𝙊𝙬𝙚𝙣

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Era stato un pensiero costante durante i cinque lunghi anni del liceo. Owen Dashcroft era, come avevo già detto, l'Alain Delon del Lincoln-Sudbury. Ero stata una delle tante studentesse ad essersi presa una cotta per lui. L'affascinante atleta dagli occhi verdi, con il fisico perfetto e adesso potei appurarlo. Quella sera dopo la festa da Kristin, trascorremmo un momento magico, che non si poteva replicare né eguagliare. Avevamo fatto l'amore, e dopo venti anni a bramarlo con tutta me stessa mi era sembrato un sogno ad occhi aperti. Restai con questa idea fino all'alba, quando lo ritrovai al mio fianco, steso sulla schiena e bello da morire. Era successo davvero. Ero stata a letto con l'uomo dei miei sogni, ed io mi comportai da ragazza da una botta e via, andandomene in aeroporto senza nemmeno salutarlo. Provai a contattarlo su Facebook solo due settimane dopo. "Speravo mi lasciassi almeno il tuo numero" rispose, senza usare emoticon o quant'altro.

"Ed io credevo che fosse stata una cosa fugace, irripetibile". "Io la replicherei volentieri" arrossii, e messaggiai con lui tra un articolo e l'altro. Nel pomeriggio passeggiai tra i vicoli milanesi, fermandomi in un bar sui Navigli per incontrare una collega. Liv si dimostrò diversa dalle altre ragazze. Era un'altra newyorkese che era stata trasferita oltreoceano, perciò mi fece sentire a mio agio. Col passare del tempo, entrammo così in confidenza che le raccontai ogni cosa. In principio le parlai della mia turbolenta storia con Darren, del diario segreto, le parlai persino del bacio con Chris. Liv confessò di essere una sua fan. "Davvero lo conosci? Me lo presenteresti?".

"Non siamo così in confidenza, non più". Mi chiese particolari sul bacio, ma quelli decisi di tenerli per me. Trovata una compagnia e imparato l'italiano, andammo insieme al cinema a vedere Captain America – The Winter Soldier. In quel film ritrovai il migliore amico di Steve Rogers, Bucky Barnes, dato per morto nel precedente film. Liv commentò: "Ecco, quello è un altro che vorrei incontrare" e non aveva tutti i torti. La visione fu meravigliosa. Avevo recuperato tutti i film di Chris, comprato dvd e gadget. Ero ancora la sua fan numero uno, come lo ero stata al liceo durante la recita scolastica. All'uscita dal cinema, la mia collega soffocò una risata. "Avevi gli occhi a cuoricino per tutta la durata del film".

"Perché amo il genere" spiegai, ma persino io non credevo alle mie parole. "Certo, e come ci si sente a conoscere di persona il protagonista principale? È così come lo vediamo? Vorrei davvero sapere cosa fa Chris Evans nel suo tempo libero" volevo saperlo anche io. Ormai non ci vedevamo dal matrimonio di David, dove era arrivato accompagnato dalla sua bellissima fidanzata. "Credimi. Mi sembra di non conoscerlo".

"Hai detto che voleva parlarti se fossi ritornata a New York. Secondo te cosa voleva dirti?". "Sicuramente qualcosa su Minka e sulla loro relazione perfetta. Spero che stiano sempre insieme" Liv sgranò gli occhi. "Non lo sai? Si sono lasciati". "Come? No, stanno ancora insieme".

"Per essere una che lavora per una rivista di gossip, sei poco informata. Si sono mollati da mesi. Mi sono informata. Una vera fan sa queste cose". Non mi cambiò nulla quella notizia. Io continuai a parlare con Owen, e quando ci scambiammo il numero mi chiamò. Era determinato a venire a trovarmi a Milano, una volta che si fosse liberato del lavoro arretrato. "So che sei stata anche a Roma, quindi comprenderai questa domanda. Mi farai da Cicerone?". "Volentieri, ma non sono così brava come sembra. Non mi so orientare, potremmo perderci".

"Non importa". Mi raggiunse il mese dopo, e quando l'ho incrociato in aeroporto la cosa si fece piuttosto imbarazzante. Dopo quello che era successo, non sapevo come comportarmi. Non sapevo a che punto eravamo, cosa eravamo. Al parcheggio, Owen prese l'iniziativa. Mi attirò a sé, baciandomi con un certo impeto. "Sai che mi sei mancata?" tirai un grosso respiro, sentendomi mancare.

"Non credevo di poter diventare una dipendenza". "Lo sei, e stasera andremo a cena fuori ma dovrai parlare per entrambi. Sono negato con la lingua". Confessò di poter restare a Milano per una settimana, quindi lo sistemai nel mio appartamento.

Sul divano letto. Non avrei fatto come con Darren. Non affrettai i tempi. Volevo godermi il momento, divertirmi, vivere intensamente qualcosa che desideravo dai sedici anni. Una relazione con Owen. Qualsiasi tipo di relazione. Stetti al suo gioco. Contava la sua presenza, nient'altro. Avrei persino accettato di essere un'amica di letto. Sì, ero a quel punto. Entrò in bagno per una doccia subito dopo di me. Infine si vestì e insieme andammo in un ristorante in centro. La prima serata elegante con lui. Owen era seduto difronte a me, con camicia bianca e pantalone blu scuro. I capelli leggermente ondulati gli sfiorarono la fronte alta. "Mi è impossibile pensare che sei single".

"Troppo lavoro" commentai, portandomi il tovagliolo sulle gambe. Avevo sì lavorato tanto, ma stavo anche rimandando. In trentatré anni, ero andata a letto solo con tre uomini e da questo si poté intuire la mia personalità. Una ragazza, anzi una donna, che non riusciva a fidarsi di nessuno. Una donna sensibile e testarda. Incontrollabile, realista e razionale. "E poi, se lo fossi stata, non sarei venuta con te" aggiunsi, mostrandomi compiaciuta ed orgogliosa. "Ne deduco che tu non te ne sia pentita".

"Pentita? Nient'affatto. Non mi pento mai di niente". Più o meno. Mi ero pentita di aver baciato Chris, col senno di poi. Non aveva portato a nulla quel momento. Era stato un esperimento per poter comprendere i nostri sentimenti, e dopo sei anni eravamo allo stesso punto, più distanti che mai. "Nemmeno io me ne sono pentito. Avevo già immaginato qualcosa di simile, la prima volta che ci siamo parlati ma vedo che il tempo trascorso lontani ha migliorato le cose. Ora siamo più maturi".

"Indubbiamente". All'improvviso mi prese la mano sul tavolo. "Non ho avuto molte relazioni serie ultimamente. L'ultima risale ai tempi del college, ma tu sei speciale, Lily. Perciò, ti andrebbe di provare a frequentarci?". Penso che mi si siano illuminati gli occhi in quel preciso istante, e feci fatica a non mostrare la mia contentezza. "Io dovrò restare ancora un po' a Milano. Come facciamo con la distanza?". "Verrò a trovarti ogni volta che potrò, e tu verrai da me a Boston. Possiamo farcela". Potevamo farcela. Avevamo del potenziale insieme, bellissime vibrazioni.

"Accetto. Mi piacciono i rischi" mi baciò la mano, sorridendo come un bambino. Quella settimana sembrò essere il preludio di qualcosa di magnifico. Sei lunghi giorni vissuti intensamente, in cui prevalsero gli amplessi sotto le lenzuola. Come con Darren, l'attrazione fisica sembrò essere alla base di tutto. Credevo soprattutto in quel fattore, perché senza quella non riuscii ad immaginare di poter vivere una bella relazione. Owen era il mio nuovo inizio. Un uomo meraviglioso, di cui ero sempre stata innamorata, che sapeva quello che voleva e se lo prendeva senza esitazioni. Sarebbero dovuti essere tutti come lui, gli uomini.

Col trascorrere dei mesi, si fece sempre più seria tra noi tanto che mi invitò dai suoi genitori per le vacanze di Natale. Quando mi presentò come la sua ragazza, compresi che finalmente avevo tutto. Un lavoro, un fidanzato, una vita sessuale grandiosa, un buon stipendio. Con lui mi lasciai andare, scegliendo di essere quella che desideravo essere da tempo. Per un certo periodo, avevo davvero sperato di poter fare le stesse cose con Chris. Era l'unico con cui speravo di farle. Rischiare, vivere, amare, odiare, sopportare, supportare. Dopo anni dal nostro ultimo incontro, dovetti arrendermi. Non era scritto nel nostro destino che saremmo stati felici insieme, perciò rinunciai a quel sogno di bambina e amai Owen con tutta me stessa, lasciando andare Chris una volta per tutte. E lui sembrò fare lo stesso quando intraprese una nuova relazione con la sua coprotagonista di Gifted. Era ufficiale. Entrambi eravamo felici, e nessuno dei due avrebbe più convissuto con i rimpianti.

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