Capitolo 15 | Beccato

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Alle due e trenta, con la notte piena a far da sfondo e la fredda brezza che filtrava dalle piccole finestrelle della camera, Thomas era ancora lì, immobile, con il corpo così teso che se qualcuno lo avesse visto avrebbe giurato si trattasse di un pezzo di legno. Non riusciva a smettere di pensare a quanto aveva appreso. Suo fratello Gerard, l'uomo che aveva conosciuto per tutta la vita e con il quale era cresciuto, il brillante avvocato che aveva cercato di salvare Jupiter da quel covo di folli assassini, poteva essersi tramutato anch'egli in una creatura spaventosa, il cui unico compito era quello di torturare ed uccidere a sangue freddo i suoi nemici. Il professor Oxford gli aveva spiegato che la proteina Boshin, l'elemento chimico che veniva somministrata ai pazienti, poteva avere solo due tipi di reazioni: la prima, conferire agli esseri umani poteri soprannaturali o disarmanti, il cui tuttavia l'utilizzo avrebbe potuto debilitare il soggetto, portandone al deterioramento cellulare, seppur temporaneo. Era il caso, primo ed unico della clinica, di Jupiter. La ragazzina appariva normale e serena all'esterno, ma era dotata di enormi poteri vari che, se usati, la tramortivano a tal punto da renderla inefficace per ore e ore. E poi c'era il secondo caso, quello principale. Nel secondo caso il soggetto iniziava ad assumere comportamenti strani e discutibili, per poi trasformarsi in una creatura abnorme e priva di raziocinio, ma solo istintiva. Una belva selvaggia, che prima della trasformazione veniva rinchiuso nella stanza Blu Notte insieme a quelli che da lì a pochi sarebbero stati considerati suoi simili. E lì sarebbe stato conservato per anni, fino a quando la clinica non avesse compreso come usarli. Chissà, come esercito o forse come linea di difesa da un eventuale aggressore esterno. Doveva sapere cosa era accaduto a Gerard, per questo Thomas attese che gli infermieri venissero a prelevare il suo compagno di stanza. Per Oxford aveva tutti i sintomi della trasformazione in creatura deforme. Avrebbe atteso, poi avrebbe seguito per vedere dove lo avrebbero portato. E forse, lì, avrebbe rivisto Gerard.

Vennero alle tre.

E furono sinuosi, pantere eleganti nella notte. Non fu fatto il minimo rumore. Il farmaco che gli avevano somministrato poco prima rendeva l'uomo misterioso legato al letto inoffensivo.

«Ha ancora la schiuma rossa alla bocca» disse uno degli infermieri al suo collega.

«In un paio d'ore si trasformerà, sbrighiamoci a portarlo al piano di sopra».

Thomas attese che si organizzassero e finse di essere sotto le coperte, al caldo, inoffensivo. Ma quando uscirono dalla stanza e percepì di essere rimasto solo, Thomas si lanciò nel corridoio deserto e vide che i due infermieri avevano imboccato l'ascensore principale con sulle spalle l'uomo inerme in un sacco, come fosse spazzatura. Sul display dell'ascensore campeggiava una piccola freccia verde e il numero 5. Thomas sapeva dove dirigersi, ma non sapeva cosa aspettarsi. Una parte di sé stesso era profondamente legata all'idea che Gerard fosse ancora vivo e vegeto. Era la parte ottimista, colei che cercava semplicemente di accantonare i pensieri più oscuri nei cassetti più reconditi della mente dello scrittore. Ma la parte più razionale e fredda, gelida come l'ambiente di quella clinica psichiatrica, lo spingeva a prepararsi psicologicamente all'idea di vedere suo fratello come un mostro deforme incapace di svolgere una vita normale e destinata a chissà quale esperimento. Entrò nell'ascensore assicurandosi che nessuno notasse niente, in pochi secondi arrivò al quinto piano e le porte dell'ascensore si aprirono così silenziosamente e senza nessun suono particolare che gli infermieri che trasportavano il suo compagno di stanza nel sacco non si voltarono nemmeno. Si acquattò dietro un angolo del muro nel quale credeva vi fosse il deserto e nel quale il buio alle spalle la faceva da padrone. Vide, sporgendosi appena verso sinistra, che i due infermieri trasportavano il sacco con fatica, ma che insieme riuscivano a sollevarne il contenuto. Poi entrarono in una stanza con una porta bianca dotata di una piccola finestrella opaca. Thomas non riuscì a realizzare cosa stesse accadendo, perché una mano gelida gli arrivò fra spalle e collo, accarezzandolo dolcemente.

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