Sperai davvero in quell'anno. Il 2007 doveva essere il mio anno, il mio momento di gloria dopo aver vissuto lungamente di incomodi e crucci. Con il mio scarso curriculum, le opportunità di lavorare si riversarono unicamente nei bar e nei bistrò. Non potevo ambire a nulla di più appagante, e intanto perdurai i miei studi nel master. Nonostante Kara, Katie e le altre si fossero laureate, restammo unite. Juditte mi chiese come andava la scrittura, al che le rivolsi uno sguardo di sfida come a dirle: "Davvero? Per colpa tua Darren mi ha mollato". Beh, non era davvero sua la colpa, ma avevo bisogno di sfogare quella rabbia su qualcosa, qualcuno magari. Al riguardo, mi chiusi nel centro sportivo situato nel campus per poter fare qualche vasca. Lo sport era sempre un perfetto punto di sfogo, in situazioni scomode e difficili da superare. Dopo la piscina, mi rimisi in marcia, lasciando curriculum alla rinfusa e spendendo soldi in metro e corse in taxi. Al crepuscolo, ero sfinita e quasi sul punto di rinunciare. Mi fermai in un bar per poter riposare le gambe qualche minuto prima di riprendere la ricerca. Sulla porta dell'ingresso rimasi pietrificata per qualche secondo. Riconobbi dei capelli chiari, spalle larghe e una voce che era ancora ben impressa nella mia mente. "No, no. Cazzo, no" sospirai a bassa voce, indietreggiando verso l'uscita. Nel tentativo di scappare, inciampai su qualcuno che stava entrando e attirai l'attenzione di colui che non volevo incontrare per nessun motivo al mondo. Strabuzzò i suoi occhi azzurri, sibilando il mio nome. "Lil?" mi venne incontro mentre io tentai invano di arrivare sul marciapiede. Lui mi tirò per il braccio, ripetendo il mio nome. "Lil, che fai?".
"Hai sbagliato persona. Lasciami in pace". Chris mi strattonò lievemente, incrociando il mio sguardo. "Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma". "Quasi. Mi lasci il braccio?" digrignai i denti, fulminandolo con gli occhi. Mi lasciò andare ed io cominciai a camminare a passo svelto verso la metro. Le braccia conserte sul petto e il respiro smorzato. Per qualche secondo credetti davvero di aver avuto un'allucinazione pertanto mi voltai e Chris era a pochi passi da me. "Lil, non fare la bambina. Ti vuoi fermare?" non lo ascoltai. Avevo ventisei anni, ma ero una ragazza ferita nel profondo che non riusciva ad accettare quello che stava accadendo nel suo cuore. Scendendo le scale della metro, un gruppo di ragazzine adolescenti mi bloccò il passaggio esultando per la presenza di Chris Evans. Gli chiesero autografi e foto, e nel frattempo lui mi cercò con gli occhi mentre mi apprestavo a salire sulla metro. Raggiunse le porte un secondo prima che si chiudessero, ma non riuscì ugualmente ad entrare. Esultai internamente, poiché ero riuscita a liberarmi di lui. Lo vidi sbuffare oltre il vetro, e in qualche secondo mi girai dall'altro lato, incapace di guardarlo ancora.
Sperai vivamente di essermelo tolto dai piedi, ma lui prese la corsa successiva e me lo trovai al mio appartamento. "Non sei l'unica a parlare ancora con i genitori dell'altro" spiegò, fermandosi sul mio zerbino con le mani nelle tasche dei jeans. "Allora, possiamo parlare come due persone adulte o mi chiudi la porta in faccia?" ero tentata di farlo, ma prevalse il buon senso e lo lasciai entrare. Si guardò intorno, commentando l'arredamento. Nel frattempo lo osservai dalla testa ai piedi. Sì, era decisamente cambiato ed era tale e quale che sul grande schermo. "Inizio io o ti prendi tu l'onore?" mi interrogò, grattandosi il mento. "Come?" risposi, disorientata. "Sì, abbiamo delle cose in sospeso, o no?".
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𝙎𝙢𝙚𝙡𝙡𝙨 𝙡𝙞𝙠𝙚 𝙩𝙚𝙚𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩 |
Hayran KurguSei al liceo, ed hai lo stesso migliore amico dai tempi dell'asilo. Lui si chiama Chris ed è tutto per te. Siete inseparabili e vi raccontate ogni cosa, senza escludere alcun dettaglio. Arriva il ballo di fine anno e non hai un accompagnatore. Lui v...