2 Capitolo

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Quel colpo raggela il sangue di tutti, incluso quello di Gandia. Non è stato lui, infatti, a sparare e in pochi secondi a cadere a terra è proprio il militare, preda di un dolore lanciante alla gamba destra.

Denver sgrana gli occhi quando riconosce la persona che ha appena salvato la vita di Nairobi. "Manila!" - esclama, mai così tanto felice di vederla intromettersi.

"Credevate davvero che sarei rimasta a guardare mentre questo bastardo si divertiva a torturare la nostra compagna di squadra?" – dice la donna, fiera di se stessa, ricevendo subito l'abbraccio del suo migliore amico.

"Grazie di cuore" – la voce debole di Nairobi è diretta a Manila che le si avvicina e sorridendo, commossa, le risponde -"Non dirlo nemmeno per scherzo" – poi si rivolge al nemico, con aria di sfida – " Non osare mai più ribellarti a noi, chiaro, Gandia? O vuoi che la prossima parte del tuo corpo che colpirò sia il cervello?"

Di fronte ad una scena a tratti inquietante, a tratti esilarante, la banda si rimette in moto.

Palermo e Rio legano l'uomo a gambe e mani con delle funi.

"Maledetti, sapete che riuscirò a liberarmi di nuovo e poi vi ammazzerò. Non esiterò più..." – a quanto pare le parole di Manila sono state vane.

"E' una minaccia, figlio di puttana?" – Denver perde subito le staffe e gli punta contro una pistola, esattamente sulla fronte – "Fossi in te, mi tapperei la bocca e non azzarderei altre missioni impossibili"

"Che si fa? Perde sangue" – interviene Rio, chiedendo consiglio a Palermo, interrompendo la furia del compagno di squadra.

"Lo cureremo, non è nel nostro piano far morire dissanguato un ostaggio. Poi, però, stabiliremo il da farsi" – afferma Denver, prendendo per quei minuti il comando della situazione.

"Adesso pensiamo a chiudere la faccenda. Bogotà...ai forni, subito!" – ordina Palermo all'amico.

Ma Bogotà sembra più intenzionato a stare accanto a Nairobi ed esita.

"Vai, io sto bene" – sussurra la donna al saldatore – "I nostri chicos de oro hanno bisogno del loro capo"

"Ma sei tu il capo" – risponde lui, regalandole un sorriso che vale più di mille parole.

"Appena mi rimetto in sesto, torno a comandarvi a bacchetta" – Nairobi cerca di guardare il lato positivo. Eppure tali parole non tranquillizzano Bogotà che lancia un'occhiata a Helsinki.

Mentre Stoccolma e Rio si occupano di Nairobi, pronta per l'ennesima operazione, stavolta alla mano, e alla sistemazione di alcuni punti di sutura, i due omoni del gruppo si confrontano sulla situazione di salute della loro amata compagna.

"Non può rimanere qui! E' troppo debole ed esposta alle mire dei lupi solitari. Se la polizia entrasse, sarebbe la prima che catturerebbero. Al momento della fuga non avrebbe le forze per venire fuori dalla Banca" – spiega Bogotà a malincuore.

"Hai ragione! Dobbiamo dirlo al professore. Lei deve lasciare la missione"

"Tranquilli" – interviene Palermo – "Contatteremo il professore e faremo in modo che mandi qualcuno che sostituisca Nairobi. Però adesso va salvata anche Tokyo, e questo bastardo non è intenzionato a collaborare"
La voce beffarda e soddisfatta del militare riecheggia in quell'enorme atrio ed è ben udibile.

"Morirà di fame perché non vi dirò nulla, stronzi" – poi inizia a ridere, con aria provocatoria sembra incurante che le sue azioni non hanno niente a che vedere con la protezione degli ostaggi o del suo ruolo istituzionale. Lui non è altro che un criminale, un assassino senza scrupoli, un folle. E questo dà molto a cui pensare.

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora