ventotto♡

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Pochi centrimentri... Anzi pochi millimetri separavano le labbra di Paulo e Raissa al contatto. Un contatto che entrambi stavano aspettando da tempo. Un contatto che Raissa aveva già etichettato come “Il punto di non ritorno!”. Quel punto di non ritorno che avrebbe messo ben in evidenza i sentimenti della ragazza per il calciatore, che a gamba tesa era entrato nella sua vita, nella sua mente ma soprattutto nel suo cuore.
Solo pochi millimetri separavano le loro labbra e quella voglia di creare un legame così profondo e indissolubile. Solo pochi millimetri che vennero distrutti dalle grosse risate del calciatore, che con un sguardo divertito si alzò dal divano, allontanandosi dalla figura della ragazza e dal suo sguardo stranito e confuso.

«Pensavi davvero che ci sarebbe stato un bacio tra di noi? Che io desiderassi baciarti?... Guardati sei un mostro! Nessuno ti vuole, ti ha voluto e ti vorrà mai. Perché dovrei volerti, proprio, io? Un calciatore che può decisamente avere di meglio nella vita!» esclamò con un ghigno in volto, procurando l'ennesima crepa sul cuore della ragazza, che non riuscendo a trattenersi scoppiò a piangere non riuscendo a replicare. A defendersi. A cacciarlo di casa.
In pochi attimi, Paulo e l'intera stanza svanirono, catapultando la ragazza nella realtà che più di tutte aveva odiato nella sua vita. La scuola. Quella famigerata quarta A. Quelle famigerate quattro mura gialle, riempite di risate e insulti.

«Hahaha Raissa pensavi davvero che uno come Dybala potesse essere innamorato di te?...

...Guardati. Sei brutta!...

...Un mostro...

...Sola...

...Una strega...

...Centodicottooo, abbiamo una malata qui con nooii!...

...Raissa faccia da zucchina,
Impedita nella vita
E zitella a vita!...» in un attimo tutti gli insulti che aveva ricevuto durante gli anni scolastici inziarono a rimbombare in quell'aula vuota, riempita solo dalla figura della ragazza, che continuava a guardarsi intorno spaesata, nonostante quel luogo fosse così conosciuto. Le risate inziarono a risuonare di nuovo come la sua colonna sonora della vita, facendola cadere a terra, rannicchiata su se stessa. Cercando di far zittire tutte le voci e risate, che ancora oggi la distrugevano mentalmente, sí portò le mani alle orecchie, cercando di proteggersi per non far entrare nessun suono dentro la sua mente, e come se davanti a sé avesse una persona iniziò a tirare calci, sperando di provocare anche solo ¼ del dolore che stava subendo in quel momento.
La scena cambió nuovamente, ritrovandosi in una stanza tutta nera, mentre davanti a sé l'immagine di suo fratello mano nella mano con i due genitori si stava allontanando sempre di più. Altre lacrime inziarono a scivolare sul volto della ragazza, finendo sulla mano destra, che piano piano stava iniziando a svanire, come il resto del suo corpo. Esattamente in quel momento, Raissa riuscì ad aprire gli occhi, prendendo una boccata d'aria come se fosse stata in apnea, ritrovandosi a regolare il suo respiro ed il suo battito, appoggiando lo sguardo sulla figura del calciatore che al suo fianco stava beatamente dormendo, ignaro del ricorrente incubo che Raissa faceva ogni volta che il temporale si imbateva sopra la sua testa.

«Okay Raissa, tranquilla... Paulo è qua, al tuo fianco tranquillo che dorme beato... Non vi siete baciati, non perché lui ti vede come un mostro ma semplicemente perché il temporale ti ha messo paura!» cercò di tranquillizarsi, lasciando il letto per andare a recuperar una tazza bollente di camomilla e la sua sigaretta elettronica per cercare di calmarsi. Già, Paulo e Raissa, anche questa volta erano stati interrotti, questa volta però, dalla paura dei tuoni, che avevano sorpreso la ragazza proprio sul momento più atteso facendola cadere a terra, tremante, sotto lo sguardo divertito del calciatore, che l'aveva stretta a sé, cercando di calmare il suo tremore. Cercando di fare meno casino possibile, dopo aver riempito la sua tazza preferita, che ricordava in tutto e per tutto la tazza parlare della bella e la bestia, con una coperta sulle spalle, in stile mantella da supereroe, prese posto sul tapetto bianco, davanti alla finestra osservando Torino venir illuminata dai lampi e coperta dall'acqua.
Nel mentre, sul letto, Paulo si accorse della mancanza della ragazza, solo quando allungò il suo braccio verso la sua parte di materasso, per poterla stringere più a sé, ritrovandosi però, a palpare il posto vuoto. Molto svogliatamente, si scoprì del lenzuolo, e dopo assersi stropicciato gli occhi, per svegliarsi un minimo, raggiunse la sala principale di quel piccolo appartamento, trovando Raissa a terra, seduta a gambe incrociate, che alternava una tirata dalla sigaretta elettronica con un sorso del suo intruglio bollente, attenta al paesaggio fuori. Senza far nessun rumore, la raggiunse sedendosi alla sue spalle, stringendola al suo corpo, appoggiando la sua fronte sulla spalla della ragazza, che si sistemò comodamente, e completamente appoggiata al calciatore.

«Oltre al brutto vizio di fumare hai anche il brutto vizio di lasciarmi sempre solo!» esclamò, stringendo un po' di più a sé il corpo della ragazza, quando la sentii irrigidirsi per colpa dell'ennesimo tuono della notta. Raissa sorrise, e con un scatto felino, si giro di centottanta gradi, incontrando gli occhi di Paulo attenti ad ogni particolare. «Niñita, ¿Qué pasa?»

«¡Nada, bubi!»

«Non ti credo! Hai gli occhi di una che ha appena pianto!... Ormai conosco i tuoi occhi, non mi possono più nascondere nulla!» esclamò, mentre Raissa sí maledí, mentalmente. Non voleva turbare Paulo, ma aveva così tanta voglia di aprirsi su questi incubi, di cui nessuno ne era a conoscenza. Respiró piano, incastrò gli occhi su quelli di Paulo, lì riportò sul quadro presente alle sue spalle. Ripete questo viaggio un paio di volte, per poi in un sussurro decidere di aprirsi, completamente.

«Ho fatto un incubo!... O meglio dire, è sempre lo stesso incubo che mi accompagna durante le nottate come queste... Ma al solito incubo si è aggiunta una nuova scena, e sembrava così reale... Ho paura che possa trasformarsi in realtà!» ammise nascondendo il viso nell'incavo del collo del calciatore, mentre quest'ultimo, fece intrufolare una mano dentro la felpa della ragazza iniziando a disegnare forme geometriche sulla sua schiena.

«Ne vuoi parlare o vuoi solo tantissime coccole? In modo tale che tu possa dimenticare?»

«Sharon e Tania non sanno dell'esistenza di questi incubi. Sono iniziati quando mi sono trasferita qui. Io... Io, ho bisogno di parlarne con qualcuno!» ammise, lasciando libero un piccolo singhiozzo che portò Paulo a stringerla ancor di più al suo corpo «Ma tu promettimi che non mi prenderai in giro!» aggiunse, mentre Paulo dopo aver annuito, si sollevò in piedi, con estrema facilità, nonostante Raissa fosse appesa al suo corpo, in stile koala. Insieme raggiunsero la camera da letto per poter stare più comodi, ed un volta preso posto sul lettone con le coperte a coprire anche i loro capelli, Raissa si sentii pronta a rivelare cosa turbava il suo sonno «La scena nuova, ti vede come protagonista» iniziò, accocolandosi meglio al corpo del calciatore, appoggiando la sua testa all'altezza del cuore, mentre quest'ultimo non smise per un solo attimo di acarezzarla e lasciarle dei gattini, per farle sentire la sua presenza.

«E cosa ho fatto?»

«È imbarazzante da dire a voce alta, ma tu... Ecco... Non mi volevi baciare!... E so perfettamente, che non è colpa tua se questi tre baci sono mancati, ma tu mi hai detto che sono un mostro, che un calciatore può avere decisamente di meglio, che nessuno mi vorrà mai... Tu... Non mi faresti mai una cosa del genere, vero?» le chiese non riuscendo più a trattenere le lacrime. Paulo, tra sé e sé, cercò di trovare le parole giuste. Ma come fai a trovare le parole giusto, quando non sai cosa si prova a vivere una situazione del genere?

«Sai il sogno di ogni calciatore qual è? Oltre a vincere la Champions e giocare per la propria nazionale, intendo» le chiese in un sussurro, mentre Raissa negò con la testa «Trovare una donna che non stia con loro perché sono calciatori miliardari, ma trovare una donna che stia con loro semplicemente per la persona che sono fuori dal campo... Tu non mi conoscevi. Non sapevi il mio nome. Non sapevi che fossi un giocatore. Non sapevi nulla di me, ed hai deciso di darmi la possibilità di conoscerti e farmi conoscere. Per te io sono Paulo, non Dybala ed è difficile... Se non impossibile che avvenga due volte. Quindi, niñita, non ti lascio andare via. Ti tengo stretta, stretta al mio corpo... Dove la trovo un'altra che non mi conosce?» le chiese riuscendo a strappare un piccolo sorriso. «Ora, mi guardai un attimo?» aggiunse, aiutandola a girarsi, ritrovandosi sdraiata sopra il corpo del calciatore, con il mento appoggiato sopra il suo cuore. «Sei mia!» esclamò, facendo arrossire la ragazza, mentre Paulo cambió espressione e con una dolcezza disarmante continuo la frase, nella sua lingua madre, pronunciando un flebile “La mia piccola!” che fece arrossire ancor di più la ragazza, che si perse tra le braccia del calciatore.

«Bubi?»

«Niñita?»

«Grazie!»

«Per cosa?»

«Per tutto! Da quando sei entrato nella mia vita mi sento un pochino più bella e un po' più amata. Io non so cosa ho fatto per meritarti nella mia vita, ma so per certo che ora lotterò pur di non perderti... Perché ho davvero tanto, tanto bisogno di te!... È sono già stata una stupida, non accadrà di nuovo!» esclamò, nascondendo il suo viso imbarazzato sull'incavo del collo mentre Paulo sorrise, continunado a coccolare la sua Raissa, ancor più convinto di volerla al suo fianco.

Il Destino Ha La Sua Puntualità [] Paulo Dybala [] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora