Cinque minuti dopo Vinnie Oxford era proprio lì dove sarebbe dovuto essere. In piedi, al centro dell'enorme spazio aperto che i membri privilegiati della clinica usavano come parcheggio per la classe dirigenziale, con la piccola e all'apparenza innocua Jupiter fra le braccia, esanime, stravolta nel suo essere vittima di una specie di circolo vizioso in cui nessuno sembrava poter vincere e tutti sembravano perdere punti.
«Rendila inoffensiva» gli aveva intimato Ford al telefono, ma ovviamente Oxford non l'aveva ascoltato. Aveva chiesto a Jupiter di fingersi svenuta e di non avere reazioni per nessuna ragione finché non avrebbe ricevuto il segnale da parte di Sydney, appostata nel furgone parcheggiato un isolato più in là in compagnia del solido Edward Casher, più che un poliziotto, una vera e propria istituzione affamata di vendetta. La clinica, pensandoci, aveva tolto qualcosa a ognuno di loro. I portoni di quella immensa struttura simile ad un carcere erano il segno di una fucilata metaforica che tutti avevano ricevuto dai piani spesso incomprensibili e disumani dei vertici a capo di quella struttura. Vinnie Oxford, che vi aveva lavorato per anni e anni, lì dentro aveva perso reputazione, prestigio e innocenza, comprendendo che forse la scienza avrebbe anche potuto essere bella, divertente, ma di certo non in quel postaccio e che probabilmente, se avesse voluto continuare a sperimentare ed essere un membro stimato della comunità scientifica regionale, avrebbe dovuto evitare di ribellarsi a quello che per lui rappresentava una vera e propria guerra di potere. Nel silenzio della notte e nell'afa che gli impattava lieve sulla fronte lucida di sudore, Oxford ebbe un sussulto. A volte, ci pensava nell'intimo della sua piccola casa fuori città, credeva di aver sbagliato tutto e che suo padre Grayson, in fondo, non fosse così poi tanto nel torto. Erano momentanei blackout mentali che non riusciva a controllare, soppiantato dai rimpiani, dilaniato dal tempo e dai ricordi. Fare lo scienziato era sempre stata l'ambizione della sua vita, ma forse la sua stessa esistenza non sarebbe stata più semplice se solo avesse seguito le blande, ai suoi occhi inutili e noiose orme paterne?
La stessa cosa, a volte, accadeva a Sydney.
Seduta nel furgone blindato in compagnia di Edward, non gli aveva mai rivolto la parola, preferendo sprofondare in una nube tossica di ripensamenti, rimorsi e flashback dai quali sentiva di essere stata intrappolata. La vita era così semplice, da ragazzini! Gli inverni a New York, nella grande casa di famiglia, con il calore caotico di una città dai mille volti; le estati passate a Fowler fin da piccolina, nella casa di suo zio Patrice. Una volta diventata grande e distaccatasi dal caos, un po' per necessità, un po' per semplice nostalgia, era tornata a Fowler tantissime volte. La ricordava, nel suo essere stata una bimba contagiosa di allegria e totalmente incontrollata, per i grandi paesaggi, per le enormi valli assolate e per i boschi fitti dentro i quali lei e i suoi cuginetti passavano interi pomeriggi a giocare a nascondino. Un'epoca lontana, ma non troppo, che date le ultime vicende che avevano riguardato la città sapevano solo di mare, estate e fantasia. Ma che sembrava, con un'analisi lucida, lontana anni luce. Poi erano arrivati Thomas e Gerard a confonderle cuore e anima. Aveva sempre amato Thomas, ma non glielo aveva mai davvero confessato. Aveva scoperto di amarlo dopo la sua espulsione dal college, avvenuta per via del piano del ragazzo per difenderla dalle voci che avevano contribuito a creare una reputazione non lusinghiera della sua immagine. La sua espulsione non l'aveva apparentemente toccata: Thomas fu costretto a terminare gli studi altrove e passò, almeno secondo quanto frullasse nella testolina di Sydney, anni ad odiarla e a rimproverarle di non averne compreso le buone intenzioni, seppur presentate in modo sbagliato e concretizzate con un pestaggio che non era mai stato da lui. Ma l'amore si sa, spinge oltre la razionalità. E così Thomas, il ragazzo sensibile e premuroso che l'aveva attratta per i modi e per la grande educazione, si era trasformato per una sera in un mostro affamato di sangue e di vendetta. Per lui era stato un gesto di amore mascherato da puro interesse di cameratismo, per lei una evidente conseguenza di un sentimento troppo spinto dentro il quale, all'epoca, non poteva assolutamente lanciarsi. E poi c'era Gerard. Gerard era bello. Era intelligente. Era dritto come un atleta, filosofeggiante come un insegnante di letteratura e tremendamente cupo come un attore degli anni cinquanta. Ma Gerard, per quanto le volesse bene, era sempre sembrato più interessato all'autorealizzazione che all'instaurare qualcosa di più profondo con lei. Non che Sydney ci avesse provato. Nei suoi confronti, contrariamente a quanto pensasse il suo bel Thomas, non aveva mai provato niente, se non una semplice attrazione fisica che li aveva portati, una volta sola e da ubriachi, a fare l'amore in macchina nel campus limitrofo collegato all'open space del campus. La voce era circolata e lei immaginava fosse arrivata anche alle orecchie di Thomas. Così, mentre negli anni il risentimento di Thomas si accumulava in una tremenda montagna di voci, bugie, rivelazioni di provincia su di lei e su quanto se la stesse spassando con Gerard, i sensi di colpa di Sydney seguivano la stessa direzione. Nei tre anni successivi alla fine degli studi Sydney aveva provato a contattare Thomas più di una volta, ma lui – una volta risposto alla chiamata di un numero sconosciuto e ascoltata la sua voce – aveva deciso di interrompere tutti i rapporti. Qualche tempo prima, quando Thomas era diventato davvero chi voleva essere fin da sempre, cioè un noto e pluri premiato scrittore stimato e letto in tutto il mondo, Sydney aveva deciso di travestirsi per incontrarlo in uno dei suoi salotti letterari organizzati in circoli esclusivi. Era volata fino ad Amsterdam, per lui. In Olanda, fra le girandole, le luci, le urla folli della notte della gioventù che qualcuno avrebbe potuto definire bruciata, si era abbigliata con un cappello da signora di mezza età, un paio di occhiali da sole troppo grossi per i suoi occhi felini ed aveva raggiunto la libreria di primo livello all'interno della quale Thomas teneva il suo discorso. Si era accomodata, dopo aver acquistato una copia del libro, in una delle file iniziali, sperando che lui la riconoscesse, che le desse un cenno di presenza, che potesse – con il solo sguardo – innamorarsi di lei o quantomeno rispettarla di nuovo dopo quanto accaduto. Ma Thomas, assorto dal suo lavoro, non l'aveva nemmeno degnata di uno sguardo, fino a quando stanca aveva deciso di sollevarsi dal proprio posto, infilarsi il libro sotto il braccio e raggiungere un taxi che l'avrebbe condotta all'aeroporto. A volte si vive anni con lo stesso dolore, finché non si comprende che c'è una sola persona al mondo capace di togliere la spina che ti provoca contorsioni lancinanti. Il caso, Gerard, Fowler, Jupiter, la clinica, Oxford o qualunque forza astrale li aveva fatti rincontrare. Una volta terminata quella storia avrebbe messo le cose in chiaro.
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La Zona Boshin
HorrorLa vita di Thomas Stoker, scrittore, è perfetta: soldi, ricchezza, fama e un primo romanzo in cima alle classifiche internazionali dei libri più letti. Ma l'apparenza inganna e quando riceve una strana mail sul proprio pc inizia un gioco al massacro...