3 Capitolo

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Nonostante le direttive del Professore, il clima all'interno della banda non è dei migliori.

"Dare il comando a te per un mio errore, è assurdo" – si lamenta Palermo, disturbato dalla decisione di Sergio di lasciare il ruolo di leader a Tokyo.

"Piantala, hai parlato troppo per i miei gusti. Vuoi che ti ricordi cosa è accaduto a causa di quello che definisci "errore?" – la giovane donna, nauseata dall'ennesima frecciatina del compagno di squadra, gli risponde a tono.

"Dico solo che bisogna guardare al bene della missione. Avremmo dovuto lasciare il passato alle spalle, non dico per sempre, ma almeno fino all'uscita dalla Banca" – puntualizza l'argentino.

"Ora basta! Se continui a parlare a sproposito, ti porto giù in fonderia così i saldatori ti mettono quella testa di cazzo che hai nel forno!" – Bogotà ha perso ogni rispetto verso un vecchio e caro amico. Adesso ha un'idea negativa di lui, in fondo è colpa sua se Nairobi stava rischiando di morire.

"Calmiamoci tutti, dannazione! Seguiamo le regole del Professore, punto e basta. Diamoci una mossa piuttosto!" – interviene Stoccolma, spalleggiata da Manila che aggiunge – " Condivido, in questo team serve un po' di girl power, perché affidarci a questi maschietti porta solo guai"

"E ci risiamo! Ecco un'altra paladina delle pari opportunità" – brontola Palermo, alzando gli occhi al cielo.

La ragazza, infastidita da quello che sembra essere un chiaro attacco alle sue idee, volge lo sguardo su Palermo e prima di potergli rispondere come vorrebbe viene frenata da Tokyo - "Lascialo perdere, non ne vale la pena" – le sussurra all'orecchio. Poi prende le redini della situazione – "So di essere nota per la mia impulsività, ho fatto cazzate, tante... però adesso non si scherza più. Inizia la guerra e noi siamo...." - si interrompe, guarda Rio e gli chiede – "Cosa siamo?"

"La resistenza" – risponde, fiero e deciso, il suo ex.

"Cosa siamo?" – ripete Tokyo gridando, invitando i compagni a fare lo stesso.

"La resistenza" – il coro e le voci unite e compatte rimbombano nella stanza.

Bogotà sorride di fronte a quella scena. Ripensa a quando, giorni prima, fu Nairobi a dare una svegliata ai suoi chicos de oro, permettendo a quei ragazzi di tirare fuori una grinta pazzesca.

"Sei stata una brava insegnante per la tua amica, sai? Ormai imita anche i tuoi modi di fare" – dice l'omone alla sua donna, ancora addormentata per via dell'anestesia.

Le prende la mano, fasciata dopo l'operazione, e gliela accarezza dolcemente. Poi solleva gli occhi e la osserva in silenzio. Non serve parlare se con lo sguardo si comunica qualcosa che va oltre le parole.

Palermo, nel frattempo, in disparte, assiste alla scena e scuote il capo, contrariato. Pensa tra se e se a come fosse sciocco riporre fiducia in una come Tokyo, conosciuta per le sue stronzate, la Miss grilletto facile che gli ha, però, saputo sottrarre lo scettro del potere, mettendolo a tacere e alla quale adesso deve il suo rispetto.

Però è anche vero che di cazzate ne ha combinate anche lui, non può non riconoscerlo.

Gli tocca solo sottostare!

"Ah Sergio, Sergio! Speriamo solo che questa decisione non ci costi caro" – rassegnato alle circostanze, si avvia a seguire, suo malgrado, le istruzioni della Boss.

Sono le 18 in punto e il Professore dà l'ok per l'avvio del Piano Parigi.

Primo passo: convincere la polizia che Gandia ha la banda alle costole e ha necessità d'aiuto dall'esterno.

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora