletto è passato abilmente alla parte del male quando, di punto in bianco, ammette: «Se solo non avessi dato retta a Light, ora non sarei qui e tu non saresti su questa terra.»
Le guardie sembrano completamente allontanate da quelle asserzioni, forse a causa dei due shinigami (tappano loro le orecchie e, allo stesso momento, si mandano delle smorfie buffe e sciocche). Silenziosamente, Light identifica le telecamere e nel suo volto compare quella che sembra scocciatura. Sì, deve essere una cosa fastidiosa non poter parlare liberamente. Con grande classe, si estranea dalle affermazioni: «Se mi avessi dato retta, tu non saresti qui e Kyou sarebbe ancora vivo.»
Misa non ha il tempo per poter piangere, né la freddezza per poter completamente eliminare quella forte emanazione di tristezza, per cui si limita a sbottare arrabbiata: «Come puoi, Light, farmi questo? Come puoi, tu, bastardo!»
Batte contro il tavolo i pugni, attirando le guardie. Continua imperterrita: «Io e te dovevamo dominare il mondo! Io e te avremmo vissuto felicemente sposati! Io e te, io e te, io e te!»
Quando viene strattonata dalla guardia, continua ancora a dimenarsi. Prima di essere condotta fuori, lancia una sorta di profezia: «Anche tu Kyou sarai sostituito, anche tu!»

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora