5 Capitolo

115 5 2
                                    

"Novità?" – chiede Tokyo a Lisbona.

"Nulla, non risponde. Sto iniziando a temere il peggio" – si agita la Murillo.

"Sicuramente sarà uscito per incontrarsi con Nairobi e Marsiglia!" – ipotizza Rio.

"Mmm...dubito ci abbia impiegato tutto questo tempo" – aggiunge Denver, camminando avanti e indietro nella stanza.

"Cosa facciamo adesso?" – è la domanda di Helsinki, mentre tiene d'occhio Gandia, legato con delle cinghie a mani e piedi.

"Siete fottuti" – ringhia il militare, ridendo subito dopo – "La polizia avrà catturato il vostro professorino e adesso finirete tutti, uno per uno, in galera"

In quel momento l'intera banda avrebbe voglia di prendere a pugni quel bastardo, però il loro codice etico glielo vieta. Per di più sanno che Gandia è a questo che mira: provocare, destabilizzarli emotivamente, in modo da creare tra loro disagi, liti e quindi caos totale.

"Sta zitto" – si limita a dire Denver, sotto lo sguardo stupito degli amici e del prigioniero stesso.

"Chi l'avrebbe mai detto, adesso sei diventato un cagnolino mansueto, orfanello?" – ennesimo attacco di Gandia.

Monica nota lo sguardo del marito, preda di un attacco d'ira, e prima che potesse aggredire l'ostaggio, lo trattiene a modo suo.

Si avvinghia a lui e lo abbraccia.

"Lascialo stare, ti prego. Vuole farti solo del male" – le sussurra lei.

"E ci sta riuscendo. Quel figlio di puttana cosa sa della mia vita? Come fa a definirmi orfano?"

"La polizia, lo Stato, sanno tutto di noi e lui evidentemente è informato in merito, per via del lavoro che svolgeva qui" – suppone Manila, intervenendo per placare l'amico.

"Se voi non avete intenzione di zittire questo idiota, ci penso io" – Palermo, dal fondo della stanza, lì dove si era isolato dal gruppo, avanza verso Gandia.

"Cosa combini? Abbiamo detto di lasciarlo stare" – afferma, decisa, Lisbona, in veste di leader autorevole.

Però l'uomo le mostra senza giri di parole cosa intende con "zittire".

Prende del nastro adesivo, tirandolo fuori da un cassetto della scrivania.

"Questo lo hanno tutte le migliori segretarie e sempre a portata di mano" – spiega, spezzando con i denti una striscia lunga di scotch. Poi avvicinandosi al nemico, con aria di sfida gliela schiaccia sulla bocca, per ridere di gusto subito dopo.

"Ora non saremo costretti a sentire le sue idiozie" – e così dicendo, torna alla sua postazione, certo che per una volta è riuscito a dare un piacere all'intera banda.

Il problema del professore resta però una questione ancora aperta.

Che fine ha mai fatto Sergio?

Infatti, ciò che teme Lisbona è reale. Il suo uomo è davvero in pericolo.

La figura comparsa all'improvviso nel nascondiglio del professore avanza lenta ed è intenzionata a mostrarsi a pieno all'ostaggio.

"Tu? Cosa ci fai qui?" – esclama sorpreso, riferendosi alla persona appena giunta.

"Ti facevo più intelligente, professor Dalì" – commenta Sierra, aggiungendo subito dopo – "Perdonalo, Antoñanzas, ma il nostro genio del crimine non comprende cosa vuol dire Non fare domande! Più gli ordino di non chiedere, più lui lo fa!" – alza gli occhi al cielo contrariata.

"Sei tu che hai rivelato tutto?" – chiede Sergio all'uomo. A quel punto Alicia esplode.

"BASTA" – gli tuona contro. Poi, notando di aver perso il controllo, si ricompone e il suo sguardo furioso si colora di un sorriso quasi inquietante.

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora