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Todoroki tornò a casa verso sera. Era confuso. Pensava che suo padre avesse smesso con pensieri del genere, e invece continuava, fregandosene dei sentimenti di todoroki.
Quando lo disse a Mydoriya, il ragazzo non la prese troppo bene. Certo, non si mise ad alzare la voce a lui, però avrebbe davvero voluto farlo.
All'idea che tutto era appena iniziato e poteva finire solo per un semplice volere del padre di todoroki lo faceva evidentemente arrabbiare, tant'è che non cenó quella sera e andò a letto senza cena.
Todoroki poteva vagamente comprenderlo, dato che non era mai stato al posto di Mydoriya.

La mattina dopo, si misero in macchina e si armarono di pazienza.
«Come mi devo comportare con tuo padre?» disse il verde.
Ora poteva mettersi nei suoi panni e dargli un consiglio.
«Come sei tu va benissimo.» sorrise e gli diede un bacio in fronte.
Mise le chiavi nella toppa e le girò, facendo ronzare il motore della macchina.
«Hai i tuoi soppressori?» chiese. Erano tutti alfa in casa del padre di todoroki, quindi era meglio prevenire.
«certo. sono la prima cosa che ho preso» e glieli fece vedere cacciandoli da una delle tasche del suo giubbotto.
«bene. allora possiamo andare» shoto premette sull'acceleratore.
Fu un viaggio più breve del previsto.
Non c'era traffico e shoto ebbe la possibilità di distrarsi e distaccarsi dalla sua vita abituale grazie a un karaoke improvvisato da Mydoriya.
Lo faceva ridere e lo faceva stare bene. Non stavano ancora assieme davvero, però avrebbe davvero voluto avere il vago coraggio di provare a chiederglielo.
In quel momento però non era la cosa migliore.
«come riesci a canticchiare così?» allora chiese, ma Mydoriya rispose «canto e basta» senza dare spiegazioni.
Todoroki sorrise a quella affermazione e rise leggermente. La faccia di Mydoriya assunse un colorito roseo.
Il viaggio Finì quando si ritrovarono davanti al cancello di casa todoroki. Due pitbull ad accoglierli sulla soglia,dall'area minacciosa.
«Quei pitbull sentono i tuoi feromoni. Per questo era meglio prendere già i soppressori»
Entrò quindi con i finestrini serrati nel vialetto della casa, o meglio, della villa. Possente e assai grande, un giardino all'inglese sull'ingresso. Un paradiso sulla terra se non fosse stato per il padre di todoroki, che non poteva mai essere paragonato a dio.
Girarono l'angolo e videro una donna giovane che annaffiava e curava  le rose.
«chi...» stava per dire il verde.
Era bellissima e sembrava una dea, per davvero. La sua faccia era rilassata e il viso era dolce, un sorriso le comparve sul volto alla vista del fratello e disse qualcosa, ma che Mydoriya non colse sul momento, troppo impegnato a guardare gli occhi chiari di quella donna. Indossava una veste sotto il grembiule verde che aveva indosso, una veste color bianco e argento, che le risaltava quei capelli bianchi, ma non dalla vecchiaia.
«...quella è mia madre» disse poi il bicolore, soprendendo il più piccolo.
«c-come?! sembra una ragazza molto giovane!»
«È giovane dentro» disse, con fare autoritario, ora sventolando a lei la mano con una faccia alquanto seria. Mydoriya la vide, la delusione negli occhi della donna quando il figlio non ricambió il suo sorriso. Evidentemente sapeva cosa gli aspettava.
«scendi» disse poi, fermando la macchina.

«Papà, come promesso.» strinse la mano al. padre come se fosse uno dei clienti della sua azienda. Si percepiva una strana pesantezza.
«E lui chi sarebbe, shoto?» disse il padre con tono duro.
«Mydoriya. Il nome non ti serve. È lui che sto frequentando adesso. Se non ti dispiace vorremmo andare in cucina ad accomodarci»
Si dileguarono così. Mydoriya si inchinó al padre e se ne andò.
Si sedettero e aspettarono che i genitori entrassero nella sala da pranzo. La madre entrò per prima.
«Salve, tu devi essere Mydoriya,giusto?»
Non sapeva se stringerle la mano o meno, ma si inchinó anche a lei, dicendo solo «si, signora» per poi farle un timido sorriso.
«ho preparato della soba e dello stufato. Spero ti piacciano» lo disse con tono di riguardo, quasi approvazione.
«certo!» era tutto così tranquillo che Mydoriya non capiva ancora la collera di shoto, ma ci volle poco per cambiare idea.

«allora...»parlò il padre mentre stavano mangiando la soba «...tu stai frequentando mio figlio. Sai che a lui i maschi non piacciono, vero?»
Todoroki stava per rispondere, e Mydoriya sapeva già la risposta.
«Forse ha ragione, ma non starebbe con me se non gli piacessero» lo disse nel modo più gentile che poteva.
«Sei un beta o un omega?» la domanda cruciale, quella che avrebbe probabilmente distrutto il padre di shoto.
«Omega, recessivo» ci fu un sospiro da parte del padre, segno che si stava arrabbiando.
«Shoto non può frequentare omega recessivi. Sono lo scarto della società, non servono a niente e sono destinati a rimanere nei piani bassi della comunità. Dovresti capirlo, shoto»
Era l'inizio di una discussione.
«Padre, me ne frego altamente della fottuta società, di ciò che pensi tu. Ti avevo avvertito già in passato su questo.» Come se se ne fosse dimenticato, il padre ricordò, e anche la mamma, che immediatamente prese a parlare.
«No shoto, no! Ti prego, non fare come tuo fratello!»
La mamma sembrava sul punto di smettere di credere a tutto.
Non voleva perdere suo figlio, ma per quanto Mydoriya capisse, rimaneva dalla parte di shoto.
«Padre, io ho un lavoro e una casa, posso stare bene con me stesso avendo qualcuno con cui voglio stare per davvero?»
Aveva usato parole semplici, ma che trasmettevano il desiderio di una vita felice e spensierata.
«se me lo permetterai, ti giuro che verrò a farti visita più spesso.»
«Come se me ne fregasse qualcosa...delle tue stupide visite. Voglio farti avere una vita perfetta.»
Allora shoto si passò il tovagliolo sulla bocca.
«grazie per il pranzo, madre. Vienici a trovare quando vuoi. Padre, avrò la vita che voglio vivere, e tu non ne fai parte. Mydoriya, andiamo»
Mydoriya provava a capirlo e nei suoi panni avrebbe fatto la medesima scelta. Salutò la madre e poi si rivolse al padre.
«Signore, sicuro di voler bene a vostro figlio?» e si dileguó immediatamente non dandogli la possibilità di ribattere.
Endeavor però non avrebbe ribattuto o risposto perché non lo sapeva.

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