Il pomeriggio dopo il diploma, Chris mi invitò a casa sua. Era intenzionato a farmi cambiare idea su New York, dopo che aveva parlato con Scott. "Ci sono diversi college a cui potresti iscriverti, o magari puoi venire al mio stesso istituto di recitazione" soffocai una risata. "Davvero? Mi immagini davanti ad una cinepresa? Io no, non fa per me. Tu sei più naturale, fotogenico".
"Mi trovi davvero fotogenico?". "Non farti strane idee, Buzz". Restai seduta al capezzale del suo letto mentre lui smanettava al computer, con le dita che pigiavano sui tasti come se stesse ad una macchina da scrivere. Poi ad un tratto si voltò verso di me. "Senti un po', cosa voleva Owen ieri da te?". "Non l'ho potuto apprendere, perché ci hai interrotti". Non rispose. "Non hai intenzione di chiedermi scusa?".
"E perché dovrei farlo?". "Per come ti sei comportato. Sai che ho atteso questo momento per anni, e tu hai mandato tutto a rotoli in pochi secondi. Io non l'avrei fatto con Lizzie Ronson". "Nel mio caso è diverso. Lizzie non è un'idiota". Sgranai gli occhi, sconvolta dalle sue parole. "Cosa? Da quando pensi questo di Owen? Un tempo eravate amici". "Un tempo. Adesso è popolare, un giocatore di football che ha la fila delle ragazze dietro casa. Non ha più bisogno di un amico".
"Sei solo invidioso, Chris" lui soffocò una risata. "Se pensi questo di me, non mi conosci affatto Lil". Aprì le pagine della Columbia e della Cornell, chiedendomi un parere. "Non voglio venire a New York, Chris". "Sei l'unica al mondo. Perché vuoi continuare a stare in questo paesino sperduto, quando hai l'opportunità di viaggiare insieme a me?" i suoi occhi brillavano, come se desiderasse ardentemente la mia compagnia nella Grande Mela.
"Temi che non riuscirai a resistere una settimana senza di me, Evans?". "Sei tu quella che non resisterà senza di me" mi avvicinai a lui, sedendogli accanto. "Verrò a farti visita. Non sentirai la mia mancanza, ma per quanto riguarda la convivenza te la puoi scordare".
"Temi che finirai per innamorarti di me?" domandò con tono derisorio e allo stesso tempo speranzoso. "No, mi farò bastare Owen. Magari riuscirò ad avvicinarlo in tua assenza, visto che non ci sarai ad interromperci". Chris si fece serio, tornando con gli occhi sullo schermo del computer. Quando non spiaccicò parola per minuti, mi chiesi se avessi detto qualcosa di sbagliato. "All'asilo, abbiamo giurato che saremmo rimasti amici per sempre. So che a volte è complicato, visto che siamo un maschio ed una femmina e Dio ci ha creati esclusivamente per procreare. Di certo non si immaginava un'amicizia tra un uomo ed una donna, però tra noi funziona. Giusto?" annuii, sorpresa dalle sue parole. "Temo che finiremo per allontanarci, una volta che sarò a New York e tu in qualsiasi altra città ad inseguire un sogno".
"È questo il problema, Chris. Io non ho un sogno. I miei propositi sono fatti di cartapesta, e potrebbero essere distrutti da un momento all'altro. Basterà un'alluvione e tutto si dissolverà come niente". "Io e te ce la faremo, giusto? La distanza non ci impedirà di tenerci in contatto" gli misi un braccio sulla spalla. "Certo. Non ti libererai di me tanto facilmente. Verrò a trovarti e mi porterò tua madre, perché non potrò stare lì senza Lisa". Lui posa la mano sulla mia, quella che sta sfiorando la sua scapola. "Da fratello maggiore, ti consiglio di tenerti alla larga da Owen quando non ci sarò. Da New York non potrò prenderlo a pugni, nel caso ti facesse soffrire. Però in quel caso prenderei il primo treno e..." gli accarezzai la guancia. "Sei un tenerone. Visto? Sai essere anche dolce. Hai mille sfaccettature".
"Sono l'uomo perfetto?". "Uomo. Non esagerare. Hai solo diciotto anni, Chris. Ne hai di strada da fare". Il venerdì sera, lui mi fece salire sul suo furgoncino dichiarando di avere una sorpresa per me. In pochi minuti fummo nel parcheggio del nostro liceo. "Che cosa ci facciamo qui?".
"Devo farti vedere una cosa" prontamente uscì dallo sportello. "Ma è chiusa. Che vuoi fare?" raggiungemmo il retro per poi infiltrarci nel campo. Lui si stese per primo sul prato verde, nella metà campo della nostra squadra. "Su. Stenditi accanto a me" mi consigliò, guardandomi dal basso. "Se ci trova il custode, siamo spacciati".
"Non ci può arrestare, e di certo non ci può far espellere visto che ci siamo diplomati". Mi stesi al suo fianco, ed entrambi tenemmo le mani giunte sul petto, gli occhi rivolti al cielo per poter osservare le stelle. "Era questa la sorpresa? Una serata nella nostra vecchia scuola?". "Sì, per farti ricordare questi ultimi cinque anni. Devi imprimerli nella memoria, nonostante ci siano stati alti e bassi".
"Già" sospirai, chiudendo gli occhi. "I ragazzi della squadra, hanno invitato tutti gli studenti dell'ultimo anno a fare una partita domani". "Davvero?" Chris annuì. Immediatamente pensai che ci sarebbe stato anche Owen, e il solo pensiero di giocare davanti a lui mi rese nervosa. "A cosa vorrebbero giocare?". "Palla avvelenata". Non ci giocavo dai tempi delle elementari. "Tu ci andrai?" domandai al mio amico, che rispose con un solo cenno della testa. "Perché? Tu non vorresti andarci?".
"Sai che sono una frana con gli sport. Posso già prevedere le mie condizioni fisiche non appena tornerò a casa. Avrò bisogno di mettere i punti" mi diede un buffetto sulla spalla. "Non essere così pessimista" mi misi prona sull'erba, restando in equilibrio con i gomiti poggiati sul terreno. "Non lo sono. Tu sei abile con gli sport, perciò starai in squadra con me. Mi farai da muro se dovessero attaccarmi?". "Puoi contarci, Lil". Il mattino seguente, dovetti dimenticarmi della sua protezione poiché l'allenatore ci divise in maschi contro femmine. Guardai Chris ammiccare nella mia direzione, ed io feci spallucce pregando intensamente che quelle della mia squadra fossero delle vere sportive.
Dietro di noi i muri su cui far sbattere la palla avvelenata. Quando il coach suonò al fischietto e ci diede il via, ero tentata di darmela a gambe levate ma resistetti. Owen era difronte a me. La maglia rossa della squadra e i capelli scompigliati. Era uno schianto. In pochi secondi, venimmo assaltate da una trentina di palle volanti che ci colpirono come proiettili. Fu divertente, e doloroso allo stesso tempo. Noi ragazze ricambiammo il favore, colpendo i maschi che si stavano divertendo fin troppo. Quando colpii per sbaglio Owen, gli chiesi scusa. Lui sogghignò e mi colpì a sua volta. "Morris, devi muoverti di più" scherzò con me, e istintivamente mi voltai verso Chris che ci stava osservando. Colpii anche lui e in risposta sgranò gli occhi, sgomento. Di ritorno a casa, avevamo qualche livido sulle braccia. Dolori nelle gambe per aver corso alla rinfusa per tutta la palestra.
"Hai visto Owen? Si ricorda il mio cognome!" commentai, mentre Chris guidava. "Ho visto. Non è che in mia assenza inizierete a frequentarvi?". "Ma va. Non sono il suo tipo, e poi andrà in qualche facoltà prestigiosa fuori Boston. Ve ne andrete tutti".
"Sei ancora in tempo per fare il biglietto, Lil. Sabato dovrò andarmene". Ci scambiammo un veloce sguardo, e poi tornai con gli occhi oltre il finestrino per osservare la campagna a perdita d'occhio che separava la scuola dalla città. Nei giorni seguenti, ci vedemmo di rado nonostante fosse a pochi metri dalla finestra della mia stanza. Sapevo che ogni giorno che passava, era un giorno in meno da trascorrere con lui. Avrei dovuto tenerlo stretto, invogliarlo a restare a Boston. Non volevo essere quella che avrebbe messo un muro tra lui e il suo sogno. Ero solo invidiosa delle sue ambizioni, del suo ottimismo e della sua modestia. Anche quelle doti lo avrebbero portato lontano. Chris era la mia luce in fondo al tunnel, e lo sarebbe stato anche per altri. Non potevo permettermi di incastrarlo a Sudbury. Bastavo io. Sarei rimasta in città a lungo, prima di riuscire a raccogliere il coraggio necessario per poter rischiare. Non sarei andata a New York con Chris, ma avrei trovato anche io la mia passione.
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𝙎𝙢𝙚𝙡𝙡𝙨 𝙡𝙞𝙠𝙚 𝙩𝙚𝙚𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩 |
Hayran KurguSei al liceo, ed hai lo stesso migliore amico dai tempi dell'asilo. Lui si chiama Chris ed è tutto per te. Siete inseparabili e vi raccontate ogni cosa, senza escludere alcun dettaglio. Arriva il ballo di fine anno e non hai un accompagnatore. Lui v...