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Il padre era cambiato, un po'.
Aveva il sorriso sul suo volto, cosa che mydoriya non aveva mai visto.
Era seguito da una donna forse dieci anni più giovane di lui imbardata da testa a piedi di pelliccia, una collana di diamanti sul petto.
Era risaputo, quando due persone si divorziano c'è sempre qualcuno che ci guadagna.
Il padre si aveva gli stessi occhi del ragazzo, per il resto non aveva preso nulla da lui. La gentilezza, il modo di essere, la statura, la sua voglia di fare e aiutare, il suo altruismo e il suo modo incondizionato di amare lo aveva preso da sua mamma.
Non aveva nulla di suo padre, a parte i suoi occhi.
Non volle mai approfondire quel momento, quell'attimo in cui nella sua testa si ripresentó quella sera.

Era sempre steso sul divano, lavorava a malapena e era un verme viscido con la madre, ma nonostante questo, mydoriya lo voleva bene e non poteva farne a meno.
In una giornata calda d'estate la mamma di mydoriya aveva preferito festeggiare la promozione a lavoro preparando un pranzo leggermente più abbondante, cosa che pensava avrebbe fatto piacere al marito.
Ovviamente i figli saltarono di gioia quando si ritrovarono davanti una bella manciata di cose da mangiare, mentre il marito iniziò a urlare.
«Non possiamo permettercelo! Adesso per quanti giorni farai la minestra?!» urlava contro la mamma di mydoriya.
«Ho preso una decisione. Voglio festeggiare la mia promozione, il mio stipendio è raddoppiato!»
«Non mi interessa! Non ce lo possiamo permettere!!»
E urlava, urlava. Il pranzo sembrava fumare ancora, mydoriya non si permise di toccare il piatto come gli era stato insegnato. Prima che i suoi genitori non si fossero seduti, il pranzo non poteva essere toccato.
«Certamente saprai che adesso abbiamo più soldi, quindi non iniziare!»
«Non bastano! Non bastano!»
la sua ossessione per i soldi, la sua ossessione.
Poi, dopo quell'episodio, la mamma di izuki rimase incinta. Qualche settimana più tardi, ci fu l'aborto spontaneo. Nemmeno aveva deciso il nome, era troppo presto. Così cadde in depressione ma fu proprio il marito a chiedere di adottare.
Una femmina, a quanto pareva. Ochaco Uraraka, si chiamava.
Non le avevano nemmeno cambiato il cognome, avevano deciso di mantenerlo.
I genitori di uraraka erano recentemente morti in una sparatoria in spagna,durante il viaggio e la ragazza ne aveva passate tante. Toglierle il cognome avrebbe come tolto l'importanza della sua famiglia.
Così adottarono e altri soldi se ne andarono. Non ci volle molto prima che la mamma si riprese e il padre ricominció a urlare.
Urlava, urlava e urlava. Di sera, di pomeriggio, di mattina e quando non c'era motivo.
Sempre.
In qualche modo, il padre aveva smorzato la sua dipendenza dai soldi grazie all'adozione, ma passarono pochi mesi e lui ricominció a scommettere, a spendere.
I soldi erano quello per cui lui voleva vivere.
Quando le cose peggiorarono, divorziarono.
In fondo era meglio così. Non aveva più un padre.
Mydoriya fece di tutto per aiutare la madre, a casa e fuori. Le cure per la sorella o le. medicine per lei, fare gli straordinari in qualsiasi lavoro facesse e riuscivano a mangiare sempre.
Dopo 3 anni dal divorzio, la famiglia si era ripresa parecchio, avevano abbastanza soldi per mantenersi l'un l'altro.
Mydoriya poi andò a vivere in un appartamento squallido e lavorava per quel bar.
Ochaco aveva continuato i suoi studi. La madre la supportava.
Ora stavano bene, quindi perché il padre era lì?
Perché doveva vederlo dopo tanto tempo?
Chi o cosa stava giocando con lui?

«Due cornetti ripieni alla nutella, un cappucino con il cioccolato dentro e un caffè espresso.» disse avvicinandosi al bancone
«Si, subito» si sorprese poco, ma davvero il padre non lo riconobbe.
«Scusami, posso avere anche una ciambella?»
«certo.»
Mydoriya aggiunse al conto la ciambella. Venne pagato abbondantemente.
«Tenga il resto» disse con un sorriso. Non avrebbe mai desiderato accettare quei soldi o quel sorrisetto da spensierato che aveva sulla faccia.
Aveva suo figlio davanti eppure non lo riconosceva. Ci credeva, dato che non lo aveva aiutato nel periodo della pubertà, nel periodo delle superiori, della prima cotta, delle prime realizzazioni della vita reale.
No,non era sorpreso.
«Grazie mille, lei è davvero molto gentile.» si permise di fargli un sorriso.
«Scusi ma è da prima che me lo chiedo. Io e lei... ci conosciamo?» si grattó la nuca.
«Noi? No, non credo proprio» disse mydoriya. Di certo non poteva dire “sono tuo figlio e non mi riconosci?”.
«Ah, scusami.»
«Per chi mi avevate scambiato?» sorrise forzatamente
«Per... sa, io avevo una moglie prima e due figli. Uno di loro aveva i miei occhi e il corpicino della mamma. Non ci parlo da tanto e vorrei dirgli che sono cambiato.»
Mydoriya non sapeva se far uscire le lacrime o la rabbia.
«beh,io sono Mydoriya Izuku, papà.» Il padre spalancó la bocca.
«m-mydoriya!!»
«stamattina l'unica cosa che riceverai da me sarà il cibo che mi hai chiesto. Non ci sei stato per troppo tempo, non starò qui ad ascoltare te adesso.»

𝓟𝓱𝓮𝓻𝓸𝓶𝓸𝓷𝓮𝓼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora