18 Capitolo

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Mentre i Dalì subiscono la perdita più significativa, l'altra fazione è euforica. I colonnelli, gonfi di orgoglio, innalzano i calici al cielo, brindando di fronte alla marea rossa, ancora lì presente, e gridando a squarciagola la loro gioia.

È proprio Tamayo a beffeggiare i suoi ostaggi. Fissa uno ad uno, prima Sergio poi Raquel, sorseggiando il suo champagne, mentre gode nel vederli sconfitti definitivamente.

"Avete dei progetti su cosa fare nei prossimi quarant'anni in carcere?" – ridacchia di gusto.

Non riceve risposta. I due Dalì non stanno al suo gioco, non cedono alla provocazione e rimangono muti come pesci.

E intanto il colonnello continua le vessazioni – "Professore dei miei stivali, come ci si sente ad aver subìto uno scacco matto? Cosa provi a vedere il piano di merda che avevi ideato per rapire l'oro di Spagna, andare in fumo?"

"Piano di merda?" – ripete, infastidito, il Marquina, cercando di mantenere quell'estremo autocontrollo che lo domina da tutta una vita.

"Si, una follia che non avreste mai, e ripeto, MAI, potuto portare a termine!"

Lisbona posa lo sguardo sul compagno, notando una lacrima scendergli sulla gota.

"Non ascoltarlo. Vuole solo umiliarti, non dargliela vinta"

"Silenzio, traditrice" – Tamayo cambia tono di voce nel rivolgersi alla ex ispettrice Murillo.

"Io parlo quanto voglio" – replica lei.

"Bene, vedo che hai voglia di chiacchierare!" – con aria di sfiga, l'uomo invita Suarez a condurre Raquel distante dal professore.

"No, dove la state portando? Raquel...Raquel" – Sergio cerca di svincolarsi dalla presa di un agente e dalle manette che bloccano i suoi polsi. Però, invano.

"Piantala, tanto, prima o poi, vi avrei separati. Ho preferito farlo da subito. Non vorrei vi saltasse alla mente qualche disperato tentativo di fuga!"

"Mi sono costituito, sono giunto fin qui di mia spontanea volontà! Che senso avrebbe escogitare mosse per scappare?" – controbatte il capo dei Dalì.

"Beh, prevenire è sempre la cosa migliore. Io ho una conferenza stampa tra pochi minuti, dovrò raccontare delle modalità di chiusura di questo assurdo attacco alla Banca. Preparati, caro il mio Professore, ti esporrò al pubblico come trofeo" – felice come una Pasqua, il colonnello Tamayo fa cenno ad Angel di far da balia, allontanandosi e continuando a celebrare la sua vittoria con il calice alzato.

"Dove porterete Raquel?" – chiede Sergio al poliziotto, una volta rimasti da soli, consapevole di potergli estrapolare informazioni sulla donna, essendo Angel stesso ancora legato a lei.

"Non sono tenuto a dirtelo. Evita di fare domande, non riuscirai a raggirarmi. Ricordi che sono stato proprio io il primo ad indagare su di te, anni fa? E il mio fiuto non sbagliò. Hai soggiogato Raquel che ha perso lucidità e si è unita a voi. Per colpa delle tue idee da Robin Hood, trascorrerà un'intera vita in galera, lontana da sua figlia. Fossi in te mi limiterei a star zitto" – è così, in modo secco e deciso, che Angel chiude la conversazione con il Marquina.

Proprio quest'ultimo, infatti, si rende conto che quanto udito non è del tutto falso. Anzi. Lisbona vivrà senza Paula, senza sua madre, senza libertà, per colpa sua.

"Lasciatela andare, vi prego. Avete me, cos'altro cercate?"

"Ti ho detto di fare silenzio" – ripete il poliziotto, fingendo disinteresse. In cuor suo, Rubio vorrebbe liberare l'ex ispettrice, eppure il distintivo che indossa glielo impedisce.

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora