87. Fischio | Il Gatto con gli Stivali

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Holaaaaa
Appena il secondo film della serie è uscito su netflix me lo sono sparata. Lo guardo quasi quotidianamente da due settimane. Lo amo.
E mi ha stimolato l'angst, quindi eccoci qui.
Enjoy

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Categoria: Missing Moment
Fandom: Il Gatto con gli Stivali (film)
Personaggi: Gatto con gli Stivali, Kitty Zampe di Velluto, Perrito
Spoiler: Del fil Il Gatto cin gli Stivali 2: l'Ultimo Desiderio

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«Guardate! Quelle statuine sembrano muoversi!»

«Quelli sono burattini, Perrito.»

«Oh, oh, guardate lì! Ha fatto apparire un mazzo di fiori dal nulla!»

«Quello invece è un prestigiatore.»

Kitty ridacchiò quando la risposta di Gatto fu accompagnata da un’alzata di occhi stanca.

Lei, Gatto e Perrito avevano scroccato un passaggio ad una carrozza di qualche ricco nobile (che era stato prontamente derubato) ed erano arrivati in un paio di giorni in una grossa cittadina portuale di cui la gatta non aveva proprio colto il nome.

Si erano presi coi soldi del nobile una stanza per tre di tutto rispetto, poi erano andati a farsi un giro.

Erano capitati nel mercato per puro caso, e Perrito era impazzito. Non era mai stato a un mercato apparentemente, e qualunque cosa sembrava entusiasmarlo, dai giochi al pesce fresco alla frutta di stagione.

Gli avevano già preso un giocattolo da mordere che faceva rumori semplicemente fastidiosi, e che Gatto gli aveva sequestrato dopo pochi minuti, visto che continuava a mollarlo per parlare o continuava a morderlo e a fare rumore. Kitty era rimasta intenerita suo malgrado: Gatto ci teneva davvero a Perrito, per quanto tentasse di fingere il contrario persino dopo tutta la storia della stella del desiderio.

Passarono davanti a una bancarella e Kitty udì un fischio. Era una melodia che per un momento le parve familiare, come l’avesse già udita prima.

Si girò per cercare di capire chi fosse a fischiare. Quando la sentì per la seconda volta, si accorse che era un semplice venditore che stava fischiettando mentre sistemava in maniera follemente geometrica delle mele. Tirò un sospiro di sollievo: non era nessun lupo incappucciato.

Elaborò con un attimo di ritardo quel pensiero. Si girò, trovando Perrito alla sua sinistra che stava ansimando con la lingua in fuori mentre guardava anche lui verso la bancarella. Fece un giro completo su se stessa e chiese: «Dov’è finito Gatto?»

Non lo vedeva più. Era lì con loro fino a un minuto prima.

«Gatto?» ripeté Perrito guardandosi intorno. «Gatto?!» ripeté di nuovo ad alta voce, chiamando il loro compagno.

Ma di lui non c’era traccia. Non era un buon segno.

«Perrito, riesci a sentire il suo odore?» chiese subito.

«Il suo odore? Certo che lo sento, perché?» chiese Perrito guardando Kitty con due occhioni pieni di preoccupazione.

«Seguilo, dobbiamo trovare Gatto!»

«Oki doki!» esclamò Perrito prima di puntare il naso contro il ciottolato che costituiva la strada. Annusò un momento, poi si mise a correre verso un vicolo che la luce del sole che stava ormai tramontando illuminava a stento.

Corsero per una decina di minuti, abbastanza da far dubitare Kitty. Perrito si stava forse sbagliando? L’aveva imbrogliata? Forse Gatto stava fuggendo di nuovo.

Poi le sue orecchie percepirono un respiro affannato che si aggiungeva al suo e a quello di Perrito. Anche il cane dovette sentirlo, perché si fermò.

Dietro due scatole impilate trovarono Gatto. Si era accucciato nell’angolo, le zampe posteriori premute contro il petto, le zampe anteriori che le stringevano. Stava guardando il nulla, respirando affannosamente.

«Gatto?» chiese Kitty incerta.

«Gatto!» esclamò invece Perrito avvicinandosi. Gatto parve farsi ancora più piccolo, confondendo Kitty. Ma che gli prendeva?

«Ha bisogno di calmarsi.» disse Perrito con un tono serio che Kitty non gli aveva mai sentito usare. Guardò poi la gatta in cerca di idee.

Kitty riportò lo sguardo su Gatto e lo raggiunse, sedendosi al suo fianco. Lui non si ritrasse come aveva fatto con Perrito, il che era un buon segno. Che poteva fare però ora?

Scambiò uno sguardo con il cane, poi con delicatezza posò una zampa sul suo braccio.

Gatto sussultò, facendo saettare gli occhi versi sulla sua zampa, ma non si ritrasse.

Kitty sospirò, poi mise l’altro braccio sulle sue spalle e lo attirò a sé. Lo abbracciò, praticamente trascinandoselo sopra, tenendolo con il muso premuto contro il suo corpo, poco sopra a dove batteva il suo cuore.

«Sono qui, Gatto. Sono qua con te. Sei al sicuro.» mormorò al suo orecchio, accarezzandolo a piano. Gatto ancora respirava velocemente come avesse corso per chilometri, ma si premette ancora di più a lei.

Perrito allora si avvicinò, accucciandosi contro le sue zampe ancora piegate. Kitty chiuse gli occhi, continuando ad accarezzarlo, poi, con lentezza, iniziò a fare le fusa.

Non aveva più fatto le fusa dopo che se n’era andata dalla famiglia che le aveva tolto gli artigli. Nessuno si era mai più meritato quel lato di sé.

Se però poteva aiutare Gatto, lo avrebbe fatto lo stesso.

Rimasero così per chissà quanto tempo, in un silenzio interrotto solo dalle sue fusa e dai respiri di Gatto che iniziavano finalmente a regolarizzarsi.

Quando una zampa si posò sul suo braccio, Kitty finalmente aprì gli occhi.

Gatto non aveva cambiato di molto la posizione, aveva solo mosso le zampe anteriori: una ora era posata sulla testa di Perrito, l’altra era sul suo braccio. Respirava regolarmente ora, ma non si mosse.

Rimasero in silenzio allora, godendo del semplice conforto reciproco, finché Gatto non mormorò: «Scusate.»

Sospirò. «Quel fischio… pensavo fosse di nuovo qui. Che volesse di nuovo prendermi.»

Il lupo incappucciato. La Morte. Kitty a volte ci pensava e non riusciva a credere fosse vera e che l’avesse vista di persona.

«So che non verrà di nuovo finché non sarà la mia ora, ma quel fischio…»

«Non c’è bisogno che ti giustifichi, Gatto.» disse Kitty. «Capita a tutti di avere paura. Non ti rende un codardo.»

«Andare nel panico per un fischio è da idioti.» cercò di opporsi Gatto.

«Non lo è, e tu lo sai. Ti ricordava il fischio della Morte, non un urlo qualunque.»

Gatto non rispose per un lungo momento, poi mormorò: «È un problema se restiamo ancora un po’ qua così?»

Kitty avrebbe preferito essere in quella posizione su un letto invece di un vicolo polveroso e sempre più buio. «Non è meglio se ce ne stiamo così nella nostra camera?»

«Per favore.»

Kitty sospirò e lo strinse a sé con più forza. «Va bene.»

Chiuse gli occhi e presto sentì un suono di sottofondo, basso e costante. Solo quando aprì gli occhi si rese conto che era Gatto.

Stava facendo le fusa. Non ricordava di averlo mai sentito fare le fusa. Scambiò uno sguardo con Perrito, che stava sorridendo.

Sorrise anche lei, accarezzando a piano la testa di Gatto.

Erano lì insieme, tutti e tre, ed erano al sicuro.

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