Non era di certo mia intenzione restare in quell'assolata città più a lungo di quanto avessi pronosticato. Una volta terminata l'intervista, ero certa di poter ripartire per New York. Ero curiosa su quello che Chris aveva da dirmi. Ciò nonostante, mi ritrovai a trascorrere il Natale in Italia. La città eterna mi aveva incantata, vincolandomi a sé per un tempo prolungato e senza scadenza. Angela, invece, era tornata negli Stati Uniti solo due settimane dopo l'incontro con il vip misterioso. Perché non avevo fatto lo stesso? La risposta è molto semplice. Avevo sentito una strana sensazione, come se non potessi più appartenere ad un solo posto. Avevo bisogno di vedere il mondo, di vivere intensamente. Così, il mio caporedattore mi è venuto incontro, assegnandomi alla sede di Milano. Dopo la breve permanenza a Roma, mi spostai al nord e da lì ricominciai – allontanandomi da tutto e tutti – relegando i pensieri negativi che sovente mi riportarono a Boston. Chris, intanto, era nel pieno della sua carriera. Dopo l'esordio nei panni di Steve Rogers, fu tutto in discesa. Mi informai su di lui, non perché lo reputai ancora come un amico o quant'altro, ma più semplicemente perché mi ritrovai spesso a trattare l'argomento Avengers nei miei articoli. Per fortuna, non ebbi mai modo di richiedere interviste con il cast. Perdurai nella mia carriera come giornalista, e la cosa mi appassionò giorno per giorno a tal punto che mi immaginai a sessanta anni ancora dietro quella scrivania. Ripresi a scrivere altro – non un diario segreto – e mi immersi in letture coinvolgenti, leggendo voracemente e avidamente.
Per quanto concerne l'ambito relazionale, restai single per un po' di tempo dopo Darren. Magari perché ero rimasta scottata, o più semplicemente non volevo ripetere il passato. Anche con il seguente fidanzato avrei dovuto mantenere il segreto su Chris, ed avrei di certo evitato di scrivere di lui su qualsivoglia argomento che avrei potuto facilmente sventare. Tornai a Boston per una sola settimana, per assistere al parto del primo figlio di David e Nadya. Un minuscolo frugoletto, il mio primo nipote. Mi trattenni dal piangere in modo patetico, visto e considerato che io ero ancora nubile. Frugando nella mia stanza dove avevo trascorso l'infanzia e gran parte dell'adolescenza, ritrovai il walkie talkie di Chris e il pupazzo di Buzz. Nostalgica, li ho infilati nella borsa e me li sono portati con me a Milano. Uscendo per commissioni, mi scontrai con una vecchia amica del liceo che mi confessò il suo imminente matrimonio. "Ho provato a cercarti in tutti questi anni, solo per dirti che tu sei stata un esempio durante quel periodo" mi spiegò, facendomi commuovere. "Sabato do una festa a casa. Ci saranno tutte le mie amiche, e amici e colleghi del mio fidanzato. Vorrei invitarti".
"Domenica mattina dovrei ripartire" replicai, annoiata. "Non faremo tardi. Ti prego" accettai l'invito di Kristin e quel sabato, per la prima volta dopo anni mi vestii elegante. Tacco alto e vestito verde a tubino. Quando mi ritrovai davanti alla porta di casa sua, rimasi a bocca aperta. Si era sistemata piuttosto bene. Immaginai che avesse un lavoro rispettoso, o più semplicemente che il fidanzato fosse ricco e di buona famiglia. Me lo presentò non appena varcai la porta. Si chiamava Marc ed aveva ereditato l'azienda di suo padre a soli venticinque anni. In confronto, mi sentii una perdente nonostante avessi avuto anche io la mia parte di notorietà. "E gli altri amici del liceo li vedi?" mi domandò Kristin, rendendomi nervosa. "In realtà no, no. Ci siamo persi tutti di vista".
"E quel tuo amico? Ormai lo vedo dappertutto. È sui giornali, sul grande schermo. Vi sentite ancora?" ovviamente parlava di Chris. Scossi il capo, accettando un calice di bordeaux dal cameriere. "Peccato. Avrebbe potuto farti conoscere qualche personaggio famoso". Mi lasciò da sola in pochi minuti, a girovagare per quella reggia con bicchiere alla mano e occhi fissi sulle pareti altissime che erano allestite da quadri che a prima vista mi sembrarono costosi. Osservando un ritratto, avvertii un brivido dietro la schiena. "Lily?" non riconobbi la voce, quindi mi voltai ritrovando qualcuno del mio passato. "Owen? Sei tu?" mi sorrise. La mia cotta del liceo era davanti a me, dopo quindici anni. Era ancora bellissimo, affascinante e con il completo elegante faceva la sua porca figura. "Mi sembrava di averti riconosciuta" si avvicinò a me, baciandomi la guancia.
"Come stai? È da un po' che non ti vedo da queste parti". "Quasi quindici anni, ma chi li conta più?!" Owen sogghignò. I capelli erano più chiari, gli occhi verdi erano ancora in grado di far tremare le ginocchia. "Comunque sto molto bene. Che ci fai a casa di Kristin?".
"Lavoro con il suo fidanzato, Marc". "Ah sì?" tornai per pochi secondi con gli occhi sul quadro sopra di me, poi guardai lui. "E tu che stai facendo? Te ne sei andata da Boston?".
"Sì, nel 2001. Ho studiato alla Columbia, ho lavorato in un bar e terminato il master in giornalismo ho trovato un impiego a Vanity Fair. Adesso ho un ufficio nella loro sede di Milano" Owen sgranò lo sguardo. "Italia, eh? Ho sentito dire che è un posto magnifico".
"Lo è. È spettacolare, e le persone che ci vivono sono cordiali e amichevoli". Calò un leggero silenzio che mi mise a disagio. "Pensavo fossi in giro con quel tuo amico". Tutti accennarono a Chris in quella casa. Era ormai risaputo che una persona, all'apparenza normale e inutile che proveniva da Boston, non poteva esser diventata famosa così, di punto in bianco. "No, in realtà non siamo più amici come lo eravamo al liceo".
"Io credevo aveste avuto una storia" commentò Owen. "Vi vedevo sempre insieme, affiatati e felici. E quando ti ha portato al ballo di fine anno, il mio dubbio si è concretizzato". "No, eravamo solo amici... e, a distanza di un decennio sento di poter essere onesta con te. Speravo che mi invitassi tu quella sera". Owen arrossì, e con il dorso della mano si sfiorò il lieve accenno di barba sotto la mascella. "Davvero?".
"Sì, avevo una cotta abissale per te. Sicuramente non ero l'unica. Ero un'adolescente e...". Owen abbozzò un sorriso. "Volevo invitarti al ballo, e non l'ho fatto perché pensavo stessi insieme a Chris".
"Ti piacevo? Però non ricordavi il mio nome". Lui sogghignò ancora. Nonostante i lunghi anni trascorsi da sola, non avevo perso il senso dell'umorismo. "L'ho fatto apposta. Sapevo che ti chiamavi Lilian e non Lucy" prese tempo. Mi squadrò per bene, esaminando l'impatto che il tempo aveva avuto su di me. "Hai trovato un fidanzato italiano, suppongo".
"Negativo. Sono troppo impegnata con il lavoro per avere una relazione, infatti domani mattina dovrei ripartire per Milano... e tu? Sei sposato?". Scosse la testa, e un sorriso accentuò la fossetta che aveva sulla guancia. "Sono single anche io. Marc mi tiene troppo tempo in ufficio". Altri invitati alla festa raggiunsero quel soggiorno, perciò feci un passo indietro come se volessi allontanarmi da lui. Owen replicò: "Ti va di prenderci un caffè?". "Adesso?".
"Adesso. Ti andrebbe?" non avrei dovuto accettare, ma ogni fibra del mio corpo mi consigliò di fare esattamente il contrario. Trascorsi una bellissima serata, e i miei sentimenti per lui tornarono a galla con prepotenza quando mi fece ridere di gusto, facendomi dimenticare gli ultimi anni e il periodo del liceo, quando lui non mi avvicinava nemmeno per sbaglio. A mezzanotte volle accompagnarmi a casa, quindi mi domandò dove abitassi. "Sempre da mia madre". Reagì con sorpresa.
"Ah, peccato. Avrei voluto intrattenermi, ma con i tuoi genitori in casa non credo sia il caso" capii immediatamente a cosa si stesse riferendo. Improvvisamente diventai dissoluta e audace. "Allora andiamo da te". In pochi minuti ci ritrovammo nel suo appartamento, e Owen mi baciò sulla porta afferrandomi per i fianchi. Il suo tocco mi fece rabbrividire, perché lo avevo desiderato a lungo e senza risultati. Adesso, dopo quasi venti anni venni ripagata e non mi importò che il giorno seguente sarei dovuta andare via. Certe notti non si possono rimandare.
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𝙎𝙢𝙚𝙡𝙡𝙨 𝙡𝙞𝙠𝙚 𝙩𝙚𝙚𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩 |
أدب الهواةSei al liceo, ed hai lo stesso migliore amico dai tempi dell'asilo. Lui si chiama Chris ed è tutto per te. Siete inseparabili e vi raccontate ogni cosa, senza escludere alcun dettaglio. Arriva il ballo di fine anno e non hai un accompagnatore. Lui v...