XXIII

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Draco se ne stava afflosciato sul suo banco infondo all'aula di Incantesimi. Non stava seguendo la lezione.
Il giorno prima aveva preso una difficile decisione con la Granger e quella stessa mattina si erano incontrati per fargli ricevere la fiala di sangue tanto agognata. L'aveva bevuta eppure, perché si sentiva così stanco? Perché non riusciva a smettere di pensare a lei? Perché aveva l'irrefrenabile istinto di andare a cercarla, portarla in uno sgabuzzino buio, baciarla, sentire il suo profumo, toccarla e...

E morderla

Pensò Draco con uno sbuffo esasperato mentre si tirava su col corpo solo per afflosciarsi allo schienale della sedia.

A cosa sono ridotto? Bere il suo sangue ogni mattina mi sembrava una benedizione e adesso non lo posso ritenere nemmeno lontanamente abbastanza...

Con questi pensieri per la testa uscì dall'aula con il resto degli alunni per dirigersi verso la Sala Grande. La MecGranit aveva assegnato un tema per la classe successiva e tutti se ne stavano lamentando. Ma non Draco. "Ho bisogno di pace per fare il tema" è una delle tante scuse che propinava ai suoi compagni di casa per poter sparire dalla circolazione e andarsi a nascondere nella Foresta.
Certo, negli ultimi tempi, si era aggiunta la Granger alle sue innumerevoli scampagnate nei boschi ma, in un certo senso ci si stava abituando.

La Granger era tranquilla. Non chiedeva di copiarmi i compiti, non urlava (come invece avrebbe fatto Pansy) e non si ingozzava ogni cinque minuti (come avrebbero fatto Crabbe y Goyle).  

Lei si unisce perfettamente all'ambiente di pace che la circonda.

Draco si fermò a quesi pensieri, forse sbagliati, sulla Granger dato che l'oggetto dei suoi pensieri si trovava proprio davanti a lui, alla fine del corridoio riempito da una massa informe di alunni.
Il suo cuore iniziò a battere veloce e la sua gola divenne ancora più secca.
Senza pensarci due volte si precipitò su di lei e le afferrò un braccio, trascinandola via dalla folla in direzione di un'aula vuota.

Aprì la porta dell'aula con irruenza per spingerci Hermione dentro e per poi richiuderla con altrettanta violenza. Il suo cuore non ne voleva sapere di rallentare, gli mancava il respiro ed iniziava a sudare. Sentiva la sua pelle diventare più secca e tutti i suoi nervi tendersi come corde di violino.
La vedeva, la sentiva vicino a lui ma non si avvicinava, non si azzardava a farlo.
Questa mattina, proprio come le altre, aveva bevuto la fiala, allora perché si sentiva così, perché doveva sempre finire così?

Draco camminava nervosamente su e giù per i banchi dell'aula vuota che aveva trovato nella fretta mentre Hermione, dopo essersi ripresa dall'improvvisa uscita di Malfoy, lo guardava a braccia incrociate
-Stai ancora male?- gli chiese. Ma quando lui fece finta di non sentirla iniziò ad innervosirsi
-Hey Malfoy rispondimi! Mi hai trascinato qui senza neanche dirmi il perché! Stavo andando a pranzo lo sai!? Ho fame!-
Ancora nessuna risposta.
Lo vide sedersi davanti ad uno dei tanti banchi per poi appoggiare le braccia tese e cercare di prendere lunghi respiro per calmarsi, tutto inutile ovviamente.
Solo dopo qualche minuto parlò
-Mi sento...agitato- disse facendo fatica a respirare- no so cosa mi succede-
-Sai benissimo cosa ti succede!- disse lei avvicinandosi.
Lui girò la testa di scatto e alzò la mano come a volerla fermare
-NON.. non ti avvicinare-  concluse con un sussurro.
Hermione si fermò di scatto iniziando a diventare rossa per la rabbia
-Malfoy! Prima mi trascini qua poi mi impedisci di aiutarti! Ho già accettato la situazione, tu stai soffrendo e molto- Ricominciò ad avvicinarsi lentamente prendendo la mano che Draco aveva alzato tra le sue. Draco spostò lo sguardo altrove e continuò a prendere grandi respiri.

Prima che lui potesse accorgersene Hermione si sedette a cavalcioni su di lui intrappolando se stessa tra lui e il banco.
Ma che cazzo fa!? Pensò Draco mentre cercava di spingerla via.
Hermione gli bloccò le braccia con uno sbuffo seccato. Gli prese le mani e le posizionò sui suoi fianchi. Avvicinò il viso a quello del ragazzo e nell'orecchio gli sussurrò
-Lascia che ti aiuti-

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