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Todoroki e mydoriya tornarono a casa appena un ora dopo. Todoroki non ci mise nulla a sottolineare quanto si fosse divertito quella sera e quanto gli avesse fatto in generale piacere stare con entrambi, anche se aveva preferito l'appuntamento in se.
Mydoriya non era da meno. Un sorriso a trentadue denti stampato sulle sue labbra e un po di rossore sotto le gote.
«Grazie, todoroki-kun!» diceva e spesso.
«Di niente» rispondeva l'altro.
Erano due ragazzi, eppure giravano per la città mano nella mano, si potevano baciare e potevano avere dei figli. Un mondo che sembrerebbe quasi fantastico.
Appena todoroki mise la chiavi nella toppa e le giró, mydoriya entrò in casa e si buttó sul divano.
«ahhh, sono proprio stanco» todoroki lo guardò incredulo del fatto che appena avesse varcato quella porta, era improvvisamente diventato un bambino cresciuto che si buttava sul divano a fare i capricci su quanto fosse stanco.
«anche io, andiamo a metterci il pigiama allora» sorrise.
«okey» mydoriya lo seguì. Prese il suo pigiama e come era solito fare, si diresse nel bagno per cambiarsi, mentre todoroki si spogliava nella stanza in cui avrebbe dormito.
Mydoriya non dovette nemmeno aspettare di uscire dal bagno che todoroki bussò alla porta di quest'ultimo, dicendo «stasera...ti va se dormiamo nello stesso letto?»
Non ci fu subito una risposta.
«Perché?» disse il verda ancora nel bagno
«perché ci piacciamo, ci frequentiamo. e se riprendi i soppressori potrai stare tranquillo che non ti farò nulla»
Il periodo di hit veniva ogni mese. C'era sempre e todoroki in quel periodo non poteva far altro che pregare che mydoriya si impegnasse nel prendere i soppressori.
«come vuoi tu allora» mydoriya non era troppo d'accordo a dormire assieme a todoroki. Non stavano ancora assieme nonostante oramai bastava che todoroki, oppure izuku stesso, prendessero il coraggio di domandarselo.
Todoroki sentì la serratura cigolare e la porta la vide aprirsi pian piano.
Gli occhi di mydoriya erano pieni di acida stanchezza, una voglia di dormire che perfino il bicolore percepì.
«Mi dispiace averti sempre dato la camera degli ospiti, ma prima... non c'era nulla tra di noi. Ora possiamo dormire assieme»
«Noi... noi che cosa siamo, todoroki?»
in realtà non avevano mai avuto il coraggio di dirselo a vicenda, e forse il momento più giusto era quello.
Dire quello che si provava quando già lo sapevano.
«Noi siamo... due innamorati»
“e basta?” si chiese mydoriya. Voleva di più, ma voleva sentirlo provenire dal cuore del ragazzo che solo in quel momento lo stava guardando in faccia.
«... due innamorati che si vogliono l'un l'altro. Se vuoi essere il mio ragazzo, allora diventalo» lo disse con voce roca, bassa, quasi come incoraggiamento. Mydoriya pregó che i soppressori stessero già facendo il loro lavoro, ma non poté evitare di arrossire.
«Voglio... voglio essere il tuo ragazzo» lo disse con voce tremante e non ferma, tanto da allarmare il bicolore.
«Allora posso fare questo» lo prese sotto al mento con il medio e l'indice e lo alzó fino ad arrivare alla sua bocca. Era umida, bagnata, si era sciaquato la faccia in bagno. Un retrogusto di dentifricio si poteva già sentire prima che todoroki mettesse la sua lingua nella bocca di mydoriya, che non esitó nemmeno un secondo a concederglielo.
Fu un bacio di conferma, quasi come una specie di seconda dichiarazione.
«Todoroki, domani ho il mio primo giorno di lavoro da tuo fratello...» si concedó così, staccandosi.
«Ah, giusto. Allora riposati» gli tolse le coperte e approfittó del momento per infilarsi anche lui sotto le coperte.
Si diedero la buonanotte e dormirono l'uno di schiena all'altro.

La mattina dopo todoroki si alzó assieme a mydoriya dato che ora si sarebbero sempre alzati assieme per l'orario di inizio lavoro.
Si diedero un buongiorno accompagnato da un leggero bacio a stampo, per iniziare la mattinata col sorriso e per confermare ad entrambi di essere impegnati in una relazione seria.
Fecero assieme colazione e poi ognuno andó a lavoro.
Todoroki come sempre alla sua azienda e mydoriya al ristorante di touya.
Quando entró, fu proprio il ragazzo pieno di cicatrici ad accoglierlo.
«Pronto per il turno a pranzo?»
«mai stato più emozionato»
«Bene,allora lascio tutto nelle tue mani»
Mydoriya ne era felice e si apprestó a dirigersi al bar per il suo turno mattutino, poi avrebbe seguito quello di pranzo e del pomeriggio.
Stava pulendo qualche bicchiere quando sentì un profumo nuovo nell'aria. Era gentile e sapeva di qualcosa di dolce.
Feromoni. Feromoni di un omega, un altro o un'altra.
Si giró e gli sembró di vedere se stesso. Un ragazzino di forse 16 o 17 anni accompagnato da un uomo di più o meno 40 anni diritti al bar. Loro stavano bene e il padre non lo discriminava perché omega,ma gli volevo bene, come figlio.
Mydoriya era davvero molto lontano dalla concezione 'padre - figlio' dato che il padre era scappato via senza nemmeno degnarsi di pagare gli alimentari.
Mydoriya aveva sempre dovuto fare tutto da solo, con un po di aiuto generale da parte della sorella adottiva e la madre. Nel mentre che pensava a quei pensieri, il padre col rispettivo figlio si sedettero davanti a lui.
«Allora figliolo, che cosa vuoi mangiare?»
«Papà, oramai sono abbastanza grande, è inutile che usi i nomignoli. Comunque un cappuccio e un cornetto»
Mydoriya si mise al lavoro e in men che non si dica gli erano davanti. Mangió mentre l'uomo guardava il figlio mangiare.
L'uomo lasció la mancia a mydoriya per la velocità del servizio.
“dovrebbero esistere più persone del genere” e mentre lo pensava, la porta del locale si spalancó nuovamente, stavolta facendo entrare una persona da lui ben conosciuta.
Una persona che non avrebbe mai pensato di rivedere, che forse nemmeno lo avrebbe riconosciuto e con cui non gli andava di parlare.
Suo padre.

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