Capitolo 22 | Game over

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Derek Horsell aveva avuto ragione. Quando il gruppo scese gli scalini di emergenza che conducevano al parcheggio sotterraneo, trovarono Ford a pochi passi dalla sua vettura, una vecchia Volvo d'epoca di un delicato azzurro pastello.

«Dove vai, Ford?» chiese Oxford sorridendo.

Edward, arrabbiato e pieno di risentimento, lo raggiunse con velocità abnorme, come fosse una pantera in procinto di agguantare la piccola preda indifesa. Ford si schiacciò contro la propria auto in segno di sottomissione. Il gruppo vi si avvicinò.

«Ora noi ti facciamo delle domande» sussurrò Thomas, ancora indebolito.

«...e tu ci risponderai» terminò la frase Sydney. «Altrimenti credo che Edward non si preoccuperà di fare piazza pulita».

L'omone armato annuì e fissò di traverso Ford. «Brutto verme, io ti ucciderò, ma prima dovrai dire tutta la verità».

Ford, per non apparire indifeso e mostrarsi coraggioso, provò ad impettirsi. Si schiarì la voce e con tono solenne proferì parola: «Ci saranno conseguenze legali per questo, voi non potete...».

Oxford gli sferrò un violentissimo schiaffo che ebbe l'effetto dii fargli volare dal naso gli occhiali. Quando la montatura in acciaio impattò sull'asfalto provocando un tintinnio nel silenzio interrotto solo dai versi delle creature abnormi al piano di sopra, allora Ford capì di essere davvero al capolinea.

«Gerard Stoker è fra quelle belve?».

Ford annuì.

«E la madre di Jupiter, la signora Betty Earson?».

Ford stavolta scosse il capo. Fu Jupiter a reagire e scagliarsi contro Ford. Lo aggredì, urlando a perdifiato mentre la propria voce veniva assorbita dallo spazio circostante e sbattuta sui muri provocando un eco di estrema aggressività, un lamento irrazionale, ma motivato da tutto quanto Jupiter aveva subito. Erano mesi che la sua vita era diventata una corsa contro tutto e tutti, una fuga da uomini che non avevano scrupoli. Era ad un passo dal rivedere sua madre, ma ancora una volta tutto le stava sfuggendo fra le mani.

«Dov'è?! Cosa hai fatto a mia madre?» gli strillò in faccia Jupiter, ormai fuori di sé. Iniziò ad avvertire dolori lancinanti allo stomaco, un formicolio al ventre che preannunciava solo una cosa: i poteri di cui era fornita erano pronti per essere usati. In presenza di pericolo, emozioni o forti litigi era come se al suo interno crescesse la carica emotiva necessaria per esprimere al cento percento i poteri di cui era stata forzatamente fornita da quella stupida proteina che aveva provocato problemi a tutti i protagonisti coinvolti. Jupiter pensò, per un secondo soltanto, che il potere e i soldi erano stati – lungo tutto il corso dell'umanità – le due discriminanti per guerre e calamità create dall'uomo.

«Tua madre» disse Ford «è stata spedita in Montana, per alcune analisi approfondite sulla risposta che il suo organismo ha dato alla proteina. Ha sviluppato una resistenza genetica al farmaco, ma a differenza tua che hai risposto con la creazione di poteri soprannaturali, tua madre non ha avuto reazioni nonostante le tre somministrazioni. Una settimana fa l'ho fatta prelevare da un centro che ha instaurato con noi una partnership commerciale e attualmente è in laboratorio per delle analisi».

«Riprenderemo anche lei» disse Thomas. «E tu finirai nella merda, Ford».

Il direttore assunse un'espressione di pura malizia. «Tu? Ancora parli? Tu e questo sconclusionato gruppo di improbabili eroi credete di poter fermare tutto questo? Il mio esercito di belve presto sarà qui sotto e non attaccheranno me, l'uomo che li ha creati e sfamati fino ad oggi, no! Le mie belve attaccheranno voi! Vi ridurranno a brandelli e poi ridurranno a brandelli la città! E quando tornerò qui dopo la mia fuga tornerò da eroe inconsapevole! Mi prenderò tutto e voi sarete solo ricordi vari fra i tanti che collezionerò. Tu, in particolare» disse riferendosi ad Edward. «Guardati. Sei un poliziotto o lo sei stato. Come lo so? Conosco tutti i cittadini di Fowler, ho un intero dossier su di voi. E ora? Invece di stare dalla parte della legge giochi a fare il rivoluzionario?».

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