32. Abito | Komi Can't Communicate

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Buonassseeeeeeeeera
Avevo in mente questa ff e una su dr stone da un po', prima o poi faccio quella
Ma ora godetevi questo e leggete Komi Can't Communicate che è bellissimo 💖

-♥️-

Categoria: Missing moment
Fandom: Komi Can't Communicate
Protagonisti: Tadano e Komi
Rating: Verde
Spoiler: Del volume 5 credo? Ma non gravi

-♥️-

Tadano si era abituato a tornare a casa nell'appartamento che condivideva con Komi con determinate cose ancora da fare. Ordinare la cena da fuori nel caso lei non l'avesse preparata. Rispondere al campanello per i coinquilini.

Era migliorata con la comunicazione, ma dover fare ordini o rispondere al telefono o alla porta ancora la terrorizzava. Anche con lui faceva ancora fatica, talvolta, soprattutto quando c'era qualcosa di imbarazzante di mezzo.

Quella sera rientrò in casa con un buon profumo di ramen che aleggiava nell'aria. Respirò profondamente con un sorriso sul volto, poi urlò: «Ciao Komi, sono tornato!»

Poi si girò e la vide, solo metà faccia e le dita delle mani aggrappate allo stipite della porta visibili ai suoi occhi. In quel preciso istante capì che aveva combinato qualcosa di imbarazzante.

«Che succede?» chiese subito togliendosi le scarpe.

Lei non rispose, continuando a fissarlo, poi si accorse che stava reggendo il quaderno. Non lo usava più spesso quanto prima, ma non aveva smesso di utilizzarlo.

C'è una cosa per te sul tuo letto.

Sebbene fossero di fatto una coppia, i due avevano camere separate. I letti erano comunque abbastanza grandi da dormire in due se qualcuno avesse voluto, e talvolta questo accadeva.

Tadano andò quindi verso la sua camera. Si girò prima di entrare e vide che Komi si era spostata: era nella stessa posizione, ma dietro al muro che divideva il breve corridoio con il salotto.

Aprì e vide sul letto un oggetto ripiegato azzurro. Si diresse verso di esso e lo aprì.

Era un vestito da donna, con tanto di parrucca bionda.

Si girò verso la porta e incrociò lo sguardo di Komi. Stava anche tremando, così la frase gli uscì solo sinceramente perplessa: «Perché c'è un vestito da donna sul mio letto?»

Komi arrossì violentemente a quella domanda, poi la vide scrivere sul quaderno la risposta.

Mi sono ricordata quanto stavi bene vestito da maid e volevo vederti di nuovo con qualcosa del genere.

Anche Tadano si ritrovò ad arrossire. Ricordava benissimo quando Najimi gli aveva fatto mettere la divisa da maid avanzata da Komi. Molti l'avevano guardato storto, anche se aveva avuto la sensazione di aver fatto successo pure lui.

Guardò il vestito, lo prese e se lo mise sopra, guardando se potesse andargli, poi lo appoggiò e andò da lei alla porta.

«Chiudo un momento. Quando ti dico che sono pronto vedrai il risultato.»

Vide le orecchie da gatto materializzarsi sulla sua testa e chiuse lei stessa la porta. A quel punto Tadano osservò l'abito e iniziò a svestirsi.

Quando cinque minuti dopo disse: «Okay Komi, puoi entrare.», la ragazza aprì con ancora le orecchie in testa.

Tadano era irriconoscibile. Aveva indossato la parrucca bionda e il vestito, con tanto di calze bianche lunghe che Komi era certa di non avergli preso e dovevano quindi essere proprio sue. Era leggermente rosso in volto quando chiese: «Come sto?»

«Stai bene.» disse Komi, la voce ancora bassa. Era rossa anche lei.

Rimasero un momento in silenzio, poi Tadano disse: «Hai... Preparato la cena?»

Lei annuì, così andarono in cucina a cenare.

Il ragazzo fece attenzione a non sporcare il vestito e chiese a Komi un elastico per tenere i capelli della parrucca al suo posto. La ragazza parve stupita dalla richiesta, poi eccitata, forse dal fatto che sì, Tadano aveva deciso di stare nel ruolo.

«Buonissimo come sempre, Komi. Prima o poi mi devi insegnare.» decretò alla fine il ragazzo, sorridendo.

«Lo farò.»

Poi lo guardò, si alzò e lo invitò ad alzarsi, tendendogli una mano. Lui la prese, chiedendosi cosa volesse fare.

Komi fece un respiro profondo, caricandosi, poi lo baciò. Tadano arrossì visibilmente, ma non si tirò indietro. Era raro Komi trovasse il coraggio di esporsi in quel modo persino con lui, non poteva tirarsi indietro in un momento tanto delicato.

Poi si staccò dalle sue labbra - non era stato altro che un bacio a stampo, ma entrambi erano assolutamente imbarazzati dall'accaduto - e, con una seconda carica di determinazione, disse con una voce più alta del solito: «Mi piace vederti così.»

Ciò che Tadano non poté che pensare fu che aveva scoperto una specie di kink di Komi. La cosa non gli diede particolarmente fastidio.

Lui le prese una mano, invitandola ad avvicinarsi, e chiese a piano: «Posso?»

Komi aveva l'aria di poter svenire da un momento all'altro, ma annuì comunque e Tadano la baciò, sempre a stampo, ma per la prima volta agendo per primo; non prendeva mai l'iniziativa per non metterla a disagio.

La ragazza ricambiò, poi quando si staccò scappò in camera così veloce che parve teletrasportarsi direttamente da una parte all'altra dell'appartamento.

Tadano rimase dov'era, poi lavò i piatti della cena e alla fine tornò nella propria camera, preoccupato di aver esagerato.

Si era messo il pigiama per dormire quando sentì il frusciare di un foglio. Girandosi ne vide uno vicino alla porta e lo tirò su.

Possiamo farlo ancora qualche volta?

Non sapeva a cosa si riferisse, se al vestito, alla cena o al bacio, ma avrebbe rifatto volentieri tutti e tre, quindi scrisse la risposta sotto alla sua domanda, uscì dalla camera e gliela fece passare sotto la porta.

Fece una pausa bagno, poi tornò in camera e si mise a letto. Dopo pochi minuti sentì tre colpi leggeri alla porta e lui disse: «Vieni pure.»

Komi entrò in camera sua e Tadano le fece spazio accanto a sé nel letto.

Quella sera, come alcune altre, i due si addormentarono insieme.

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