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Todoroki salutó cordialmente quell'uomo dall'aria malata e trasandata, iniziando a odiare quel rumore dato dal continuo grattarsi di quell'uomo.
Uscí e quando chiuse la porta sembrò liberarsi un grande peso.
Ora però doveva parlare assieme a mydoriya e creare assieme a lui il piano perfetto per farlo smettere di fare quel lavoro.
Forse per lui quella era l'ultima spiaggia, ma sapeva che c'era un alternativa, bella grossa.
Touya Todoroki gestiva un ristorante dall'altra parte della città molto conosciuto, chiamato “Dabi”.
Il caro fratello di Todoroki avrebbe accettato mydoriya come barista o anche come cameriere nel suo ristorante, l'importante era che mydoriya non lavorasse più li.
Todoroki non sapeva perché se ne importava così tanto, forse era perché gli stava particolarmente simpatico, perché era tenero e indifeso rispetto a lui, e magari anche perché sotto sotto, quello sguardo gentile, premuroso e quel carattere fatto come il cioccolato, dolce e puro, gli piaceva.

Todoroki uscì dal corridoio buio, incontrando lo sguardo di bakugou, che lo aveva aspettato fuori, intento in un bacio intenso con kirishima sulle cosce, e poi vide mydoriya meravigliato.
«Che ci facevi li?»
Non aveva nemmeno avuto il tempo di preparare un discorso fatto per bene.
«Sono andato a parlare col tuo capo. Non sono d'accordo che tu faccia questo lavoro.»
«Ti da fastidio che io mi prostituisca o che faccio il barista?»
«Secondo te?» Todoroki aumentò il tono serio in quello che diceva. Mydoriya se ne accorse e prestò attenzione.
«Allora? Che cosa hai pensato, dopo averci parlato?»
«Beh, mio fratello ha un locale, un ristorante-bar dall'altra parte della città, buona paga e sicuramente non devi farti vedere nudo da nessuno, prima di arrivare a fine mese. Sarebbe un bel lavoro per te.»
Mydoriya finì di pulire un bicchiere.
«È molto gentile da parte tua.» Si ritrovò a sorridere «Ma io abito fuori città, ecco perché sono venuto a lavorare qui. Gli altri bar hanno brutti giri sotto di droghe e cose del genere, questo è il più sano. Non potrei mai arrivare dall'altra parte della città ogni mattina e sera.»
A questo Todoroki non ci aveva pensato, ma vide spegnersi il barlume di speranza negli occhi del ragazzo dopo poco che aveva iniziato a illustrargli i motivi per cui non poteva accettare.
«Credimi, un modo lo troveremo. Io non voglio che lavori qui»
«Mi conosci a malapena da una settimana. Come mai vuoi fare questo per me?»
Ma Todoroki stava ancora pensando a come risolvere.
Gli avrebbe potuto prendere un appartamento nel suo condominio, ma sarebbe stato inutile perché non si sarebbe nemmeno potuto permettere l'enorme affitto, e quindi avrebbe rifiutato.
Gli avrebbe potuto prendere una villetta li, vicino a casa sua, ma anche quella in quella zona costava parecchio.
Gli rimase una sola cosa da chiedere,l'ultima spiaggia.
«Vieni a vivere da me. La casa è grande, sono a lavoro dalle 8 alle 17, poi torno a casa. La sera possiamo passarla assieme, cucino io, o tu, per me va bene.»
Fu allora che il ragazzo riprese a guardarlo,ed eccolo quel barlume di speranza che ricomparve.
«D-davvero posso?»
«Certo! Te lo sto chiedendo!!»
«e kirishima?»
«Kirishima tra due mesi si sposa. Lascerà questo lavoro appena si sposerà e andrà a vivere da bakugou»
Mydoriya si fermò un attimo e all'improvviso arrossì. Di colpo iniziò a indietreggiare, andando a sbattere contro il bancone. Si tolse il grembiule e cercò di scappare via, ma todoroki lo riuscì a prendere per il polso e a fermarlo, per poi girarlo.
«Oh... oh cazzo»
Lo portò alla macchina sempre per mano, mentre si tratteneva. La macchina era nel parcheggio del locale. Apri lo sportello e lo fece sedere, per poi prendergli una delle pillole che a lavoro non gli permettevano di usare: i sopressori.
«Gesù...» disse mydoriya «...mi dispiace.»
Non poté non scusarsi. L'aveva notata, la reazione del corpo di todoroki. Aveva notato quanto si stesse trattenendo, ma con l'assunzione dei soppressori sarebbe andato tutto meglio.
Quando la situazione si fu calmata, fu mydoriya a prendere la parola.
«La tua offerta è molto allettante. Se a te va bene, allora va bene anche a me.» fece una pausa, sospiró «prenderò i soppressori, tra qualche giorno inizia il mio periodo»
Todoroki ricordò che ognuno aveva il suo periodo.
«Ah, capisco. Va benissimo.»
Mydoriya annuì.

Dopo due giorni di preparativi, mydoriya si trasferì. Si ambientó dopo poche ore. Il weekand era lungo, ma avevano deciso entrambi di passarlo assieme in casa.
«È davvero tutto così bello qui» sorrise.
«Dici? Beh, grazie»
Todoroki si sedette sul divano, accanto a mydoriya
«Mio fratello mi ha detto che prima di assumerti vuole fare un colloquio e vuole sapere perché io ti sto raccomandando a lui. Per te c'è qualche problema a proposito?»
«No» mydoriya guardò todoroki negli occhi «Grazie. Non so quale motivo di abbia spinto a fare tutto questo per me, però...»
«ehi» todoroki gli prese la mano «l'ho fatto perché mi stai simpatico. Perché sei gentile, premuroso e disponibile. Sei una brava persona e non ti meriti quel trattamento»
Mydoriya non smise di pensare “la mano, la sua mano, sulla mia”. Non lo ascoltava.
«Grazie lo stesso, comunque. Anche se sono una persona che conosci da poco...»
«A me sembra di conoscerti da sempre.»
Ci fu un attimo lunghissimo in cui i due si guardarono a vicenda. Il cuore del ragazzo più piccolo fece un balzo in uno dei suoi traumi passati, mentre quello di todoroki si stava semplicemente godendo quel tenero contatto. Mydoriya tolse la mano con uno strattone.
«Mi dispiace. Lo sai.»
Todoroki non ci mise nulla a capire
«Io non voglio farti del male, in nessun modo. Devi fidarti di me»
Mydoriya, di nuovo, si ritrovò a perdersi in quello sguardo freddo. A quel punto, gli accarezzó la guancia.
«Sei tu la persona stupenda qui dentro» lo disse come un sibilo, come se si stesse sforzando, e todoroki non ebbe il codaggio di ribattere. Gli trapasso una lancia lo stomaco, quasi come minaccia o avvertimento che gli stava succedendo qualcosa.
«Mydoriya...» stava arrossendo e il piccolo a sua volta mise un altra mano sul suo volto.
«...che cosa vuoi?»
In quel momento, todoroki si sentiva vulnerabile, si sentiva debole. I palmi di mydoriya sulle guance e il suo sguardo lo. stavano mandando in tilt.
“perché?” si chiedeva.
«non voglio nulla, solo... solo dirti grazie»
Allora todoroki capì che mydoriya voleva essere tranquillizzato.
«Di niente» e lo abbracciò. Mydoriya si accoccoló in quel caldo abbraccio come se fosse un gattino voglioso di coccole, e si stette lì, fermo, fino a quando entrambi, sul divano, caddero in un sonno profondo che gli rubò l'intero pomeriggio.

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