66. Incubi | Mercoledì

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Eh sì, ci vedete bene. Sto postando sulla serie TV di Mercoledì. HO INTERROTTO IL FIUME SULL'ISPETTORE BARNABY!
Ci sono altre fic in cantiere ma questa premeva più di tutte loro.
Quindi enjoy

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Categoria: Missing Moment
Fandom: Mercoledì (serie TV)
Protagonisti: Mercoledì Addams ed Enid Sinclair
Spoiler: SÌ. ATTENZIONE, SPOILER DELLA SERIE INTERA FINO ALL'ULTIMO EPISODIO, SE NON L'AVETE VISTA TUTTA NON LEGGETE

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Quando Mercoledì si svegliò a notte fonda, lo fece con l'incubo che stava vivendo che si mescolava con la realtà.

Spalancò gli occhi, il volto di Tyler trasformato in quello mostruoso dello Hyde ancora davanti a lei, il suo alito fetente addosso, la frase “Come ci si sente a perdere?” che risuonava in loop nella sua mente.

Si augurava sempre di avere degli incubi la notte, ma quello non era un incubo di quelli piacevoli. Avrebbe preferito sognare piuttosto di morire quando era stata accoltellata da Crackstone nella cripta.

Si mise a sedere sul letto, spostandosi i capelli della frangia all'indietro con un respiro profondo.

Poi sentì un respiro affannoso e si girò verso la metà colorata della stanza.

Enid stava ansimando e si stava agitando nel letto. La sentì iniziare a gemere di dolore, e poi con un urlo balzò a sedere, perfettamente sveglia, le unghie colorate allungate nei suoi artigli da lupo mannaro.

Si girò verso Mercoledì, che ricambiò lo sguardo senza scomporsi. A Enid bastò vederla per iniziare a calmarsi, sebbene le unghie rimasero lunghe anche quando ebbe regolato il proprio respiro.

«Stavo sognando di combattere con l'Hyde.» attaccò subito a spiegare. «Mi aveva sbattuto contro un albero, mi stava squarciando con i suoi artigli, e c'eri tu che gli urlavi di lasciarmi andare, e lui mi ha lasciato, ma si è girato verso di te e... e... diavolo, ti ha sventrato! Davanti ai miei occhi! E io non riuscivo ad alzarmi per venire a salvarti perché non riuscivo a muovermi!» urlò, di nuovo agitata. Mercoledì era certa che avrebbe avuto un attacco di panico a breve.

«Sfortunatamente sono ancora viva.» rispose con tono lugubre. Le parole ebbero però l'effetto di calmare Enid, come se la sua semplice voce l'avesse fatta tornare in sé.

Per un momento non parlò nessuna di loro, poi Enid chiese: «Posso dormire con te?»

«Cosa?» chiese Mercoledì spalancando un po' di più gli occhi.

«Avrò altri incubi. Non voglio dormire da sola.»

«No.»

Mercoledì sapeva che Enid non avrebbe insistito al suo rifiuto completo, così fu costretta ad aggiungere lei la frase successiva, almeno un paio di minuti dopo: «Possiamo unire i letti, così da avere la nostra privacy.»

Enid si era rimessa sotto le coperte per allora, ma balzò subito in piedi, le mani strette a pugno e un sorriso sinceramente felice sul volto. «Possiamo?»

Enid le aveva salvato la vita, glielo doveva. Mercoledì se lo ripeté mentre spingeva il letto. Non avrebbe mai ammesso che voleva anche lei un po' di compagnia.

Enid spostò il proprio così che i due letti si toccassero sul confine delle due stanze deciso da Mercoledì il primo giorno e si infilò sotto le coperte, lasciando che si vedesse il suo volto solo dal naso in su.

La sua compagna di stanza la imitò, lasciando la coperta a coprirla fino alla gola. Incrociò le braccia sul petto come fosse morta e chiuse gli occhi.

Non riusciva però a prendere sonno. Li aprì dopo qualche minuto, fissando il soffitto.

La voce di Enid, parzialmente soffocata dalle coperte, le fece girare la testa nella sua direzione: «Tu hai avuto paura?»

«Vivo nell’orrore, non c’è nulla che possa farmi paura.» rispose Mercoledì tornando a fissare il soffitto.

«Giusto. Scusa se ho pensato il contrario.»

Passarono altri minuti in cui Mercoledì sentì una sgradevole sensazione che sembrava molto simile al senso di colpa. Non capiva perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa per aver detto una cosa vera.

Forse perché non era totalmente vera in quel caso. Forse perché sapeva che in quel momento di debolezza Enid voleva essere, sì, consolata.

Alla fine con un sospiro disse: «Credevo sarei morta in quella cripta senza poter fermare Crackstone. Sapevo che spettava a me fermarlo, e ho… avuto paura di non poterlo fare.»

«Saremmo morti tutti se non fosse stato per te e per Mano. E per Bianca e i Belladonna.» mormorò Enid.

E per te, avrebbe voluto aggiungere Mercoledì. Non lo fece.

«Sapevo di doverlo fermare. Ho avuto paura di non farcela.»

Non era da lei esporre i suoi sentimenti. Non lo aveva fatto neanche con la sua dottoressa. Non sapeva che le stesse succedendo. Probabilmente era ammalata.

«Ti sei affezionata a noi allora, alla fine.» rispose Enid, e sentì il tono felice nella sua voce.

Non le fece ribrezzo come avrebbe dovuto.

Sentì un movimento di coperte, poi sentì la mano calda di Enid sulla sua, ancora appoggiata sulla sua spalla destra.

Girò di nuovo la testa, vedendo che la compagna di stanza si era avvicinata un po’ di più a lei pur restando nel suo letto. Le sorrideva, ma era un sorriso che non le dava fastidio.

«Anche noi ci siamo affezionati a te. Non solo perché ci hai salvati. A tuo modo si vede che ci tieni a noi.»

«Credo non potessi rivolgermi un insulto peggiore di questo.» commentò Mercoledì. Non si liberò però della mano di Enid a contatto con la sua, e quando chiuse di nuovo gli occhi finì per addormentarsi.

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Ho indicato questa storia come non romantica (questo significa il segno di fiori), ma lascio a voi libertà di pensiero. Può essere anche ship. Come preferite.
Alla prossima fic~

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