𝙏𝙞𝙢𝙚

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Era stato davvero un bel momento, tanto intenso quanto travolgente e rabbrividente. Ci tenemmo in contatto dopo quel giorno, parlando esclusivamente per telefono. I momenti di imbarazzo non erano mancati, dato che c'era stato qualcosa che nessuno dei due si aspettava e nemmeno lo avevamo pronosticato. È successo. Andai a vederlo al cinema nei suoi successivi film, e nel 2008, ritrovarlo in smoking in The Loss Of A Teardrop Diamond mi riportò alla mente la sera del ballo di fine anno. Era affascinante in quel frac anni venti. Lo mandarono a Baton Rouge per le riprese ed anche per questo ci perdemmo nuovamente di vista. Io intanto terminai il master e di conseguenza mandai qualche articolo alle migliori testate giornalistiche di New York. Per i primi mesi, non ricevetti alcuna risposta e all'improvviso, nell'autunno del 2008 iniziai a scorgere uno sprazzo di luce quando mi contattarono da Vanity Fair per un colloquio con il loro caporedattore.

"Ho letto le interminabili email che mi ha inviato. C'erano diversi articoli molto interessanti. Sono tutti opera sua?".

"Sì, completamente". Lui sorrise, facendosi indietro con la schiena contro la sedia. "Di solito non assumo persone senza esperienza. Qui ricerchiamo figure capaci, dedite al proprio lavoro e sempre pronte a rischiare. Con lei potrei chiudere un occhio, visto l'impatto che hanno avuto i suoi articoli su di me. Le andrebbe di dare un contributo a questa rivista? Le sarà assegnato un assistente che la accompagnerà nelle interviste e un fotografo, ma nei primi tempi le conferirò articoli meno rilevanti perché vorrei vedere come se la cava sul campo prima di mandarla nella gabbia dei leoni" feci ripetutamente di sì con la testa, emozionata e determinata. Il caporedattore si alzò e mi porse la mano. "Grandioso. Benvenuta nel team di Vanity Fair, signorina Morris. Vada dalla mia segretaria che le consegnerà il badge per accedere all'edificio e ai nostri reparti". Uscita da quel grattacielo, mi feci sopraffare da un senso di soddisfazione e gioiosa felicità. Il primo mese trascorse velocemente, e potei fare conoscenze meritevoli e pure come la pioggia autunnale. Per le vacanze di Natale potei tornare a Boston dopo due anni. Nel soggiorno di casa mia, potevo ancora percepire quell'aria angusta che mi riportò alla mente la proposta di Darren. Mamma si era stampata i miei articoli, esponendoli lungo il corridoio come una galleria d'arte. Mi sembrò una donna diversa, migliorata e contribuì di certo la sua relazione con Sean. Papà invece era sparito nel nulla. Quanto a David, aveva rotto con la ragazza ma aveva terminato il corso che stava seguendo al centro. Adesso non sapeva cosa fare della sua vita. Gli ripetei per la milionesima volta di seguirmi a New York.

"No, Lily. Il mio posto è qui". David, sempre il solito testardo. A differenza di due anni addietro, mamma non era intenta a preparare nulla nella sua enorme cucina di marmo bianco e la cosa mi insospettii quindi la interrogai sulla serata imminente. "Siamo ospiti dei vicini" spiegò, e guardandomi intorno mi accorsi di essere l'unica a non essere stata informata. "Vicini?".

"Sì, dalla tua seconda famiglia. Andremo da Lisa". Non mi feci prendere dal panico, perché sapevo che Chris era via per girare Push. Sorrisi, nonostante l'improvvisata. "Se mi avessi avvisata per tempo, avrei acquistato qualcosa. Avrei portato un dolce o una bottiglia di champagne. Lisa mi conosce da anni però odio ugualmente presentarmi a mani vuote". Mamma si avvicinò al frigo, e aprendolo prese due bottiglie di spumante.

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