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7 -Solo il vuoto può essere soffocante. Ma quando viene colmato, torni a respirare.



Acqua. Acqua ovunque. Valanghe di acqua, il respiro che viene a mancare, i polmoni che sembrano non voler più collaborare. Acqua che ti riempie la gola, il naso, la bocca.

La sensazione opprimente di star soffocando sotto quell'ingente montagna d'acqua.

Lo sguardo saetta a destra e a manca, alla ricerca di qualcosa. Un appigli. Uno spiraglio. Un qualsiasi cosa in grado di tirarsi via da quella spirale che ti blocca il respiro.

Ti agiti, soffochi. Senti l'affanno e quel liquido infiltrarsi sempre più a fondo senza tregua. Esali un ultimo respiro, mentre la gola brucia per lo sforzo, pervasa dall'acqua che ti riempie la gola. Vorresti gridare, ma non ci riesci.

Stringi le mani alla gola, come a voler fermare l'avanzata dell'acqua, sbatti le palpebre, agiti le braccia. Il terrore di non riuscire a farcela si fa strada, ma tu... Continui a soffocare.

*

Travolto dallo shock, Shota Aizawa balzò seduto sul letto, stringendo una mano alla gola, con il respiro affannato, il cuore che palpitava incontrollato nel petto e gli occhi sgranati.

"Un incubo... Un dannatissimo incubo!..." Sospirò ancora agitato, guardandosi intorno confuso.

Crollò nuovamente disteso a letto, portando una mano sugli occhi e una arpionata alla maglietta a maniche corte che indossava, all'altezza del cuore. Lo sentiva battere ancora troppo forte, fino a far quasi male.

Si sforzò di non pensare a quell'orribile incubo, ma non ci riusciva. Da molto non gli capitava di sognare di star soffocando, annegando in una valanga di acqua. E proprio adesso, era ricomparso.

Stancamente, voltò la testa osservando con la coda dell'occhio l'altro lato del letto, vuoto. Distese una mano carezzando le lenzuola fredde sentendo qual vuoto ampliarsi sempre più. Scostò la mano che copriva gli occhi, voltandosi disteso su un fianco fissando quel cuscino freddo e solitario a occhi sgranati.

Deglutì, sentendo gli occhi inumidirsi mentre quel lancinante senso di vuoto si allargava nel petto. Allungò una pallida e sottile mano, verso il cuscino carezzandolo delicatamente.

Una lacrima abbandonò i suoi occhi, poi un latra, un altra ancora. Odiava sentirsi solo, ma odiava ancor di più elemosinare attenzioni. Non era nella sua natura.

Fissò quel lato vacante del letto, con gli occhi che lacrimavano inconsciamente e la mano ancora distesa ad accarezzare quel lato, mente l'altra si stringeva sempre più forte alla maglia che indossava. Arpionò la mano libera al cuscino portandolo al petto.

Un terribile senso di desolazione gli si espande per tutta la cassa toracica, mentre le labbra tremavano, stringendosi a quel cuscino, inspirandone il profumo, percependo il dolore nel petto aumentare e il senso di soffocamento tornare. Come se non stesse respirando nel modo giusto.

Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, abbracciando il cuscino al petto spasmodicamente, conficcandovi il viso, sopprimendo un singhiozzo.

Vuoto. Vuoto. E ancora vuoto. Si sentiva così terribilmente vuoto e solo, con un terribile senso di pesantezza a gravargli sulla nuca e le spalle, lungo tutta la schiena, rendendo difficili anche i movimenti più schiocchi.

Si sentiva così inutile in quel momento, richiuso in un routin completamente priva di sentimenti. Sentiva solo la solitudine e la odiava. La odiava con tutto se stesso, ma non era nemmeno capace di porvi rimedio. Non sapeva interagire in modo amichevole e spensierato con i colleghi, anche solo sentirsi toccare lo infastidiva, i rumori lo infastidivano, il chiacchiericcio lo infastidiva. Molte cose lo infastidivano, ma non era colpa sua se era di natura misantropa.

Something just like this (Omegavers/mpreg)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora