𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨

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Fu un weekend interminabile quello. Il più lungo della mia vita e questo perché iniziai a soffrire di insonnia. Dopo il breve e intenso rendez vous avuto con Chris, mi ritrovai impantanata in una questione ben più grande di me. E quando mi venne in sogno, compresi che forse Darren aveva ragione. Trascorsa una settimana, ritrovai il coraggio per contattarlo e gli domandai se fosse ancora in città per poterci prendere un caffè. "Già ti manco?" scherzò come se fossimo ancora i migliori amici cresciuti insieme. Quelli uniti come la colla che non si sarebbero mai divisi. "Terribilmente" scelsi un tono ironico, e sperai lo carpisse. Tuttavia, non fui per nulla canzonatoria. "Allora? Sei in città?".

"Sì, raggiungimi a casa. Almeno ti faccio vedere come mi sono sistemato" immaginavo già un appartamento a prova di paparazzi. Con ampie e scure portefinestre nel soggiorno, parquet, cucina con penisola ed eretta su tre piani. Sì, lo immaginai schifosamente ricco visto che ormai il suo nome era conosciuto in tutto il mondo, tanto che potei scriverlo su Google e trovare risultati oggettivi. Mi lasciò l'indirizzo e raggiunsi Manhattan in una mezzora. Suonai il campanello e Chris mi aprì senza chiedere chi fosse. Quando lo ritrovai sulla porta, si stava passando l'asciugamano sulla nuca. "Sono da poco uscito dalla doccia. Entra" in qualche modo, mi odiai per non essere arrivata qualche minuto prima. Ero già a quel punto?

Mi guardai intorno, e scoprii che l'appartamento era su un solo piano ma aveva la cucina con penisola ed era una favola. "Che ne pensi?". "È meravigliosa, Chris. La domanda che mi sorge spontanea è: quanto la paghi al mese? Ma non te lo chiederò. Sento che mi cadrebbero le braccia ascoltando la risposta" soffocò una risata, offrendomi del caffè. "Sì, grazie" sfilai il giacchetto, avvicinandomi alla portafinestra che dava su un ampio balcone. Difronte un panorama mozzafiato. Potei osservare New York nel suo crepuscolare e raro splendore. Quando mi voltai, Chris mi stava osservando.

"Perché hai voluto incontrarmi?". "Ti ho chiesto di non sparire. Io non voglio perderti..." ammisi, tornando a sedermi sullo sgabello. Presi la tazza e sorseggiai il caffè sotto il suo sguardo meditabondo. "Nemmeno io lo voglio". "Quando uscirà il sequel de I Fantastici Quattro?".

"In estate" fece di sì con la testa, per poi passarsi la mano sotto al mento. I capelli erano ancora bagnati, spettinati. Volevo provare una cosa, ma resistetti anche se era l'unica soluzione per poter capire se c'era qualcosa di più dell'amicizia tra di noi. Quindi gli domandai: "Che cosa intendevi dire l'altro giorno?" mi guardò storto. "Quando?".

"A casa mia, nel corridoio. Hai detto che speri che io capisca le tue vere intenzioni. Che cosa intendevi?" Chris soffocò una risata, drizzando la schiena. "Oh, nulla. Ti prego, fai finta che non ti abbia detto niente. Ero solo emozionato per averti rivisto". "Chris, per favore. Sento che non sei sincero al cento per cento. Perciò parlami, ed io non ti giudicherò in alcun modo". Lui prese tempo, fece grandi respiri e infine confessò. "C'è un motivo per cui ho scaricato Lizzie al ballo, e non era solo per farti felice. Diciamo che in quel periodo mi presi un abbaglio...".

"Cioè?" mi guardò dritto negli occhi. "Ho iniziato a provare qualcosa per te, qualcosa di forte..." ingoiai la saliva, turbata. "...beh, non sono né il primo e né l'ultimo che prova certe cose in presenza di una ragazza, per un'amica. Eravamo così uniti, ed eri e sei la sola che mi capisce. L'unica con cui ho sempre voglia di parlare. Ho iniziato a sognarti, a fare strani pensieri su di te. Ero geloso di Owen al solo sentirtelo nominare, e l'ho odiato per averti lasciata a casa il giorno del ballo. So che avrei dovuto parlartene prima, e magari avevi già avvertito qualcosa visto il modo in cui ti ho guardata quando abbiamo visto Harry Ti Presento Sally, o quando ho tentato di baciarti nel bagno della palestra. Non odiarmi, ti prego. Adesso è tutto risolto. Tutto passato" abbozzò un sorriso, e in qualche modo credetti che non fosse del tutto sincero.

"Ne sei sicuro?". "Sì" il suo sorriso si accentuò intanto che si sollevava dallo sgabello. "Tutto passato. Te l'ho detto. Mi sono preso un abbaglio. Ero un adolescente arrapato". Deglutii ancora, rammentando le cose che avevo scritto nel diario. "Ecco perché non ti ho chiamato. Mi stavo allontanando per reprimere i miei sentimenti, e poi è arrivata Jessica. E pouf, sentimenti dissolti. Era un abbaglio" ripeté quella parola per la terza volta. Raggiunse il soggiorno e accese la tv, sedendosi sul divano.

Lo raggiunsi, lasciando la tazza sulla penisola. Avevo la minigonna quel giorno, e accavallai le gambe sotto i suoi occhi enigmatici. Subito li sollevò verso i miei e si inumidì le labbra. "Io non ero innamorata di te a quei tempi. Come potevo? Avevo occhi solo per Owen..." inarcò le sopracciglia, come se ancora odiasse sentirlo nominare. "Però anche io ho provato qualcosa quando abbiamo ballato quel lento, e quando eravamo sul tuo letto a guardare quella scenetta mielosa e super romantica. Abbiamo dormito abbracciati ed io..." tirai un grosso respiro e lui seguì ogni singola parola che usciva dalla mia bocca.

"Mi sono sentita morire quando ho letto di te e Jessica, e pensavo che derivasse dal modo in cui ci siamo allontanati. Non è così". Abbassò di nuovo gli occhi sulle mie gambe e lentamente mi avvicinai a lui, scivolando sul divano di pelle. "Che fai?" domandò con le labbra socchiuse e le palpebre serrate. "Penso esista una sola soluzione a questo accadimento. Dobbiamo provare". "Provare cosa?". "Non vuoi sapere anche tu se a legarci c'è qualcosa di più forte dell'amicizia?" lui annuì ma poi scosse la testa. "No, non voglio rovinare il nostro rapporto. Adesso che ci siamo riavvicinati, sento che devo tenerti alla larga – sentimentalmente parlando – e ammetto che sarà difficile però devo farlo".

"Chris, ti prego. È un piccolo esperimento" lui non volle saperne. Alzai gli occhi al cielo e gli presi la mano per portarmela sulla gamba. Posò le dita sulla coscia avvolta dalle calze. "Lil, no. Io non...".

"Chris, per favore. Devi farlo. Vorrei togliermi questo dubbio". Indugiò con gli occhi sulle mie labbra, intanto che con la mano risaliva dalla coscia verso il mio fianco. Poi mi accarezzò il braccio e arrivò dietro la nuca. Mi attirò piano verso di sé, e quando i nostri nasi si sfiorarono lui sibilò: "Lil, puoi ancora tirarti indietro ma devi dirmelo adesso. Non so se riuscirò a fermarmi una volta che avrò iniziato". Il suo respiro era caldo, afrodisiaco. I capelli ancora umidi mi attirarono come una falena innamorata dell'oscurità.

"Chris, sei sempre stato un gran chiacchierone". Il suo labbro superiore sfiorò il mio, e il bacio nacque come una piccola goccia di pioggia che profetizza un temporale. Subito divenne più intenso, quando percepii la sua lingua che era pronta ad esplorarmi senza esitazioni. In pochi secondi, acquisii la consapevolezza che quel bacio fosse diventato il più bello che avessi mai ricevuto in ventisei anni di vita, e superò di gran lunga quello con Darren. Il cuore mi stava scoppiando nel petto, e la sua presenza si rivelò sanatoria per poter curare le cicatrici che mi aveva inferto la sua prolungata distanza. Insinuai le dita nei suoi capelli dorati e umidi, attirandolo verso di me. Mi baciò avidamente e sembrò che non volesse fermarsi, e nemmeno io volli farlo perciò compresi che nessuno dei due aveva smesso di provare certi sentimenti. Ero innamorata del mio migliore amico. Che incredibile cliché. Nel mio caso sembrò inevitabile esserlo. Lui era così meraviglioso, intelligente, sexy. Le sue labbra mordaci si staccarono per pochissimi secondi, dando modo ad entrambi di riprendere fiato. "Lil, io..." la sua fronte si posò contro la mia. "...ti avevo detto che non sarei riuscito a fermarmi".

"Quindi hai mentito spudoratamente, Chris..." iniziai a dire, guardandolo negli occhi "...non era solo un abbaglio il tuo, vero?". Lui scosse il capo. "Decisamente no. Ti voglio ancora. Mi mandi in pappa il cervello, Lil e...". Scostai la sua mano, liberandomi della sua presa. "A questo proposito, ci converrà aspettare". "Aspettare?" strabuzzò gli occhi, sconcertato. "Abbiamo atteso fin troppo, non ti pare?". "Non lo credo. Questo è stato solo un impulso, derivato da lunghi anni di amicizia e da otto anni in cui non ci siamo visti né sentiti. Dovremo aspettare per capire che cosa ci sta davvero accadendo" mi alzai dal divano, ricomponendomi. "Comunque è stato un bel bacio" commentai, facendolo sorridere. "Anche meglio del sesso, vero?" mi interrogò, mostrando un sorriso dolce. Gli risposi con un occhiolino e dopo andai via, sentendomi accalorata fin quando non fui di nuovo nel mio appartamento. Decisamente un gran bel bacio. 

𝙎𝙢𝙚𝙡𝙡𝙨 𝙡𝙞𝙠𝙚 𝙩𝙚𝙚𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora