Capitolo 12 - Alex

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Alex

Non mi sono mai esposto così tanto con qualcuno, l'istinto di autoconservazione urla a gran voce nella mia testa "non farlo, proteggiti", il mio cuore azzera ogni paura.
Sono solo suo, dovrebbe fare paura, era così, ma ora invece, è rassicurante.
Lei è riuscita a cambiarmi totalmente, ha guarito le mie ferite, mi ha insegnato ad amare e aver fiducia.

La sento trattenere il respiro, labbra semi aperte per la sorpresa, occhi sbarrati, in quel verde mi ci perderei e credo sia successo proprio questo sin dal primo giorno.
Posa la sua leggera mano sulla mia guancia, ancor prima di parlare il suo sguardo carico di sentimento dice tutto.
Non servono parole, annego nei suoi occhi cosi sinceri, così limpidi, così innamorati.

"Credo di amarti da sempre, la mia anima ha riconosciuto la tua nel momento in cui i tuoi occhi hanno catturato i miei. Da quel giorno, niente è stato più lo stesso, da quel momento, senza saperlo eravamo già noi."

Accarezzo i suoi capelli ramati, cerco di memorizzare ogni dettaglio della splendida rossa davanti a me,  della donna che dal primo istante dolcemente, prepotentemente ha preteso ciò che già le apparteneva, cioè il mio cuore.
Non riesco più a fare a meno di lei,
alla fine cedo e incastro le nostre labbra, combaciano alla perfezione.
La mia lingua cerca subito la sua, questo bacio ha un sapore nuovo, sa di inizio, sa di verità, di un noi che ci ha travolto contro ogni logica.

Il suo sapore è diventato la mia dipendenza, amo assaggiare i suoi seni, le mie mani trovano pace solo sui suoi glutei, sono completo solo con il suo corpo addosso.
Mi spinge debolmente sul divano dove mi siedo, lei senza distogliere lo sguardo inizia  a spogliarsi, è così sexy che quasi sto per avere un orgasmo.
Toglie prima il vestito, poi slaccia il reggiseno, ed infine toglie anche il tanga e il mio cervello urla "oh mio dio".
Subito abbasso pantaloni e boxer in un unico colpo, mi prudono le mani, voglio toccarla tutta.
Si siede a cavalcioni su di me e siamo una cosa sola.

Mi sveglio a causa di un prurito al naso insopportabile, cerco di trovare sollievo grattandomi, apro gli occhi piano, una ciocca dei suoi capelli sul mio naso, la sua testa sulla spalla e la sua mano sul mio cuore.
Sono tentato di non muovermi solo per non svegliarla, ma le ho promesso di farle vedere l'alba sul mare e oggi partiremo.
Allungo la mano sul comodino e a tastoni trovo il mio telefono, sono le cinque e venti, dovremo muoverci.

Accarezzo il suo braccio e le bacio una tempia.
"Emily, sveglia dormigliona."
Mugugna qualcosa di incomprensibile.
"Piccola, ti porto a vedere l'alba."
Apre a malapena un occhio, poi l'altro e fa quello che ogni volta mi fa perdere un battito, forse anche due, mi sorride.

Come diavolo sia potuto accadere?
Quando mi ha trasformato in una mammoletta?

La mattina non è molto socievole, non spiaccica parola, né ama chi lo fa, sto imparando a conoscere le varie sfumature di questa ragazza, carbura solo dopo la sua tazzona di latte e cereali.

Ci prepariamo e tra uno sbadiglio e l'altro siamo già in spiaggia, ieri pomeriggio siamo passati a salutare i miei e ho preso due vecchie felpe leggere.
Avvolti da un grande plaid, lei si posiziona fra le mie gambe con la schiena poggiata sul mio petto, davanti a noi uno spettacolo che ci regala madre natura.

Il cielo blu scuro tempestato di stelle luminose, il mare dinnanzi a noi, l'unica luce è data dai lampioni lontani.
Solo pochi minuti e la magia ha inizio.
Il blu notte inizia a schiarire solo da un lato diventando man mano chiaro, il cielo sembra dividersi, spezzato in due come se contemporaneamente coesistessero per brevi istanti il giorno e la notte.
I colori luminosi del rosa e dell'arancio sfumato tingono questa tela azzurra, poi madre natura intinge il suo pennello per dar vita ad un vivido ed intenso colore rosso, ovvero una palla infuocata spuntare dal mare e innalzarsi portando luce.
Ne resto ogni volta, come la prima, estasiato.

L'alba simboleggia l'inizio, Emily è il mio.

Dopo una calda giornata passata a mare,  è arrivato il momento di ritornare alla realtà che ci aspetta a due ore da qui, realtà che porta con sé problemi e timori che avevamo lasciato a Roma.
Durante il viaggio ho respirato la sua ansia, riempiva l'intero abitacolo, non ha fatto altro che mangiarsi le unghie e messaggiare con le ragazze.
Riesco a capire il suo stato d'animo, anche io sono molto nervoso, non so come comportarmi ora, cosa aspettarmi.
Le ragazze e Claudio non hanno notato nulla di strano, la polizia non ha nessuna novità.

Con la notte rientriamo a Roma e andiamo direttamente nel piccolo appartamento che ci ospiterà per un po', dovrò ringraziare Christian per questo immenso favore.
Siamo nel parcheggio sotterraneo del palazzo in questione, lei non fa altro che guardarsi intorno, sospiro frustrato da questa mia impotenza.

"Non preoccuparti, ci sono io con te."
Le dico afferrando la sua mano che continua a raccogliere i capelli sfuggiti dalla solita freccia laterale come un tic nervoso.
In risposta mi sorride appena.

L'ascensore ci lascia all'ultimo piano, l'altra rampa di scale per accedere alla mansarda dovremo farla a piedi, busso dal mio amico nonostante l'ora ci stava aspettando.

"Hey Alex, tutto ok?"

"Ciao, scusa per l'ora."
Dico rammaricato per averlo fatto aspettare sveglio fino all'una di notte.

"Tranquillo, ultimamente non riesco ad addormentarmi presto."
Infatti noto un po' di occhiaie.

Ad un tratto vedo il suo sguardo posarsi dietro di me e cambiare, mi volto e faccio cenno ad Emily vicino le scale di avvicinarsi.
"Lei è la mia ragazza, Emily."

"Lui è il mio collega..."
Mi blocca Christian presentandosi da solo.
"Chris, è un piacere. Ora sarete stanchi poi avremo modo di vederci."

Il suo comportamento è strano, cerca di liquidarci ed evita improvvisamente di guardarci, ultimamente succede spesso, chissà perché?

Mentre saliamo le scale noto la rossa pensierosa.
"Cosa c'è?"

"Il tuo collega mi sembra di averlo già visto da qualche parte."
Continua a pensarci su.

"Domani andrò a lavoro, mi dispiace ma non posso farne a meno, verrà Michele per tenerti compagnia.
Passerò da casa per prendere qualche cambio."
Dovrò capire come gestire le cose.

Ci addormentiamo facilmente, nonostante l'ansia di essere qui, la stanchezza ha la meglio.
Al mattino presto lascio la mia bella rossa ancora nel letto, era esausta, Michele si presenta alla porta con tre caffè e brioche e mi sento più tranquillo ad uscire.

Vado a casa, sperando di non dare molto nell'occhio, ho intenzione di richiamare il commissario che si occupa del suo caso.
Apro la porta e ciò che mi trovo davanti quasi mi lascia sconcertato, non riesco a credere ai miei occhi.

Questo non doveva farlo.

Arrenditi a Noi (Sequel di Arrenditi All'Amore) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora