17 Capitolo

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Bogotà siede accanto alla Jimenez, ancora addormentata in seguito all'ennesima, e fortunatamente ultima, operazione di salvezza, e ascolta quel respiro, come fosse la sua canzone preferita, mentre il suo cuore batte all'impazzata... quel tipico batticuore di chi scopre l'amore per la prima volta.

Con delicatezza, le accarezza il viso, cibando i suoi occhi della bellezza di una donna dalla tempra invidiabile, il cui corpo porta ferite di una guerra vera e propria, e che, nonostante ciò, è lì, sana e salva.

"Amore mio, mi sei mancata da morire!" – le sussurra all'orecchio, emozionato.

Niente e nessuno potrà più separarlo dalla sua fonte vitale, dalla sua Nairobi.

E così, con lo sguardo fisso sulla falsaria, diventata la Boss non solo dei suoi uomini ma anche del suo cuore, Bogotà adagia il capo sul bordo del letto e si lascia andare ad un pianto liberatorio.

Finalmente può sfogare le ansie, le tensioni varie, e quei mille timori di un non ritorno. Finalmente può far scivolare quante lacrime possibili, perché sa che l'altra metà del suo cuore è al suo fianco... ed è viva!

"Non appena tutta questa storia sarà finita, ti porterò via con me e la prima cosa che farò sarà sposarti. Voglio che tu diventi mia moglie, voglio iniziare una nuova vita, sapendoti ogni mattino nel mio letto, stretta tra le mie braccia. Voglio ridere delle tue battute, voglio vederti ballare come solo tu sai fare, voglio regalarti notti magiche, unirmi a te, prepararti la colazione, magari cantandoti canzoni d'amore..." – Bogotà mostra un lato di sé sconosciuto, che non sapeva di possedere, pronunciando parole pensate e mai dette, estremamente romantiche, di quelle sempre sognate da Nairobi – "... voglio essere il compagno perfetto, l'amico perfetto, l'amante perfetto... ed esaudire ogni tuo desiderio"

Impossibile non resistere di fronte a tanta tenerezza. Così, mentre il saldatore continua a immaginare il futuro con Agata, fissandole la mano martoriata dalle torture di Gandia, è proprio la Jimenez, con un filo di voce, a manifestare la gratitudine per un amore smisurato nei suoi confronti. E nel farlo, abbandona il lato da guerriera, manifestando solo quel desiderio di essere finalmente avvolta da braccia possenti, pronte a difenderla da qualsiasi avversità.

Per anni ha dovuto difendere se stessa dal dolore e dai pericoli... ora basta! È il momento di sentirsi protetta, protetta fino in fondo.

"Come ho potuto non innamorarmi di te, sin da subito"

La sua voce fa sobbalzare Bogotà, accortosi del risveglio della falsaria.

Solleva lo sguardo, spostandolo su quello di Nairobi.

La gitana gli sorride con gli occhi, mentre la sua mano intreccia quella dell'uomo.

"Perché mi sono nascosto dietro l'immagine che si era creata di me, o meglio, che io ho creato di me stesso" – confessa, avvicinandosi sempre di più al viso della Jimenez.

Perso negli occhi di lei, così come nei momenti dentro la banca, quando la curò dopo la prima operazione, le sfiora le labbra, voglioso di assaporarle.

E lei risponde - "Cosa aspetti a baciarmi?" – mordicchiandosi il labbro inferiore.

Bogotà, arrossendo, non esita. Con la delicatezza che lo contraddistingue, adagia la sua bocca sul collo della falsaria, che sente il corpo gemere, e stavolta non per il dolore.

Dal collo, Bogotà sale su accarezzando, con la punta del naso, i lineamenti del viso di Nairobi.

La Jimenez avverte un forte calore dal basso ventre, felice di poter finalmente tornare a vivere di piaceri che per anni non ha vissuto.

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora