Raquel è in auto, diretta ad una cella, su immediato ordine di Tamayo. Niente processo, ma la "traditrice" della polizia, merita, a detta del Colonnello, l'immediata incarcerazione. Quei minuti di viaggio sono una vera e propria agonia.
Con lo sguardo perso nel vuoto e la mente appesantita da mesi di pressioni psicologiche, la Murillo metabolizza la triste realtà: la separazione da Paula, da sua madre... addirittura dal suo compagno.
Può esistere pena maggiore di questa?
Le sembra inutile perfino reagire e ribellarsi. Non ha più senso farlo.
Presto la prigione avrebbe messo la parola fine a ogni speranza, a ogni felicità, a ogni sogno di vita futura.
Sarebbe vano gettare fango addosso ai poliziotti presenti... in fondo, non servirebbe a nulla, se non a peggiorare il suo umore.
Tante sono le emozioni che le accendono l'animo e inevitabilmente non riesce a non colpevolizzare le persone per cui tutto quel casino era stato montato.
"Tokyo, Rio..." – pensa a quei nomi, trattenendo il magone... poi uno in particolare la rende cosciente di non avere titolo per accusare nessuno - "Sergio!" – pensa in un attimo di lucidità.
Eh già, dopotutto il colpo alla Banca è opera del Marquina, non di Silene e Anibal.
"Cazzo, avremmo potuto ideare altri piani di salvezza...invece lui no! Lui preferisce mettere su una rapina impossibile" – brontola sottovoce, attirando l'attenzione del poliziotto di fianco.
"Silenzio" – la rimprovera, distogliendo lo sguardo dalla donna subito dopo.
Ma Lisbona ignora l'ordine.
"A te piace il rischio, ma porca puttana Sergio... così facendo hai rovinato tutto!!! Tutto" – arrabbiata con il Professore, Raquel comincia a delirare.
"Ho promesso di sostenerti sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta. Ma probabilmente la responsabilità è mia. Dovevo dirti NO dal principio. Di modi per salvare Rio ce n'erano, tu dalla mente brillante avresti sicuramente ideato piani di salvezza brevi ed immediati. E invece che decidi di fare? ... al diavolo la sicurezza di chi mi ama. Berlino viene prima di tutto...forse ho sbagliato io a credere che tenessi alla nostra storia. Probabilmente avevi più a cuore la relazione con Andrès che la vita che stavi costruendo..." – le sue parole, forti, decise, rabbiose, spiazzano i tre agenti che la ascoltano farfugliare rivolgendosi a qualcuno che non è lì con lei.
In quel momento l'automobile si ferma, bloccata da un furgone che taglia la strada.
"Cosa succede?" – chiede la donna, tornando in se.
Scorge dal finestrino di essere in una strada di aperta campagna, ignota e sicuramente lontanissima dal carcere.
"Dove mi avete portata?" – si allarma, temendo per la sua incolumità.
E se Tamayo non prevedesse per lei la galera? Se Tamayo avesse piani diversi per la traditrice della Polizia?
"Dove mi state portando? Questa non è la strada per raggiungere il carcere. Dove cazzo vi ha ordinato di condurmi quel verme del colonnello?"
La voce tremante della donna segnala un elevato stato d'angoscia: dopotutto, conosce bene i modi d'agire del suo ex collega...sa che sarebbe capace di tutto!
"Rispondetemi, maledetti!" - Lisbona è nel panico più totale.
"Stiamo eseguendo un ordine!" – con tali parole, il poliziotto costringe Lisbona a scendere dal veicolo, seppure questa ponesse resistenza, spaventata dall'ignoto.
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Un epilogo diverso
Teen FictionSe la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata libe...