Capitolo 9 | Il professor Oxford

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«Una setta?» urlò Thomas quando Edward ebbe finito di raccontare.

«Una setta, sì. Trasformata da clinica».

«Stento a crederci. Non sono veri dottori?».

«Sono scienziati, non medici. Il che è diverso. La clinica è tale solo da due anni. Prima era un centro di ricerca universitario. Poi è subentrato un nuovo direttore, molto strambo, un piccoletto con la fissa per il potere, subdolo e viscido. E lui l'ha trasformato in una clinica, ma in realtà lì dentro non c'è niente di davvero riconducibile ad un ospedale. Quella è una prigione e i detenuti sono selezionati».

«In base a cosa?» interruppe Sydney.

«In base a delle analisi del sangue. Nessuno di voi abitava qui, ma due anni fa il sindaco della città promosse un'iniziativa obbligatoria per i cittadini. Una specie di analisi del sangue collettiva. La dipinse come una lodevole capacità di monitorare la salute altrui veicolando messaggi attraverso le tv e le radio, ma in realtà non è stata altro che una raccolta informazioni per comprendere chi fossero quei cittadini con all'interno del sangue una resistenza chimica ad una proteina da loro ribattezzata Boshin».

«Boshin?».

«La resistenza alla proteina Boshin è una qualità biochimica del corpo umano abbastanza rara. Prende il nome da Nikolaj Boshin, il chimico russo che ne studiò le componenti basilari. Praticamente la possiede solo il quindici percento della popolazione mondiale e a Fowler i casi sono contati sulle dita delle mani, come potrete immaginare».

«Per questo cercano Jupiter? Per quella proteina?».

«Jupiter non vi ha detto niente e non può sentirci perché adesso è svenuta...ma la setta ha ucciso entrambi i suoi genitori a sangue freddo e l'ha rapita. L'hanno rinchiusa in clinica per più di un anno e poi lei è fuggita. Ha incontrato Gerard e lui si è preso cura di lei finché non lo hanno catturato».

«I tuoi superiori lo sanno che sei qui?».

No, Sydney, non lo sanno. E non devono saperlo. Ho iniziato a seguire il caso di Gerard per conto mio, siamo amici. E poi non sono più un poliziotto a tempo pieno, mi sono ritirato due anni fa, ma avendo conoscenze in polizia ogni tanto collaboro con degli ex colleghi alla risoluzione di casi complessi».

«Hai una vaga idea di dove sia finito Gerard?» domandò Thomas.

Edward Casher fece spallucce. «Ho un motivo in più oltre a Gerard di scoprire la verità su quegli esperimenti e sulle cavie che usano per effettuarli. Anche mia moglie è stata vittima di quegli uomini, ma lo negano tutti. Io so che è così. La gente, in città, viene data per rapita, ma poi spuntano fuori voci su voci e io potrei giurare» Edward aveva stretto i pugni e serrato le mascelle, la rabbia gli divampava dentro come un rapido incendio mangia tutto «che sia stata rapita da loro».

«Come fai a dirlo con tanta sicurezza?» interrogò Thomas, che con un occhio fissava Edward e con l'altro vegliava su Jupiter ancora senza sensi.

«Mia moglie scomparve mentre ero in turno, due anni fa. Fu a causa di questo episodio che lasciai le forze armate e decisi di staccarmi dal ruolo ufficiale. Tornai a casa di sera, ma trovai la casa a soqquadro. Sembrava che un animale selvatico avesse fatto baldoria, era tutto sottosopra».

Per un istante a Thomas venne in mente che anche la casa di Gerard era sottosopra. E se prima che Sydney potesse arrivare fosse stato attaccato direttamente in casa? Potevano forse esserci delle prove in quell'abitazione che avevano ignorato?

«Così denunciai la sua scomparsa ai miei colleghi, che però rivelarono il loro vero volto» proseguì Edward con sguardo. «Ma mi dissero che la prassi prevedeva l'interruzione delle indagini in caso di esito negativo delle analisi scientifiche sul ruolo dopo qualche giorno. Così la scomparsa di mia moglie cadde nel dimenticatoio, finché non la ritrovai».

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