23 Capitolo

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Angel Rubio ha sempre considerato il suo lavoro una vera missione; difendere il suo paese, la sua gente, da soprusi, inganni, pericoli di qualsiasi tipo, è il minimo che è chiamato a svolgere in nome del suo distintivo.

E negli anni di lunga carriera non si è mai tirato indietro davanti a niente e nessuno. Ligio al suo dovere non avrebbe mai pensato che, un giorno, sarebbe accaduto l'inimmaginabile.

Sergio è in auto, diretto al carcere. La partenza è stata ritardata da inconvenienti voluti, coscientemente, dallo stesso Angel per dar modo alla volante, con a bordo Raquel, di poter fare il suo dovere. E mentre lo osserva, ammanettato, a capo chino, debole ed esausto, Rubio riconosce che salvare Raquel dallo stesso destino del Professore sia stata la mossa migliore.

Nella sua mente si fanno strada solo risposte positive: innanzitutto, la donna di cui è innamorato da anni potrebbe fuggire, e soprattutto nessuno della Polizia avrebbe mai potuto sospettare della talpa identificandola in lui.

Così facendo ha preso due piccioni con una fava.

"Ehi, amico, mi hai sentito?" – lo scuote Suarez, dopo averlo chiamato più volte, da lontano, senza ricevere risposta.

"Come?" – esclama Rubio, tornando con i piedi per terra.

"Cosa ti prende? Sembri pensieroso...forse troppo"

"Nulla, è che mi pare strano sia finito tutto così...facilmente" – finge, trovando la giusta scusa.

"Beh...è di questo che volevo parlarti. Confesso che la cosa mi puzza"

"Ehm...in che senso?" - deglutisce Angel, spiazzato da tale osservazione.

"Sono sicurissimo che quei pagliacci con la maschera, adesso, tenteranno di liberare la Murillo e il loro amato beniamino" – commenta il poliziotto, arricciando il naso, alquanto disprezzante verso di Dalì – "Il colonnello li ha lasciati andare, non considerando la conseguenza più certa che può verificarsi"

"Già! Lo temo anch'io, Suarez"

"Cosa facciamo allora? Aspettiamo che ci sia l'ennesima rapina e che stavolta la Banda del Professore orchestri altro per liberarlo insieme alla sua compagna?"

"Beh...senza ordini dall'alto, non possiamo decidere niente. E comunque... sì, i rapinatori rivendicheranno la libertà del loro capo, però...pensaci, senza di lui non saprebbero organizzare l'ennesimo attacco. Era Sergio la mente. E senza il suo genio, quei Dalì non hanno chance"

"Esattamente" – la voce alle loro spalle, che ha ben udito le considerazioni dei due polizotti, dà conferma delle parole di Rubio.

"Colonnello Prieto, è questo il motivo allora?" – domanda Suarez al superiore.

L'uomo, mai tranquillo come in quel momento, con il petto gonfio d'orgoglio per la vittoria, e fiero di avere tra le mani l'uomo più ricercato degli ultimi anni, conforta gli altri due – "Alla Spagna piacciono quegli idioti con la tuta rossa. Saperli in vita e lontani, potrebbe essere un vantaggio per noi. Non passiamo da cattivi. Anzi. Abbiamo ripreso l'oro nazionale, catturando chi voleva strapparlo e privare il Paese della sua sola fonte di ricchezza, e quella specie di mascotte umane sono sane e salve. Nessun morto, ma con la giustizia compiuta!"

"E come la mettiamo con tutte le accuse contro polizia, servizi segreti, e il resto? Le torture denunciate...Sierra in fuga... questo come lo fronteggeremo?" – chiede Angel, confuso.

"Alicia è la prossima che finirà nella stessa cella della Murillo, fidatevi. Quella serpe in seno a breve sarà fuori dai piedi."

"Non sappiamo neppure dove si trovi"

Un epilogo diversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora