33. Madness | Muse

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Ho deciso di eliminare questa ff come singola e repostarla qua perché ha quel tocco di sadismo che mi piace mettere nelle mie storie.
Also, dovrei mettere i separatori a cuore ma il tutto è xosì toxic che non credo di volerlo bollare in quel modo :')
Enjoy. E ascoltate i Muse.

-♣️-

Categoria: What if
Fandom: Muse

-♣️-

Dom era terrorizzato.

Non era la prima volta che gli succedeva qualcosa di strano (non sconvolgente, dato che non sempre quel che gli capitava lo era), ma era la prima volta che si ritrovava nel buio più completo, legato strettamente ad una sedia e sentendosi nudo dalla vita in su.

Non sarebbe stato tanto spaventato però se non avesse saputo che a portarlo lì era stato Matt.

E questo era un bel grosso problema.

Quel ragazzo era a dir poco imprevedibile: era già successo che Dom fosse vittima dei suoi istinti folli, come quando il cantante aveva tentato di ammazzarlo con un coltello. Se lo aveva soprannominato "killer psicopatico" (o anche solo "psicopatico") un motivo c'era.

E sapere di essere lì, da solo e indifeso con lui lo spaventava.

Ad una parte di lui in realtà nemmeno dispiaceva quella situazione. Era innamorato di Matt da tempo e abbastanza intensamente da essere passato sopra a tutti i suoi tentati omicidi.

In quel momento però la paura aveva il sopravvento.

Sentì il rumore di un interruttore, ma continuò a non vedere nulla. Doveva essere stato bendato.

La sua ansia crebbe.

«Hey, Dommie. Tutto okay?» chiese una voce, mentre un dito gli alzava il mento.

«M-Matt...» balbettò l'uomo, con la voce tremante.

«Shht... non preoccuparti, non ti succederà nulla.»

Dom sapeva che stava mentendo. Aveva qualcosa in mente e probabilmente non era niente di buono.

Il silenzio, poi sentì il dito del cantante percorrergli il corpo, come per testarlo.

«Matt, per favore, liberami.» sussurrò il batterista.

«Nah, è così bello vederti così, alla mia mercé, per una volta... Perché tu dovresti essere mio, lo sai, vero?»

Dom non rispose, sentendolo allontanarsi da lui.

Poco dopo lo sentì tormare. L'ansia prese di nuovo il sopravvento.

Lo sentì sedersi sulle sue gambe e sussurrargli all'orecchio: «Questo potrebbe non piacerti.»

Poi gli premette qualcosa contro il petto.

Dom lanciò un urlo di dolore e cercò di divincolarsi, ma dove non era bloccato dalle corde c'era Matt ad impedirgli di muoversi.

Lo stava forse marchiando a fuoco? Davvero gli stava facendo una cosa simile? Non poteva vederlo, ma l'odore di carne bruciata (la sua) parlava chiaro.

Ad interrompere quell'urlo furono le labbra di Matt, che aumentarono la sua agitazione ma insieme gli diedero qualcosa su cui dividere la sua attenzione.

L'oggetto lasciò il suo petto e, a giudicare dal rumore di ferro che toccava il pavimento, venne lanciato lontano da lui.

Quando alla fine Matt si staccò da quel bacio che Dom non avrebbe potuto neanche volendo ricambiare, gli sussurrò: «Con tutte quelle urla ti avrebbe potuto sentire qualcuno. »

Il buonsenso gli disse di urlare più forte che poteva (il che sarebbe stato più facile se a ruoli invertiti lui fosse stato Matt; con la sua voce ad urlare lo avrebbero sentito dall'altra parte del mondo), ma aveva paura di ciò che Matt avrebbe potuto fargli.

«Bene... ora sì che sei mio.» lo sentì mormorare. Il dito del suo carceriere gli toccò la sua bruciatura e la percorse, facendo gemere di dolore il prigioniero. A quel che poteva sentire, Matt gli aveva stampato a fuoco sulla pelle la sua iniziale, M.

Probabilmente voleva fargli altro, pensò Dom mentre il cantante si alzava dalle sue gambe. Si ritrovò a tremare.

Quando lo sentì ancora, si sedette di nuovo sulle sue gambe. Non osò fiatare mentre sentiva qualcosa di freddo toccargli il petto, risalire a piano fino al pomo d'Adamo (Dom alzò istintivamente la testa, timoroso) e accarezzargli poi il resto del corpo. Si chiese cosa fosse, ma forse era meglio non poterlo vedere.

L'oggetto lasciò la sua pelle. Poco dopo sentì uno strattone sugli occhi e la benda gli scivolò via, cadendo sul petto. Il tempo di realizzarlo e le braccia erano libere, le corde per terra.

Matt lanciò il coltello lontano e si appropriò di nuovo delle labbra di Dom, e lui non lo respinse, restando dov'era. Non poteva ribellarsi.

Ora era suo.

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